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Vietato l'ingresso ai bambini in pizzeria, rifiutato l'ingresso ad una famiglia con prole: ma è legale?

Vietato l'ingresso ai bambini in pizzeria, rifiutato l'ingresso ad una famiglia con prole: ma è legale?
Diversi ristoranti negano l'accesso a chi ha bambini al seguito: è legale?
Recentemente a Ladispoli, in provincia di Roma, ad una famiglia è stato impedito di accedere in una pizzeria. La motivazione? I bambini non potevano entrare.
L'accaduto è stato raccontato dai protagonisti su Facebook, e si tratta di uno dei tanti casi di ristoranti childfree di cui spesso si sente parlare.
Per ristorante childfree, come il termine stesso spiega, si intende un ristorante in cui non è consentito l'accesso ai bambini. In genere, ciò è motivato con l'esigenza di assicurare tranquillità nel locale ai commensali.
Se essere circondati solo da adulti, però, può rappresentare un vantaggio per chi non ha bambini al seguito, è evidente che una tale pratica è limitante per quelle famiglie che vogliono cenare tutti insieme, o anche per quei genitori che non hanno la possibilità di lasciare i figli a casa.
Ci si chiede, quindi, se sia legale negare l'accesso ai bambini in un locale. Ebbene, la risposta è no.
Difatti, tale tendenza, nata in America e poi espansasi anche in Europa, non è legittima secondo la normativa del nostro Paese, dove non è possibile operare discriminazioni del genere in base all'età anagrafica.

Per valutare la legittimità o meno di simili divieti, occorre analizzare cosa dice la legge in materia.
In particolare, entra in gioco il Regio Decreto n. 635 del 6 maggio 1940, ossia il regolamento per l'esecuzione del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (TULPS).
Il r.d. n. 635 del 1940, all’art. 187, prevede che "salvo quanto dispongono gli art. 689 e 691 del Codice penale, gli esercenti non possono, senza un legittimo motivo, rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne corrisponda il prezzo."
L'art. 691 del Codice Penale vieta di servire alcolici a minori o soggetti che appaiano affetti da malattia di mente o in condizioni di deficienza psichica, mentre l'art. 691 del Codice Penale, invece, prevede il divieto di somministrare bevande a chi si trova in stato di manifesta ubriachezza.
Al di fuori di queste ipotesi, quindi, gli esercenti possono rifiutare le proprie prestazioni a chi paghi per queste solo se vi è un legittimo motivo.
Di sicuro, l'ingresso ad un locale non può essere vietato sulla base di età, sesso o etnia, in quanto risulterebbe discriminatorio.
Al contrario, è evidente che possa ricorrere un legittimo motivo laddove occorre tutelare un altro interesse pubblico, quali l'ordine pubblico o la quiete pubblica.
Ai bambini, quindi, non può essere negato a priori l'accesso ad un locale, ma è possibile allontanarli nel caso arrechino un disturbo tale da non essere tollerabili dai terzi.
Parimenti, è possibile allontanare qualcuno da un locale quando si comporti in modo tale da arrecare un pericolo.
Ma cosa rischia il titolare di un locale che nega l'accesso ai bambini senza legittimo motivo, in violazione di quanto disposto dall'art. 187 del r.d. n. 635 del 1940? L'esercente rischia una multa, anche salata, in quanto gli potrà essere comminata una sanzione amministrativa da euro 516 a euro 3098.

Alla luce della normativa analizzata, quindi, non può essere impedito l'accesso ai bambini in pizzeria e, sebbene diversi ristoranti adottino tale pratica, adesso sapete che ciò non è legale, e che l'esercente può essere sanzionato se viola le disposizioni di legge.


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