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Lite per un apprezzamento di troppo: la gelosia è un'attenuante per giustificare un comportamento violento?

Lite per un apprezzamento di troppo: la gelosia è un'attenuante per giustificare un comportamento violento?
La gelosia può giustificare un comportamento violento? L'opinione della Cassazione
Nella vita di coppia, la gelosia è un sentimento spesso presente. E, se sei una persona particolarmente gelosa, magari può essere fastidioso ascoltare qualcuno che fa un complimento alla tua compagna o al tuo compagno.
In casi come questo, può accadere che, proprio per gelosia, ci si comporti in modo esagerato o, addirittura, violento.


Allora, quali sono le conseguenze per chi reagisce, per gelosia, in modo violento agli apprezzamenti che vengono fatti al proprio compagno o alla propria compagna?


Innanzitutto, può scattare un reato? La risposta è sì.
Bisogna sapere che il nostro sistema sanziona ogni forma di aggressione: non solo quella fisica, ma anche quella verbale.


Quindi, viene punita non solo la violenza in senso stretto (ossia, con l’utilizzo di forza fisica), ma anche l’aggressione verbale.
In particolare, la violenza verbale diventa reato quando essa si concretizza in una vessazione psicologica. Ad es., ciò avviene quando si arriva a minacciare qualcuno: l’art. 612 c.p. punisce la condotta di chi prospetta ad un’altra persona un danno ingiusto, prevedendo la pena della multa o, per i casi più gravi, la reclusione.


La gelosia può essere una scusa per escludere la punibilità del reato?
La Cassazione ha risposto con la recente sentenza n. 27935 del 2023, esaminando la vicenda di un soggetto che aveva messo le mani addosso ad un uomo perché quest’ultimo aveva rivolto degli apprezzamenti alla moglie del primo.


Ebbene, secondo la Corte, di norma, la gelosia non può essere una scusa.
Infatti, la giurisprudenza identifica la gelosia come uno stato passionale. E l’art. 90 c.p. stabilisce che, in una persona sana che è capace di controllare la propria volontà, gli stati emotivi o passionali non escludono e non diminuiscono l’imputabilità: cioè, il soggetto sano, che agisce per gelosia, è pienamente capace di intendere e di volere nel momento in cui commette il reato (si dice che è imputabile) e, quindi, potrà essere sottoposto ad un processo ed eventualmente condannato.


Quindi, come precisato anche in passato dalla Cassazione (con la sentenza n. 37020 del 2006), gli stati emotivi o passionali possono escludere o diminuire l’imputabilità dell’autore del reato soltanto se essi derivano da una vera e propria infermità mentale.

Anzi, in relazione a una persona sana, la gelosia può determinare addirittura un aggravamento della pena.
Infatti, la Suprema Corte, confermando una sua pronuncia precedente (la sentenza n. 37870 del 2021), ha sottolineato che la gelosia può integrare l’aggravante dei motivi abietti o futili, ai sensi dell’art. 61, n. 1 c.p.: il motivo è “abietto” quando è così spregevole da mostrare una malvagità nel soggetto tanto grande da suscitare un senso di ripugnanza nella collettività; invece, il motivo è “futile” quando è sproporzionato rispetto all’entità del reato che si commette.


Quindi, si deve fare attenzione: ci potrebbero essere situazioni che mettono a dura prova la tua gelosia, ma bisogna cercare di dominare la propria volontà, mantenendo il controllo delle proprie azioni.
Infatti, una reazione violenta ad un apprezzamento sulla compagna o compagno può comportare una condanna a pena che potrebbe anche essere aumentata per l’applicazione dell’aggravante dei motivi futili.


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