Una trasformazione radicale si sta consumando nelle aule del Parlamento italiano, quasi in sordina. Il Disegno di Legge Semplificazioni 2025, dopo aver ottenuto l'approvazione al Senato e ora in discussione alla Camera, si presenta come un intervento per facilitare il mercato immobiliare e la circolazione dei beni. Tuttavia, dietro questo obiettivo economico si cela una conseguenza giuridica che ridefinisce completamente il sistema successorio italiano: la possibilità concreta di diseredare figli e coniugi, superando quello che - per quasi un secolo - è stato considerato un principio inviolabile del nostro ordinamento.
La riforma interviene eliminando uno strumento fondamentale di tutela degli eredilegittimari, l'azione di restituzione, trasformando quello che oggi è un diritto intoccabile in una pretesa spesso destinata a rimanere sulla carta. Il sistema attuale, costruito dal Codice Civile per proteggere la
famiglia, garantisce che determinate persone - il coniuge o l'unito civilmente, i figli e in loro assenza i genitori - abbiano diritto a una
quota minima del patrimonio del defunto, la cosiddetta "legittima". Questa protezione impedisce a chiunque di escludere completamente questi congiunti stretti dall'
eredità, sia attraverso donazioni effettuate in vita sia mediante disposizioni testamentarie. Con la nuova normativa, questo equilibrio viene completamente ribaltato a favore della certezza del mercato, lasciando la tutela familiare come un guscio vuoto.
Il sistema attuale: come funziona la protezione della legittima
Il meccanismo previsto dal Codice Civile italiano riserva automaticamente una porzione rilevante del patrimonio di chi muore agli
eredi legittimari o necessari. Questi soggetti hanno un diritto che non può essere cancellato né dalla volontà del defunto né da
atti di disposizione compiuti durante la sua vita. Il
calcolo della quota spettante segue regole precise: si sommano i beni donati mentre la persona era in vita, si sottraggono i debiti esistenti al momento della morte e si aggiunge il patrimonio residuo. Questa operazione algebrica determina la base sulla quale calcolare le quote riservate.
Facciamo un esempio concreto per comprendere il funzionamento. Se un padre ha donato beni per un valore di 140, al momento della morte lascia debiti per 10 e un patrimonio di 280, la base di calcolo complessiva sarà di 410. In presenza di un coniuge e tre figli, il coniuge avrà diritto a una
quota di legittima pari a 105, ciascun figlio a 70, mentre la
quota disponibile - quella che il defunto può destinare liberamente - sarà anch'essa di 105. Questo sistema garantisce che nessun erede necessario possa essere completamente escluso, indipendentemente dai rapporti personali o dai conflitti familiari esistiti in vita.
Quando un erede legittimario riceve meno di quanto gli spetta per legge, l'ordinamento gli fornisce due armi per difendersi. La prima è
l'azione di riduzione, con la quale può impugnare le disposizioni testamentarie o le donazioni che ledono il suo diritto. Questo strumento prevede un ordine preciso: prima si riducono le disposizioni contenute nel
testamento e, se questo non è sufficiente a ripristinare la quota, si procede con la riduzione delle donazioni, partendo dalla più recente e risalendo progressivamente a quelle anteriori. Ma la vera forza del sistema attuale risiede nel secondo strumento:
l'azione di restituzione. Questa permette all'erede leso di agire direttamente contro chiunque sia l'attuale
proprietario del bene, anche se lo ha acquistato pagandolo regolarmente ed è completamente estraneo alle vicende familiari. È proprio questa possibilità che ha reso finora i beni provenienti da
donazione difficilmente commerciabili, creando quella che gli operatori del settore definiscono un'incertezza del mercato.
La nuova disciplina
Con l'approvazione del DDL Semplificazioni 2025, l'azione di restituzione viene completamente abolita. Questa cancellazione, apparentemente tecnica, produce un terremoto nel sistema di tutela degli eredi necessari. L'erede legittimario che vede violato il proprio diritto potrà ancora ricorrere all'azione di riduzione e rivolgersi a chi ha ricevuto la donazione, ma nel momento in cui questa persona risulti priva di patrimonio - nullatenente - ogni tutela diventa inefficace. Non ci sarà più la possibilità di recuperare i beni rivolgendosi a chi li ha acquistati successivamente dal donatario.
La trasformazione è sostanziale: da una tutela reale, che consente di recuperare materialmente il bene ovunque esso si trovi, si passa a una tutela meramente personale, efficace solo nei confronti di chi ha direttamente ricevuto la donazione. Se questa persona non ha più nulla, il diritto dell'erede resta lettera morta. Il legislatore giustifica questa scelta con l'esigenza di dare certezza al mercato immobiliare e facilitare la circolazione dei beni, ma il prezzo da pagare è la sostanziale vanificazione di un principio che ha governato il diritto successorio italiano dalla nascita del Codice Civile.
Come aggirare il divieto di diseredazione
Le conseguenze concrete della riforma emergono chiaramente attraverso
un esempio che rappresenta una situazione tutt'altro che rara nelle famiglie italiane. Tizio ha due figli: Caio, avuto dal
matrimonio attuale, e Sempronio, nato da una precedente relazione. I rapporti tra Tizio e Caio sono pessimi da anni; dopo la separazione dei genitori, Caio ha interrotto ogni contatto con il padre, che ora desidera escluderlo completamente dalla propria eredità.
Per realizzare questo obiettivo, Tizio dona la sua unica
proprietà significativa - un'abitazione - al figlio Sempronio. A questo punto, Sempronio vende l'immobile ricevuto in donazione, incassa il denaro e lo trasferisce sul conto della moglie oppure lo spende, rendendosi formalmente privo di patrimonio. Quando Tizio morirà e si aprirà la
successione, Caio scoprirà di essere stato danneggiato dalla donazione che ha eroso la sua
quota di legittima. Secondo le regole attuali, potrebbe agire in riduzione contro il fratellastro Sempronio, ma troverebbe di fronte a sé una persona nullatenente, senza beni su cui soddisfarsi.
Con la legge ancora in vigore, Sempronio avrebbe un'arma decisiva: l'azione di restituzione gli permetterebbe di rivolgersi direttamente a chi ha acquistato la casa da Caio e recuperare il bene o il suo equivalente in denaro. Con la nuova disciplina, invece, questa possibilità scompare completamente. Caio non potrà fare nulla contro il
terzo acquirente, che ha comprato in
buona fede. La sua azione contro Sempronio nullatenente risulterà inutile. Il risultato finale è che Caio viene di fatto diseredato, e la volontà di Tizio – legalmente impossibile da realizzare fino a ieri – trova piena attuazione.
La riforma, in sostanza, premia chi si rende strategicamente nullatenente. Sarà sufficiente per un genitore donare il proprio patrimonio a un erede prescelto, a condizione che questi si spogli rapidamente dei beni ricevuti, vendendoli o intestandoli ad altri soggetti come il coniuge o una società. Mentre - in passato - l'erede danneggiato avrebbe potuto inseguire il bene ovunque fosse finito, con la nuova normativa questa possibilità viene definitivamente cancellata. La tutela della legittima, pilastro storico del diritto successorio italiano, viene sacrificata per favorire la libera circolazione dei beni, aprendo di fatto una porta che la legge aveva tenuto chiusa per quasi un secolo: quella della diseredazione legale degli eredi necessari.