L’esecutivo ha deciso di introdurre rincari graduali, ma costanti, che si estenderanno nel tempo fino al 2028. Secondo le previsioni contenute nel Documento programmatico di bilancio trasmesso a Bruxelles, un pacchetto di sigarette potrebbe arrivare a costare fino a 1,50 euro in più rispetto agli attuali livelli. L’aumento sarà scaglionato, partendo da pochi centesimi nel 2026, con ritocchi più consistenti nel 2027 e nel 2028.
La misura non si limiterà alle sigarette tradizionali, ma subiranno rincari anche tabacchi trinciati, sigari, sigarette elettroniche e liquidi da svapo. Il Ministero dell’Economia prevede un gettito aggiuntivo di circa 200 milioni di euro l’anno, cifra utile per finanziare altre misure della manovra.
Le accise sul fumo costituiscono una risorsa importante per lo Stato. Infatti, oltre due terzi del prezzo delle sigarette finiscono nelle casse pubbliche. Il sistema di tassazione è complesso: a ogni 1.000 sigarette corrisponde un’accisa fissa di 29,5 euro, cui si aggiunge una quota proporzionale del 49,5% sul prezzo di vendita.
A completare il quadro intervengono l’IVA al 22% e il margine dei rivenditori, che incide per circa il 10% sul prezzo finale. Con il nuovo aumento, la tassazione complessiva potrebbe superare il 70% del prezzo al consumo, facendo sì che l’Italia si confermi tra i Paesi europei con la pressione fiscale più alta sul tabacco.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha confermato la misura, spiegando che gli aumenti saranno “progressivi e sostenibili”. L’obiettivo è quello di conciliare equilibrio di bilancio e tutela della salute pubblica, scoraggiando al tempo stesso il consumo di prodotti dannosi.
L’aumento delle accise sul tabacco è solo una delle pedine della Manovra economica 2026, che vale complessivamente 17,5 miliardi di euro. Le coperture arrivano da un mix di tagli ai ministeri (per circa 8 miliardi in tre anni), lotta all’evasione fiscale, misure una tantum e nuove entrate fiscali.
L’obiettivo dichiarato del Governo Meloni è mantenere gli impegni presi con Bruxelles senza ricorrere a manovre correttive di emergenza nel corso dell’anno.
Secondo i dati più recenti dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia fuma un adulto su quattro. La percentuale sale al 28% tra gli uomini e al 20% tra le donne, mentre paradossalmente si raggiungono picchi più alti nelle fasce economicamente fragili, dove oltre il 35% dei cittadini dichiara di fumare regolarmente. L’abitudine è molto diffusa anche tra i giovani. Secondo i dati raccolti, fuma quasi il 28% dei ragazzi tra i 18 e i 34 anni.
Tuttavia, ogni volta che lo Stato aumenta il prezzo delle sigarette, cresce il mercato nero del tabacco. Con i nuovi rincari previsti dal 2026, anche l’Italia potrebbe assistere a una ripresa del contrabbando di sigarette, fenomeno che negli ultimi anni sembrava in calo, ma che non è mai del tutto scomparso.
Secondo un recente report Ipsos commissionato da Logista, il principale distributore europeo di prodotti da fumo, nel 2024 il mercato illegale del tabacco in Italia ha raggiunto una quota pari al 5% del valore complessivo, per un giro d’affari stimato in 1,1 miliardi di euro.
A dominare la scena sono le sigarette tradizionali di contrabbando, che rappresentano da sole oltre 566 milioni di euro, cioè il 3,2% del mercato legale. L’esplosione però riguarda anche i prodotti “nuovi”, come sigarette usa e getta e capsule. Le prime, acquistate attraverso canali non ufficiali, coprono ormai il 19,4% del mercato (circa 183 milioni di euro), mentre le capsule arrivano a sfiorare il 50%, con un valore intorno ai 350 milioni di euro.
Le conseguenze economiche sono piuttosto rilevanti. Nel 2024, la mancata riscossione delle accise ha causato una perdita stimata in 620 milioni di euro, a cui si aggiunge un calo del PIL di 230 milioni e la scomparsa di circa 5.100 posti di lavoro regolari.