La misura, ancora in fase preliminare, è frutto dell’iniziativa del Commissario europeo olandese, Wopke Hoekstra. Il documento circolato negli ambienti comunitari anticipa un possibile riallineamento delle imposte che, se confermato, potrebbe determinare rincari superiori al 1.000% per alcuni prodotti.
Accise sul tabacco
Prima di addentrarci nell’esame della proposta, vediamo brevemente cosa sono le accise.
Trattasi di imposte indirette che gravano su specifiche categorie di beni, come alcolici, carburanti e tabacchi. Non colpiscono genericamente il reddito o il patrimonio, ma si applicano alla produzione o al consumo di determinati prodotti. In pratica, il costo del tributato viene trasferito sul consumatore finale tramite il prezzo di vendita.
Per i beni soggetti ad accisa, l’obbligazione tributaria si genera in due momenti distinti:
- alla produzione o all’importazione, quando i beni entrano nel circuito economico;
- al momento dell’immissione in consumo, cioè quando il prodotto viene distribuito nel mercato nazionale e non è più detenuto in un regime di sospensione.
Il prezzo finale a cui il consumatore acquista questi prodotti è fissato dal Direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Tale prezzo si basa sulle richieste presentate dai produttori e dagli importatori.
Attraverso un apposito provvedimento, l’Agenzia definisce le tabelle di ripartizione del prezzo per ciascuna categoria di prodotto, specificando i vari componenti che lo costituiscono, ossia:
- accisa;
- IVA (applicata al 22% sul prezzo al netto dell’imposta stessa);
- aggio (provvigione riconosciuta al dettagliante, pari al 10% del prezzo finale);
- quota spettante al fornitore.
Ogni tipo di tabacco lavorato è soggetto a una specifica modalità di calcolo dell’accisa:
- sigarette: dal 1° gennaio 2025, l’accisa è composta da una quota fissa di 29,50 euro ogni 1.000 sigarette, più una componente variabile pari al 49,50% del prezzo al pubblico. Inoltre, è previsto un onere fiscale minimo (IVA + accisa) di 209,30 euro per chilogrammo convenzionale (equivalente a 1.000 sigarette) a partire dal 1° febbraio 2025;
- sigari: l’accisa è calcolata applicando il 23,50% sul prezzo al dettaglio, con un minimo previsto di 35,00 euro per chilogrammo convenzionale (circa 200 sigari);
- sigaretti: la tassazione è pari al 24% del prezzo di vendita al pubblico, con un minimo di 37,00 euro per chilogrammo convenzionale (circa 400 sigaretti);
- tabacco trinciato per rollare (RYO): l’accisa è pari al 60% del prezzo al pubblico, con un minimo di 148,50 euro per chilogrammo, in vigore dal 1° gennaio 2025;
- altri tabacchi da fumo (pipa, narghilè, ecc.): si applica un’aliquota fissa del 56,50% sul prezzo di vendita;
- tabacco da fiuto e da mastico: soggetto a un’accisa del 25,28% sul prezzo finale;
- tabacchi da inalazione senza combustione e prodotti assimilati: dal 1° gennaio 2025, l’accisa corrisponderà al 39,50% dell’imposta applicata a un quantitativo equivalente di sigarette.
La proposta comunitaria mira a uniformare il trattamento fiscale dei prodotti da fumo in tutti gli Stati membri, oggi regolamentati in maniera frammentata. L’armonizzazione delle accise si inserisce in un contesto più ampio: garantire maggiori entrate per il bilancio dell’UE e rafforzare la lotta ai danni provocati dal fumo, anche in forme alternative.
Già nel 2022 si era ipotizzata una riforma simile, poi rimasta senza seguito.
Oggi, però, il tema è tornato con forza nell’agenda comunitaria, anche per via delle pressioni esercitate da 15 Stati, tra cui Francia e Paesi Bassi, che chiedono norme più severe contro la diffusione dei prodotti contenenti nicotina.
Le stime trapelate ipotizzano rincari pesanti. Per le sigarette industriali, le accise potrebbero passare da 90 a 215 euro ogni 1.000 unità, con un effetto diretto sul prezzo di vendita: circa 1 euro in più a pacchetto per i fumatori italiani.
Ancora più marcati gli aumenti per sigari e sigaretti: da 12 a 143 euro per 1.000 pezzi, pari a un rincaro del 1.090%. Le bustine di nicotina verrebbero colpite da un’imposta di 143 euro al chilogrammo.
Divisioni tra gli Stati membri
L’iniziativa, tuttavia, incontra forti resistenze. Alcuni Paesi – tra cui Italia, Grecia e Romania – si oppongono a una standardizzazione troppo rigida e chiedono di mantenere sistemi fiscali differenziati per i vari prodotti, soprattutto quelli alternativi come e-cig e tabacco riscaldato.
Bruxelles è consapevole dei potenziali effetti collaterali. Secondo le proiezioni interne, un aumento così ampio dei prezzi del tabacco potrebbe contribuire a un incremento dell’inflazione di circa mezzo punto percentuale, interferendo con le attuali strategie per il contenimento del caro vita.