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Liberi professionisti, stop ai pagamenti dalla Pubblica Amministrazione se non sei in regola con tasse e contributi

Liberi professionisti, stop ai pagamenti dalla Pubblica Amministrazione se non sei in regola con tasse e contributi
Con la Manovra 2026 il Governo si prepara a ridisegnare la spesa pubblica con tagli, riallocazioni e nuove regole sui pagamenti ai professionisti
La Legge di Bilancio 2026 segna una svolta nella gestione delle finanze statali. Il Governo introduce un pacchetto di interventi pensato per ridurre le uscite e rendere più efficiente la macchina amministrativa. Al centro della riforma c’è l’art. 130 del d.d.l., che ridefinisce le dotazioni di bilancio dei Ministeri per i prossimi anni.
Dal 2026, le risorse assegnate ai vari dicasteri saranno ridotte e riallocate secondo le previsioni contenute negli allegati tecnici, ma con la possibilità di modifiche interne ai programmi, su proposta dei ministri e previa approvazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Uno dei pilastri della Manovra 2026 riguarda la programmazione pluriennale delle spese in conto capitale. Il Governo punta a una pianificazione più realistica, riducendo gli stanziamenti fino al 2028 per poi aumentarli gradualmente nel triennio successivo, dal 2029 al 2031.
A essere toccati dai tagli saranno anche diversi capitoli di bilancio. Il disegno di legge prevede riduzioni di spesa su specifici fondi, con riduzione di 20 milioni nel 2027, 60 milioni nel 2028 e 90 milioni all’anno a partire dal 2029.

La “sforbiciata” non risparmia neppure i centri di assistenza fiscale, che subiranno una decurtazione di 21,6 milioni di euro l’anno dal 2026, con effetti diretti sulle attività di accertamento e gestione del patrimonio immobiliare pubblico. Il Fondo per lo sviluppo e la coesione contribuirà con ulteriori risorse, con 1,1 miliardi che confluiranno nel bilancio statale nel 2026 e un altro miliardo nel 2027. Nel complesso, la riduzione dei fondi correnti raggiungerà 245,5 milioni nel 2026, in linea con gli obiettivi di contenimento della spesa pubblica.

La Manovra 2026 introduce anche misure destinate a incidere direttamente sull’organizzazione della pubblica amministrazione e sui rapporti con i liberi professionisti.
Il cuore del dibattito si concentra sul comma 9 dell’art. 130, il cui testo stabilisce che il pagamento dei compensi da parte delle P.A. sarà subordinato alla verifica della regolarità fiscale e contributiva del professionista. In pratica, nessun saldo potrà essere disposto se non verranno presentati i certificati che attestano il corretto adempimento degli obblighi fiscali e previdenziali. La norma precisa, inoltre, che tale documentazione dovrà essere allegata alla fattura elettronica, rendendo la produzione dei certificati parte integrante della procedura di pagamento. In assenza, il compenso resterà sospeso fino all’invio dei documenti richiesti.

Tale previsione ha immediatamente acceso il dibattito, soprattutto nel mondo forense.
L’Unione nazionale delle Camere civili (Uncc) ha diffuso una nota fortemente critica, denunciando il rischio di un nuovo aggravio burocratico per gli avvocati e, più in generale, per tutti i professionisti che collaborano con enti pubblici.
In altre parole, la disposizione costringerebbe, ad esempio, un legale che emette fattura nei confronti di una P.A. a produrre due certificazioni distinte:
  • un attestato di regolarità contributiva rilasciato dalla Cassa Nazionale Forense, analogo al DURC previsto per le imprese;
  • un certificato di regolarità fiscale da richiedere all’Agenzia delle Entrate, documento che però – come evidenziato dall’Uncc – non esiste nella prassi per i liberi professionisti.

Inoltre, l’Uncc segnala che, in realtà, la P.A. dispone già di tutte le informazioni necessarie per verificare la regolarità fiscale e contributiva dei professionisti, attraverso le proprie banche dati interconnesse, dall’Agenzia delle Entrate a INPS, INAIL e alle Casse professionali come la Cassa Forense. Pertanto, chiedere ai professionisti di fornire certificazioni che l’ente può ottenere autonomamente significa raddoppiare la burocrazia, in netta contrapposizione ai principi di semplificazione e digitalizzazione amministrativa.


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