La questione degli
arretrati legati alla Retribuzione Individuale di Anzianità (RIA) ha vissuto una svolta con la sentenza della
Corte Costituzionale n. 4/2024, che ha posto fine a un'ingiustizia perpetrata per anni ai danni dei lavoratori pubblici. Il problema nasceva da un'interpretazione restrittiva applicata da numerose amministrazioni, che avevano arbitrariamente bloccato il calcolo dell'anzianità di servizio al 1990, ignorando completamente il triennio successivo fino al 31 dicembre 1992. Questa esclusione ha comportato la cancellazione di scatti biennali legittimamente maturati dai
dipendenti, con un impatto devastante non solo sugli stipendi mensili ma anche sui contributi previdenziali versati e, di conseguenza, sull'importo finale della
pensione.
Le recenti sentenze di merito, tra cui spicca la
sentenza n. 461/2025 del Tribunale di Napoli, seguita da analoghe pronunce del
Tribunale di Genova, hanno finalmente chiarito che
tutta l'anzianità accumulata fino alla data del 31 dicembre 1992 deve essere riconosciuta integralmente. Questo significa che chi ha lavorato in quegli anni ha diritto a vedersi calcolare nella busta paga il cosiddetto
salario di anzianità comprensivo di tutti gli scatti che gli spettavano, con il conseguente
ricalcolo delle somme che avrebbe dovuto percepire negli ultimi trent'anni di servizio.
Chi può rivendicare il proprio diritto agli arretrati RIA
Il diritto al recupero degli arretrati non è limitato a una ristretta cerchia di lavoratori, ma coinvolge diverse categorie di dipendenti pubblici che si trovano in situazioni amministrative differenti. Secondo le pronunce dei tribunali, possono presentare richiesta di ricalcolo innanzitutto tutti i dipendenti assunti prima del 1993, poiché sono proprio loro ad aver subito l'esclusione del triennio contestato. Hanno ugualmente titolo a richiedere il riconoscimento coloro che hanno svolto periodi di servizio pre-ruolo, ovvero quei lavoratori che hanno prestato attività presso la pubblica amministrazione prima della loro assunzione definitiva a tempo indeterminato. Rientrano nella platea dei beneficiari anche il personale che è stato successivamente stabilizzato o che è transitato di ruolo dopo aver lavorato con contratti precari, nonché i pensionati il cui diritto non risulta ancora prescritto secondo i termini stabiliti dalla legge.
Un aspetto particolarmente rilevante riguarda gli eredi dei dipendenti deceduti, che possono legittimamente avanzare richiesta per conto dei loro cari, recuperando somme che spettavano al lavoratore defunto.
La questione assume proporzioni ancora più ampie se si considera il comparto Sicurezza e Difesa, dove le anomalie nella ricostruzione delle carriere sono state particolarmente evidenti e molti appartenenti alle forze dell'ordine e al personale militare non hanno mai visto riconosciuti gli scatti di anzianità maturati oltre il 1990, subendo un doppio danno economico e previdenziale.
Le indicazioni dei giudici e le richieste delle organizzazioni sindacali
Le sentenze emesse dai tribunali italiani non si limitano a riconoscere un principio astratto, ma stabiliscono
obblighi precisi e concreti a carico delle amministrazioni pubbliche. Gli enti datori di lavoro sono tenuti a riconoscere tutti gli scatti biennali che ciascun dipendente ha maturato entro il 31 dicembre 1992 e a procedere al pagamento delle relative differenze retributive, calcolate includendo anche gli
interessi legali e la
rivalutazione monetaria che si sono accumulati nel corso degli anni. Questo significa che l'importo da recuperare non si limita alla semplice differenza di
stipendio, ma comprende anche la
rivalutazione del potere d'acquisto della moneta e gli interessi dovuti per il ritardo nel pagamento, cifre che possono raggiungere importi significativi considerando il periodo di oltre trent'anni.
Le organizzazioni sindacali hanno immediatamente colto la portata di queste pronunce e stanno svolgendo un'azione capillare di informazione e assistenza. I sindacati evidenziano come il ricalcolo della RIA non abbia conseguenze solo sulla retribuzione mensile corrente, ma modifichi retroattivamente anche le quote contributive versate all'INPS o ad altri enti previdenziali, con un impatto diretto e sostanziale sul futuro trattamento pensionistico del lavoratore. Per questa ragione, le sigle sindacali stanno predisponendo sia ricorsi individuali per i singoli dipendenti che azioni collettive più ampie, offrendo un servizio completo di assistenza che comprende la raccolta della documentazione necessaria, la ricostruzione accurata della carriera lavorativa e il supporto legale durante tutto l'iter procedurale.
La procedura da seguire per ottenere il riconoscimento dei propri diritti
Avviare la pratica di recupero degli arretrati RIA richiede un approccio metodico e
la presentazione di una documentazione precisa, che dimostri inequivocabilmente la propria situazione lavorativa. Il primo passo consiste nel reperire e presentare il
contratto di assunzione originale oppure, in alternativa, una dichiarazione ufficiale rilasciata dall'amministrazione di appartenenza che attesti con certezza la data di ingresso in servizio e l'anzianità complessiva maturata al 31 dicembre 1992. Questa documentazione rappresenta la base su cui verrà costruito l'intero ricalcolo e deve essere quanto più dettagliata possibile. Una particolare attenzione deve essere prestata da chi, nel corso della propria carriera, ha cambiato ente o amministrazione, magari passando da un comune a una provincia o da un'azienda sanitaria locale a un ministero: in questi casi è indispensabile indicare tutte le date di trasferimento e i periodi di servizio prestati presso ciascuna struttura, per permettere una ricostruzione completa e accurata della propria storia lavorativa.
Una volta raccolta questa documentazione, il passo successivo consiste nel
rivolgersi alle organizzazioni sindacali e, in particolare, ai loro avvocati specializzati nel diritto del lavoro pubblico. Questi professionisti sono gli unici soggetti in grado di valutare con competenza la situazione specifica di ciascun lavoratore, verificare la fondatezza della richiesta alla luce delle nuove pronunce giurisprudenziali e avviare un
ricorso solido che possa essere accolto favorevolmente. La complessità della materia e la necessità di interpretare correttamente normative stratificate nel tempo rendono sconsigliabile il tentativo di procedere in autonomia, mentre l'affidarsi a professionisti esperti aumenta significativamente le probabilità di ottenere il pieno riconoscimento dei propri diritti e il recupero delle somme spettanti.