L’Isee 2025 si avvia verso il tramonto e, parallelamente, il rinnovo dell’Isee 2026 diventa un passaggio imprescindibile per chi desidera evitare la riduzione al valore minimo da marzo e beneficiare, al contrario, degli incrementi previsti dalla Manovra. Il prossimo anno, inoltre, assume un rilievo particolare poiché le nuove regole sul patrimonio immobiliare, unite alle maggiorazioni familiari, ridisegneranno gli equilibri dell’indicatore per almeno 2,6 milioni di beneficiari minorenni.
Occorre dunque analizzare con attenzione le tempistiche, gli strumenti operativi e le novità regolamentari per comprendere quando intervenire e come tutelare l’importo dell’Assegno Unico nel 2026.
Quando aggiornare l’Isee per mantenere l’importo pieno dell’Assegno Unico
Il primo dubbio da chiarire riguarda le date. Da un lato, il 28 febbraio 2026 rappresenta la scadenza entro cui presentare la nuova DSU per assicurare continuità negli importi. Dall’altro lato, il 30 giugno costituisce il termine ultimo per evitare la perdita definitiva degli arretrati.
A partire da marzo, infatti, in assenza di un Isee aggiornato, l’Assegno Unico viene automaticamente parametrato sul valore minimo, quantificato per il 2026 in circa 58 euro mensili per figlio. Una cifra che, seppur garantita a prescindere, risulta significativamente inferiore rispetto agli importi riconosciuti alle famiglie collocate nelle fasce Isee più basse.
Chi presenta la DSU entro il 28 febbraio mantiene senza interruzioni l’importo calcolato sulla propria situazione economica. Chi, invece, trasmette la documentazione tra il 1° marzo e il 30 giugno riceve comunque gli arretrati, poiché il sistema ricalcola l’assegno dal mese di marzo.
È solo dal 1° luglio che il meccanismo diventa più rigido: oltre questa data, l’interessato perde definitivamente la possibilità di recuperare le somme differenziali legate alla fascia Isee più favorevole.
La calendarizzazione dell’aggiornamento, dunque, non ha carattere formale. Incide in modo sostanziale sulla capacità economica delle famiglie, soprattutto laddove vi siano più figli o condizioni patrimoniali destinate a migliorare con la nuova normativa.
Come richiedere l’Isee 2026 e cosa cambia con la DSU precompilata
L’accesso all’Isee 2026 passa attraverso la presentazione della DSU che può essere elaborata tramite il Portale unico Isee o, alternativamente, utilizzando l’app Inps Mobile. Quest’ultima si è affermata negli ultimi mesi come uno strumento particolarmente agile, poiché consente, attraverso la funzione “Acquisisci dichiarazione”, di generare una DSU Mini già precompilata con i dati fiscali e contributivi registrati negli archivi dell’Agenzia delle Entrate e dell’Inps. La procedura, tuttavia, richiede l’autenticazione con Spid o Carta d’identità elettronica, a conferma della progressiva digitalizzazione dei servizi sociali.
La DSU Mini, sebbene utilizzabile nella maggior parte dei casi, non risulta però sufficiente quando il nucleo familiare presenta situazioni particolari. Si pensi, ad esempio, ai casi in cui uno dei componenti sia disabile, ai figli di genitori non conviventi, alle domande collegate al diritto allo studio universitario o all’assenza di Certificazione Unica.
In tali circostanze è necessaria la DSU integrale, che contiene sezioni aggiuntive e una raccolta dati più ampia. Il sistema informativo su cui si fonda l’Isee sfrutta un intreccio di dati precompilati, informazioni autodichiarate e dati precaricati provenienti da archivi pubblici. Tra questi figurano la composizione del nucleo, l’abitazione principale, i veicoli intestati, eventuali assegni periodici e condizioni di disabilità.
Un’architettura che, sebbene complessa, consente una fotografia più accurata della reale condizione economica, riducendo gli scostamenti tra indicatori dichiarati e indicatori effettivi. Proprio per questo, risulta prudente non attendere le ultime settimane di febbraio per il rinnovo dell’indicatore, specialmente in caso di strutture familiari non standard, poiché eventuali richieste di integrazioni possono dilatare i tempi di acquisizione da parte dell’Inps.
Le novità della Manovra 2026, perché aumenta l’Assegno Unico
Il capitolo più rilevante riguarda la riforma dell’Isee contenuta nella Legge di Bilancio 2026. Il legislatore interviene sia sulla scala di equivalenza sia sul trattamento della casa di proprietà, con l’obiettivo di rendere l’indicatore più coerente con il reale sostegno necessario alle famiglie con più figli.
Un primo intervento riguarda le maggiorazioni: viene introdotto un coefficiente aggiuntivo per i nuclei con due figli e vengono incrementati quelli destinati a chi ne ha tre, quattro o almeno cinque. Tale meccanismo, già previsto in forme più contenute negli anni precedenti, contribuisce a un alleggerimento dell’indicatore per i nuclei numerosi.
Il secondo intervento, ben più incisivo, riguarda la componente patrimoniale. La franchigia applicata all’abitazione principale sale da 52.500 a 91.500 euro, un incremento che riduce in modo significativo il peso della casa nel calcolo dell’Isee. A ciò si aggiunge una maggiorazione di 2.500 euro per ogni figlio a partire dal secondo, destinata a ridurre ulteriormente la base di calcolo.
Secondo l'Ufficio parlamentare di Bilancio, l’effetto combinato di queste misure determinerà un Isee più basso per una larga fascia di nuclei, anche a parità di reddito e patrimonio. Di conseguenza, aumenterà il numero di famiglie che rientreranno nelle soglie più favorevoli e, parallelamente, cresceranno gli importi dell’Assegno Unico e delle altre prestazioni collegate all’indicatore, come l’Assegno di Inclusione, il Supporto formazione e lavoro e il Bonus Nido.
L’aggiornamento dell’Isee nel 2026, quindi, non è un adempimento burocratico ma un’occasione di beneficio economico. Con la nuova struttura patrimoniale, numerosi nuclei proprietari di una casa vedranno il proprio indicatore scendere sotto soglie che delimitano fasce più vantaggiose, ottenendo incrementi che si protrarranno per tutto l’anno.