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Aggredire il controllore dell’autobus costituisce reato di resistenza a pubblico ufficiale

Aggredire il controllore dell’autobus costituisce reato di resistenza a pubblico ufficiale
Il tribunale di Vicenza ha stabilito che il controllore dell’autobus che accerti l’infrazione agisce in qualità di pubblico ufficiale.

Il tribunale di Vicenza si è recentemente pronunciato in merito alla qualificazione giuridica della condotta di un ragazzo che, sorpreso dai controllori senza biglietto a bordo di un autobus, li ha spinti e colpiti cercando di uscire dal mezzo per evitare di farsi irrogare la sanzione amministrativa. Con la sentenza n. 491/2019, il giovane, processato per direttissima, è stato condannato per resistenza a pubblico ufficiale.


Come noto, l'art. 337 del c.p. prevede che "chiunque usa violenza o minaccia per opporsi a un pubblico ufficiale o ad un incaricato di un pubblico servizio, mentre compie un atto di ufficio o di servizio, o a coloro che, richiesti, gli prestano assistenza, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni".

La nozione di pubblico ufficiale, tuttavia, non è univoca, ma è stata variamente interpretata dalla giurisprudenza che ne ha fornito nel tempo diverse esemplificazioni. In generale, è pubblico ufficiale colui che esercita un'attività legislativa, amministrativa o giudiziaria.


Nel caso di specie, spiega il giudice, il controllore che eserciti la propria funzione di verificare il possesso da parte dei passeggeri dei titoli di viaggio deve essere considerato a tutti gli effetti un pubblico ufficiale, in ragione del fatto che, ai sensi dell’art. 337 del c.p., rientrano in tale nozione "quei soggetti che, pubblici dipendenti o semplici privati, quale che sia la loro posizione soggettiva, possono e debbono, nell'ambito di una potestà regolata dal diritto pubblico, formare e manifestare la volontà della pubblica amministrazione oppure esercitare, indipendentemente da formali investiture, poteri autoritativi, deliberativi o certificativi disgiuntamente e non cumulativamente considerati"


Oltretutto, il giudice specifica che "i soggetti inseriti nella struttura organizzativa e lavorativa di una società per azioni possono essere considerati pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio, quando l'attività della società medesima sia disciplinata da una normativa pubblicistica e persegua finalità pubbliche, pur se con gli strumenti privatistici".


Il Tribunale giunge quindi a concludere che il controllore che agisce con poteri certificativi ed autoritativi ed opera all'interno di una organizzazione che gestisce un servizio pubblico, quando risulta soggetto passivo del reato, porta a configurare la condotta di violenza nei suoi confronti come reato di resistenza a pubblico ufficiale, delitto per cui, nel caso in esame, è stato condannato il ragazzo.


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