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Il lupo non è più un animale da proteggere secondo l'UE: da specie protetta a specie pericolosa

Il lupo non è più un animale da proteggere secondo l'UE: da specie protetta a specie pericolosa
La popolazione dei lupi sta proliferando, l'UE invita enti locali e scienziati a raccogliere dati sull'aumento dei lupi in Europa per valutare l'impatto sulla convivenza con l'uomo ed eventualmente modificare lo status di animale protetto
Al lupo, al lupo! Non è solo la celebre favola di Esopo. La Commissione Europea mostra preoccupazione per la crescita della comunità dei lupi in Europa e sui possibili impatti sulla convivenza dell’animale con l’uomo. Pertanto, l'UE sta valutando di modificare lo status di specie protetta del lupo all’interno dell’Europa.

Per questo motivo, Bruxelles ha invitato enti locali e cittadini, scienziati e tutte le parti interessate, a monitorare la presenza dei lupi nelle rispettive aree di competenza, tenendo in considerazione il loro impatto rispetto alla convivenza con l’uomo.
Tali dati aggiornati andranno poi comunicati entro il 22 settembre 2023. A tal proposito è stato creato un apposito indirizzo email a cui inviare la documentazione (ec-wolf-data-collection@ec.europa.eu).

Secondo i dati più recenti (gli ultimi risalgono alla fine del 2022) si contano circa 19mila esemplari di lupo in territorio europeo. Il numero salirebbe a 21mila se si considera l’Europa quale continente, quindi inserendo anche i Paesi fuori dall’UE. Da queste stime si prevede un possibile aumento della popolazione dei lupi di circa il 30% nei prossimi anni. Sono proprio questi numeri a destare preoccupazione nella comunità europea.

L’Italia è prima in Europa per numero di esemplari. Infatti, da un monitoraggio nazionale, eseguito tra 2020 e 2021, è stata stimata la presenza di 2945-3608 lupi sul territorio italiano, di cui 2020-2645 nelle regioni dell'Italia peninsulare e 822-1099 nelle regioni alpine. Analizzando i dati, gli stessi riportano una crescita esponenziale della popolazione dei lupi negli ultimi anni, soprattutto nelle regioni alpine.

Questa capacità di adattamento all'ambiente e al clima dell’area geografica che colonizza, unita a quella di specializzarsi nella caccia delle specie-preda più comuni in quella zona, fa sì che il lupo non abbia particolari esigenze ambientali, bensì sia lui ad adattarsi alle caratteristiche dell’area in cui decide di stabilirsi.
Tale situazione desta notevole preoccupazione per la Commissione europea. Difatti, si teme che un’esponenziale diffusione dell’animale potrebbe portare a problemi di convivenza con le comunità locali di agricoltori ed allevatori di bestiame, laddove gli stessi non siano ancora attrezzati a prevenire gli attacchi dei lupi.

Fa sapere l’Agi (Agenzia Giornalistica Italiana), riprendendo una nota della Commissione, che “la Commissione deciderà su una proposta volta a modificare, se del caso, lo status di protezione del lupo all’interno dell’Ue; e ad aggiornare il quadro giuridico per introdurre, dove necessario, ulteriore flessibilità, alla luce dell’evoluzione di questa specie”. Il tutto per tenere sotto controllo il diffondersi della specie.

Normativa sul lupo in Italia e in Europa
La Convenzione di Berna del 1979 e la Direttiva Habitat dell'UE del 1992 sulla conservazione degli habitat naturali e della fauna e flora selvatiche, classificano il lupo come una specie protetta e lo tutelano, vietandone la caccia e l’uccisione. Sul piano nazionale, la Legge 11 febbraio 1992 n. 157,“Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”, inserisce il lupo tra le specie particolarmente protette.
Solo in casi eccezionali, la normativa vigente permette di derogare allo stato di protezione di questi animali. La soppressione, valutata attentamente caso per caso, avviene solo in caso di animali considerati “problematici” e solo a condizione che venga preservato uno “stato di conservazione soddisfacente", della specie interessata nella sua area di ripartizione naturale”. È l'ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) che si occupa di questo aspetto in Italia.
Pertanto, ad oggi, non ci resta che aspettare cosa deciderà l’Europa.


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