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Fumo da sigaretta in codominio: possibile chiedere il risarcimento?

Fumo da sigaretta in codominio: possibile chiedere il risarcimento?
Abitate in un condominio e il condomino del piano di sopra ha la brutta abitudine di fumare in terrazza, facendo cadere il mozzicone nella vostra terrazza e inondando di fumo il vostro appartamento?

Ebbene, esiste possibilità di tutela.

La normativa di riferimento è rappresentata dall’art. 844 del c.c., in base al quale “il proprietario di un fondo non può impedire le immissioni di fumo o di calore, le esalazioni, i rumori, gli scuotimenti e simili propagazioni derivanti dal fondo del vicino, se non superano la normale tollerabilità, avuto anche riguardo alla condizione dei luoghi”.

Di conseguenza, deve ritenersi che, entro un certo limite, siamo tenuti a sopportare il fumo che provenga dalla terrazza del nostro dirimpettaio ma abbiamo diritto di opporci quando le esalazioni superino la soglia della “normale tollerabilità”.

Balza subito agli occhi la genericità di questa espressione, la quale comporta che, una volta che si sia instaurato un giudizio, proprio allo scopo di far cessare questo comportamento lesivo, sarà il giudice a dover valutare, caso per caso, se possa ritenersi che l’immissione di fumo superi o meno questo parametro di riferimento.

Ma come procedere in concreto?

Laddove si ritenga che le immissioni da fumo di sigaretta abbiano raggiunto un livello tale da potersi ritenere del tutto intollerabili, sarà possibile rivolgersi al giudice attraverso un apposito ricorso, con il quale si chiederà al medesimo di impedire al condomino molesto di fumare in terrazza o, quantomeno, di imporre allo stesso di adottare delle misure idonee ad evitare che il fumo stesso vada ad invadere il nostro appartamento. Sarà, inoltre, possibile, chiedere che il Tribunale condanni il condomino fumatore incallito al risarcimento del danno arrecato.

Nell’effettuare la propria valutazione, in base a quanto previsto dal citato art. 844 del c.c., il Giudice dovrà tenere in considerazione la “condizione dei luoghi”, con la conseguenza che se il condominio si trova in una zona particolarmente inquinata, il fatto che un condomino fumi una sigaretta potrebbe essere considerato del tutto irrilevante, dal momento che nell’appartamento il cattivo odore arriverebbe in ogni caso ed, anzi, proprio l’aria malsana potrebbe rendere del tutto impercettibile l’odore proveniente dal fumo di sigaretta.
E’ chiaro, invece, che se l’immobile condominiale si trovasse in un’area pregiata area residenziale immersa nel verde, in cui non vi sono industrie, né strade trafficate, anche l’odore più tenue rischia di essere percepito, con la conseguenza che la soglia di tollerabilità delle immissioni di fumo si abbassa notevolmente.

E se a fumare non è solo il singolo condomino ma una pluralità di persone?
E’ chiaro che, in questo caso, l’immissione aumenta notevolmente, con la conseguenza che può più facilmente ritenersi superata la soglia della “normale tollerabilità”.

Sul tema si è pronunciata anche la Corte di Cassazione, la quale, con la sentenza n. 7875 del 2009, ha riconosciuto il diritto al risarcimento del danno in un caso in cui il condomino era costretto a sopportare quotidianamente notevoli immissioni di fumo provenienti dal bar collocato al piano di sotto, i cui frequentatori erano soliti sostare all’esterno onde fumare la propria sigaretta (da quando vige il divieto di fumare all'interno dei locali pubblici).

Nel caso di specie, dunque, veniva riconosciuto il diritto ad un ingente risarcimento per il danno causato dal fumo delle sigarette che si propagava fino all’appartamento del ricorrente, con pregiudizi anche in termini di diritto alla salute.


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