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Condominio, se il cane del vicino abbaia continuamente ora puoi ottenere un risarcimento pił facilmente: nuova sentenza

Condominio, se il cane del vicino abbaia continuamente ora puoi ottenere un risarcimento pił facilmente: nuova sentenza
La Suprema Corte ha stabilito che non serve più provare di essere malati per ottenere un risarcimento dai vicini con cani rumorosi. Basta dimostrare che il diritto al riposo è stato violato. Una sentenza che cambierà tutto per migliaia di condomini italiani. Ecco i dettagli
Per anni, chi ha sopportato l'abbaiare incessante dei cani dei vicini si è trovato davanti a un muro: per ottenere giustizia e un risarcimento economico era necessario dimostrare, con certificati medici, che quel rumore aveva provocato conseguenze sulla salute. Ansia documentata da uno psicologo, disturbi del sonno certificati, persino danni biologici riconosciuti secondo l'art. 32 Cost.. Un percorso lungo, costoso e spesso umiliante per chi semplicemente voleva tornare a vivere serenamente nella propria casa.
Oggi tutto questo appartiene al passato. Con l'ordinanza numero 29784 dell'11 novembre 2025, la Corte di Cassazione ha riscritto completamente le regole. La Terza Sezione Civile ha stabilito un principio rivoluzionario: i proprietari di cani che disturbano con i loro latrati devono risarcire i vicini anche in assenza di qualsiasi danno alla salute. Non occorre essere malati, non servono perizie mediche, non bisogna dimostrare di aver sviluppato patologie psichiche. È sufficiente provare che il rumore continuo ha compromesso la qualità della vita quotidiana, violando il sacrosanto diritto al riposo e alla tranquillità domestica.
Nel caso esaminato dalla Suprema Corte, la condanna è stata esemplare: 3000 euro a testa per quattro vicini esasperati, per un totale di 12mila euro che marito e moglie dovranno sborsare per non aver saputo gestire gli animali del figlio. Una cifra che la Corte ha definito "liquidata in via equitativa" secondo l'[[2056]]. Questo significa che il giudice non ha potuto calcolare matematicamente il danno subito, come si farebbe per un'automobile danneggiata o per una giornata di lavoro persa, ma lo ha stabilito secondo un criterio di giustizia e proporzionalità.
La vicenda che ha fatto storia: cinque anni di inferno sonoro
La storia che ha portato a questa sentenza destinata a fare giurisprudenza si è consumata in una zona di campagna, ma i suoi effetti riguarderanno soprattutto chi vive in condominio o in abitazioni vicine nelle città. Quattro cani, rinchiusi in gabbia nella proprietà di una coppia, hanno abbaiato senza sosta per cinque interminabili anni, trasformando la vita dei vicini in un incubo quotidiano. Giorno e notte, senza tregua, quei latrati hanno invaso le case circostanti, rendendo impossibile riposare, concentrarsi o semplicemente godersi un momento di pace tra le proprie mura.
Un dettaglio importante della vicenda riguarda la titolarità degli animali: i cani non appartenevano direttamente ai coniugi condannati, ma al loro figlio. Eppure questo non li ha salvati dalla responsabilità. La Cassazione ha, infatti, chiarito che non è necessario essere formalmente proprietari dell'animale per rispondere dei danni che causa. Basta esserne il "detentore", ovvero avere un rapporto di fatto con l'animale e permettere che la situazione continui. Nel caso specifico, marito e moglie avevano consentito al figlio di utilizzare la loro proprietà come una sorta di canile privato, tollerando per anni che i quattro cani disturbassero il vicinato. Questa tolleranza, secondo i giudici, equivale a piena responsabilità giuridica e, quindi, all'obbligo di risarcire chi ha subito il disagio.
Come vincere in tribunale: prove concrete e testimonianze decisive
La vittoria dei quattro vicini danneggiati non è arrivata per caso, ma grazie a una strategia processuale precisa e documentata. Lamentarsi verbalmente o scrivere lettere di protesta non sarebbe bastato. I danneggiati hanno raccolto prove tecniche inconfutabili: perizie fonometriche professionali basate su registrazioni audio sistematiche, che hanno dimostrato come i picchi sonori causati dagli abbai superassero costantemente il limite della normale tollerabilità. Tecnicamente, questo limite è fissato in tre decibel sopra il rumore di fondo ambientale, e nel caso in questione veniva abbondantemente oltrepassato.
Ma le prove tecniche non sono state l'unica arma vincente. I vicini hanno portato in aula anche testimoni diretti: amici e conoscenti che, frequentando regolarmente le loro abitazioni, hanno confermato l'insostenibilità della situazione. Alcuni hanno raccontato ai giudici come fosse letteralmente impossibile "sentirsi tra loro per il troppo rumore", descrivendo scene in cui bisognava alzare la voce anche all'interno della casa per riuscire a conversare.
I proprietari dei cani hanno tentato una difesa sostenendo che anche i vicini possedevano un cane di grossa taglia, cercando di distribuire le colpe. Ma le perizie tecniche hanno smontato questa tesi, attribuendo la responsabilità esclusivamente ai loro quattro animali.
Il nuovo principio: il diritto al riposo vale quanto la salute
L’importanza di questa sentenza non sta tanto nell'importo del risarcimento, quanto nel principio giuridico innovativo che la Cassazione ha stabilito e che tutti potranno, ora, invocare. I giudici hanno ancorato la loro decisione a due articoli fondamentali del Codice Civile: l'art. 844 del c.c., che disciplina le immissioni intollerabili (rumori, fumi, vibrazioni che superano la normale tollerabilità) e l'art. 2043 del c.c., che impone il risarcimento per qualsiasi fatto illecito che provochi un danno ingiusto ad altri.
La vera rivoluzione sta nell'interpretazione del danno. Con l’ordinanza 29784/2025, la Suprema Corte ha stabilito che il danno non patrimoniale previsto dall'art. 2059 del c.c. può essere riconosciuto anche senza un "danno biologico" certificato medicalmente. Non devi presentarti in tribunale con una diagnosi di esaurimento nervoso, non serve portare ricette di psicofarmaci o referti di disturbi d'ansia. È sufficiente dimostrare la "compromissione dell'equilibrio psico-fisico", un concetto molto più ampio e umano.
In termini pratici, questo significa che il diritto al riposo, sia diurno che notturno, e il diritto a godere serenamente della propria abitazione sono valori costituzionalmente protetti, sia dalla nostra Carta fondamentale che dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Quando i latrati di un cane ti impediscono di dormire la notte, di rilassarti dopo una giornata di lavoro, di leggere un libro o semplicemente di stare in pace nella tua casa, questi diritti vengono violati. E ogni violazione di un diritto costituzionale merita un risarcimento economico, indipendentemente dal fatto che tu abbia o meno sviluppato una malattia diagnosticabile.


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