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Concorsi pubblici: diritto al risarcimento per erronea collocazione in graduatoria?

Concorsi pubblici: diritto al risarcimento per erronea collocazione in graduatoria?
La Cassazione chiarisce che il dipendente illegittimamente assegnato ad una sede molto lontana può ottenere il risarcimento del danno patrimoniale e morale.
Cosa accade se, all’esito di un concorso pubblico, il soggetto vincitore viene assegnato ad una sede molto lontana dalla propria residenza per un errore nella formazione della graduatoria?
Può configurarsi in tal caso il diritto al risarcimento del pregiudizio subito? E, in caso di risposta affermativa, quali sono i danni nello specifico risarcibili?

Sui temi sottesi a tutti questi quesiti è di recente intervenuta in via chiarificatrice la Corte di Cassazione: con la sentenza n. 8101 del 14 marzo 2022, gli Ermellini hanno infatti operato alcune importanti precisazioni circa la responsabilità della Pubblica Amministrazione nei confronti dei pubblici dipendenti ingiustamente danneggiati.

Dovendosi fornire uno schematico riepilogo delle affermazioni della Suprema Corte, può qui evidenziarsi:
  • che, qualora sia accertata un’illecita attribuzione di lavoro ad altro concorrente e la responsabilità della Pubblica Amministrazione, il pregiudizio in concreto subito può essere dimostrato anche in via presuntiva;
  • che il danno può poi essere liquidato anche in via equitativa qualora, a distanza di tempo, ci si trovi a dover valutare le condizioni di maggior dispendio di energie e danaro in cui si è trovato il dipendente pubblico nell'affrontare impegnative trasferte anziché recarsi nella sede cui aveva diritto;
  • che la liquidazione equitativa del danno patrimoniale – in ossequio a quanto già affermato in Cass., n. 22061/2008 – deve comunque ancorarsi ad elementi oggettivi di carattere lesivo, cioè ad “indici ictu oculi aventi quella minima capacità rappresentativa suscettibile di giustificare un apprezzamento equitativo";
  • che per la liquidazione del il danno morale può considerarsi il maggiore disagio e il peggioramento delle condizioni di esistenza del dipendente pubblico nell' assicurare presenza e assistenza ai propri congiunti: le Sezioni Unite, infatti, hanno da tempo affermato il principio secondo cui il danno esistenziale è da intendere come “ogni pregiudizio (di natura non meramente emotiva ed interiore, ma oggettivamente accertabile) provocato sul fare areddittuale del soggetto, che alteri le sue abitudini e gli assetti relazionali propri, inducendolo a scelte di vita diverse quanto all'espressione e realizzazione della sua personalità nel mondo esterno”.
Il caso concretamente giunto all’attenzione della Corte, in particolare, vedeva come protagonista un artista salernitano che aveva partecipato ad un concorso presso il Ministero dell’Istruzione e dell’Università mirando ad ottenere un posto alla prestigiosa Accademia delle Belle Arti di Napoli.
Un altro concorrente, tuttavia, aveva falsificato i titoli e il Ministero aveva illegittimamente collocato quest’ultimo in una posizione più alta in graduatoria rispetto all’artista salernitano, il quale era stato assegnato alla sede di Frosinone .
Dopo anni di trasferte costose e faticose, che peraltro lo tenevano lontano dalla madre anziana e dalla sorella disabile, l’artista aveva dunque iniziato l’iter giudiziario che ha dato origine alla pronuncia esaminata.


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