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Assegno di inclusione 2024, ecco perché la tua domanda è stata respinta: come capire qual è il problema e come risolverlo

Assegno di inclusione 2024, ecco perché la tua domanda è stata respinta: come capire qual è il problema e come risolverlo
Domanda di Assegno di inclusione respinta: scopri per quale motivo
Se hai fatto domanda per l'Assegno di Inclusione (ADI), la nuova misura di sostegno economico introdotta dall'art. 1 del decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, convertito con modificazioni dalla legge 3 luglio 2023, n. 85, forse già saprai che i primi pagamenti erano attesi dal 26 gennaio. Tuttavia, proprio in questi giorni, molti richiedenti hanno ricevuto un'amara sorpresa: la loro domanda è stata respinta.
Difatti, come ha reso noto l'INPS sul proprio portale, con una nota del 25.01.2024, delle 446.256 domande lavorate (pervenute entro i primi giorni di gennaio), ben 117.461 sono state respinte per mancanza di requisiti.
In particolare, tra le principali cause di rigetto l'INPS indica: esito negativo sopra soglia su DSU, superamento delle soglie di reddito, omessa dichiarazione dell’attività lavorativa.

Naturalmente, non sono mancate le polemiche tra i richiedenti. In particolare, molti percettori del vecchio Reddito di cittadinanza non riescono a capacitarsi che l'assegno di inclusione gli sia stato negato.
Fermo restando che, appunto, non sussiste un unico motivo alla base del rigetto della domanda, e che ogni caso è a sé, proviamo, anche sulla base delle indicazioni fornite dall'INPS nella predetta nota, a comprendere quali possono essere i motivi alla base di una richiesta respinta.

Ricordiamo che, ex art. 2 del D.L. n. 48/2023 e art. 3 del D.M. del 13 dicembre 2023, possono richiedere tale misura di sostegno le famiglie che abbiano nel proprio nucleo familiare almeno una persona:
  • minorenne;
  • con disabilità;
  • con più di 60 anni;
  • in condizione di svantaggio e inserita in un programma di cura e assistenza dei servizi socio sanitari territoriali certificato dalla Pubblica Amministrazione.
I soggetti richiedenti devono possedere determinati requisiti, tra cui ISEE non superiore ad euro 9.360 e reddito familiare inferiore a 6.000 euro annui (tale limite sale a 7.560 euro annui nel caso di nucleo familiare composto da persone che abbiano tutte compiuto i 67 anni e/o disabili gravi o non autosufficienti).

Una volta ricevuta la domanda, l'INPS analizza i seguenti aspetti:
  • Effettua controlli preliminari, che possono dare esito negativo qualora i dati comunicati nella domanda o nell'ISEE non concordino con i dati in possesso dell’Inps o reperiti dalle banche dati a disposizione, come, ad esempio, la banca dati dell'Agenzia delle Entrate.
  • Verifica la residenza e, a quel punto, può accorgersi che la residenza comunicata nella DSU non coincide con la residenza presente negli archivi del Comune, o non risulta che il richiedente è residente in Italia da almeno 5 anni, di cui gli ultimi 2 anni in maniera continuativa.
  • Verifica la cittadinanza, in quanto l’ADI spetta in caso di cittadinanza, residenza e soggiorno nell'unione europea o titolarità del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo o status di protezione internazionale. Diversamente, la domanda non è accolta.
  • Effettua i controlli anagrafici, rilevando eventuali vizi nella domanda. Di solito, correggendo gli errori, il problema può essere risolto facilmente.
  • Verifica la presenza di beni durevoli e può respingere la domanda perché, dai dati a disposizione, risulta che nel nucleo familiare ci sono soggetti intestatari di autoveicoli di cilindrata superiore ai 1.600 cc o motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc, immatricolati la prima volta nei 36 mesi antecedenti la richiesta, o intestatari di navi, imbarcazioni da diporto o aeromobili.
  • Verifica l'Isee e, in tal caso, può respingere la domanda per superamento della soglia di euro 9.360, o per il superamento della soglia reddituale di euro 6.000 annui (aumentabili ad euro 7.560 nei casi di cui si è detto). In tal caso, la domanda viene appunto respinta per “mancanza del requisito economico”. Ciò potrebbe verificarsi anche per quei soggetti che percepivano il vecchio Reddito di cittadinanza, in quanto, con la nuova misura, non sono considerati, nel parametro della scala di equivalenza, i componenti maggiorenni occupabili.
  • Fa verifiche in merito all'attività lavorativa e può respingere la domanda con la dicitura "omessa dichiarazione dell’attività lavorativa", ad esempio perché nel nucleo familiare vi sono componenti che hanno iniziato a svolgere attività lavorativa dopo il periodo preso in considerazione nell’ISEE allegato alla richiesta. In tal caso, andava altresì compilato, dal soggetto richiedente, il modello Adi-Com Ridotto.
  • Verifica eventuali dimissioni volontarie, rigettando la domanda qualora riscontri che, nel nucleo familiare, vi sono soggetti che hanno rassegnato le dimissioni nei 12 mesi precedenti alla domanda, senza però darne comunicazione all’Inps.
  • Verifica la composizione del nucleo e, nel caso di anomalie, respinge la domanda con la dicitura “assenza di beneficiari nel nucleo”, che indica che l’Inps non ha accertato la presenza di persone in stato di bisogno tale da beneficiare dell’Assegno di inclusione. Difatti, l'ADI, a differenza del Reddito di cittadinanza, spetta solo quando nel nucleo familiare sia presente almeno un minore, un ultrasessantenne, una persona con disabilità o una persona in condizione di svantaggio e inserita in un programma di cura e assistenza dei servizi socio sanitari territoriali certificato dalla Pubblica Amministrazione. Tali situazioni devono emergere dalla DSU.


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