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Assegno di inclusione 2024, bonus fino a 8.000 euro per chi assume un percettore ADI: ecco come funziona e a chi spetta

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Assegno di inclusione 2024, bonus fino a 8.000 euro per chi assume un percettore ADI: ecco come funziona e a chi spetta
Ai datori di lavoro, che assumono i percettori dell’assegno di inclusione, viene riconosciuto un importante sgravio contributivo. Ecco cosa dice la normativa
Dall’inizio del 2024 è diventata operativa la nuova misura dell’Assegno di inclusione (ADI), prevista dal Governo in sostituzione del Reddito di cittadinanza.

È necessario sapere che l’ADI è una misura che tende a favorire la ricerca del lavoro. Ecco perché, tra le agevolazioni per sostenere chi percepisce l’ADI, è stato previsto anche un bonus fino ad 8.000 euro per i datori di lavoro che assumono i beneficiari della nuova misura.

Come funziona questo bonus? A chi è riservato e in quali casi?

In generale, l’ADI è una misura di sostegno economico e di inclusione professionale. Il contributo economico spetta ai nuclei familiari fragili (ossia, quelli con disabili, minori, soggetti con più di 60 anni o in condizioni di svantaggio, inseriti in programmi di cura e assistenza dei servizi socio-sanitari).

Però, per usufruire di questo nuovo beneficio, occorre partecipare ad un percorso di inserimento sociale, formazione, lavoro e politiche attive del lavoro. Nello specifico, per ricevere l’ADI, bisogna iscriversi presso il sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa (SIISL) al fine di sottoscrivere il Patto di Attivazione Digitale (PAD). Una volta sottoscritto il PAD, i componenti dei nuclei familiari beneficiari dell'ADI devono aderire ad un percorso personalizzato di inclusione sociale o lavorativa.

Proprio con lo scopo di facilitare l’occupazione dei beneficiari dell’ADI, è stato introdotto un bonus a favore dei datori di lavoro per l’assunzione di chi riceve questo sostegno al reddito. In particolare, si tratta di un incentivo riconosciuto per ciascun lavoratore assunto.

In cosa consiste questo bonus?

Questo incentivo consiste in un esonero contributivo, per un periodo massimo di 12 mesi. In pratica, per ogni lavoratore assunto, il datore non deve versare una certa quota dei contributi previdenziali (esclusi i premi e i contributi INAIL, l’istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro), nel limite massimo di un determinato importo su base annua. Cerchiamo di essere più chiari.

A ben vedere, è una misura diversa da quella prevista per incentivare le assunzioni durante l’esistenza del Reddito di Cittadinanza. In quel caso, si trattava sì di uno sgravio contributivo per il datore, ma l’esonero era pari all’importo del Reddito di Cittadinanza percepito dal nucleo familiare, da moltiplicare per i mesi residui di percezione del sostegno.

L’attuale situazione è diversa. Peraltro, a tal riguardo, anche l’INPS ha fatto i dovuti chiarimenti con una propria circolare (la circolare n. 111 del 2023).

Quali sono i requisiti per godere di questa agevolazione?

Chiaramente, è necessario che, alla data della prima assunzione, il lavoratore riceva già l’ADI.

In caso di assunzione con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, l’agevolazione è riconosciuta nella misura del 100% dei complessivi contributi previdenziali a carico del datore, nel limite massimo di 8.000 euro su base annua, per la durata di 12 mesi.

Quanto detto vale anche nell’ipotesi di assunzione con contratto di lavoro part-time. Ovviamente, in questo caso, il massimale del beneficio dovrà essere proporzionalmente ridotto.

Inoltre, il datore può accedere allo sgravio contributivo anche nel caso di assunzione con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato o stagionale, full-time o part-time, per un periodo massimo di 12 mesi e, comunque, non oltre la durata del rapporto di lavoro. Tuttavia, in questa situazione, l’agevolazione viene riconosciuta nella misura del 50% dei complessivi contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, nel limite massimo di 4.000 euro annui.

In realtà, questa misura cerca di favorire non solo l’assunzione, ma anche la stabilità dell’occupazione lavorativa. Infatti, in caso di licenziamento del lavoratore percettore dell’ADI nei 24 mesi successivi all’assunzione, allora il datore sarà tenuto a restituire l’incentivo goduto, con l’applicazione di sanzioni civili e interessi.

Questo nuovo esonero contributivo sarà sufficiente per incentivare la creazione di nuovi posti di lavori? Solo il tempo ci darà la risposta.


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