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Agenzia delle Entrate: ecco come aiutare tuo figlio a pagare il mutuo evitando problemi con il Fisco

Agenzia delle Entrate: ecco come aiutare tuo figlio a pagare il mutuo evitando problemi con il Fisco
Tuo figlio ha comprato casa ma non riesce proprio a pagare le ultime rate del mutuo? Ti spieghiamo come fare senza avere problemi con il Fisco
Qual è il modo più corretto per aiutare un figlio a pagare il mutuo?
Il modo più semplice, sicuro e giuridicamente inattaccabile - per un genitore che voglia aiutare un figlio a sostenere il mutuo - è pagare direttamente la rata alla banca.
Dal punto di vista giuridico, questa operazione rientra nell’“adempimento del terzo” previsto dall’art. 1180 del c.c.: il genitore estingue un debito che formalmente è intestato al figlio.

Se il pagamento è effettuato per spirito di generosità, si configura una donazione indiretta. L’arricchimento del figlio non avviene tramite il trasferimento di denaro, ma attraverso la liberazione da un’obbligazione finanziaria, rendendo l’operazione più semplice e sicura sotto il profilo formale.

Ma cos’è più precisamente la donazione indiretta e perché conviene?
La donazione indiretta si realizza quando l’arricchimento di una persona deriva da un atto che, formalmente, non è una donazione. È il caso, ad esempio, del genitore che paga il prezzo di una casa intestata al figlio o che versa direttamente le rate del suo mutuo.
Il principale vantaggio di questa modalità è che non richiede l’atto pubblico notarile, nemmeno se l’importo è rilevante. La legge, infatti, impone la forma solenne solo per le donazioni dirette di denaro di non modico valore, pena la nullità dell’atto (Trib. Genova, sent. n. 528/2025).
Pagando direttamente la banca si evitano, quindi, costi notarili e inutili complicazioni burocratiche.

E come indicare correttamente la causale del bonifico?
Un bonifico fatto a favore di un figlio in difficoltà a pagare le residue rate del mutuo potrebbe essere una pratica innocua, aliena da implicazioni fiscali: invece è fondamentale prestare attenzione alla causale, per evitare possibili controlli fiscali o malintesi con l’Agenzia delle Entrate.

Innanzitutto occorre chiarire che la causale del bonifico indica il motivo per cui spostiamo una determinata somma dal nostro conto a quello di un’altra persona (o di un ente, di un'azienda, associazione, eccetera). In assenza di una specifica prescrizione di legge che ne imponga la relativa indicazione, si deduce che la causale non costituisce un elemento essenziale del bonifico.
Tuttavia - al fine di evitare possibili problemi con il Fisco - si invita sempre a descrivere correttamente la causale, indicando altresì dei riferimenti temporali ben precisi.

Così, se si rende necessario pagare la rata di un mutuo contratto dal proprio figlio, occorre specificare quanto segue:
“Pagamento rata mutuo n. [numero o mese] del [data], contratto n. [numero], intestato a [Nome e Cognome del figlio], effettuato da [Nome e Cognome del genitore] a titolo di liberalità”.


Ciò per un duplice ordine di motivazioni:
  • di carattere pratico, ovvero per tenere traccia dei trasferimenti di denaro che sono stati eseguiti e ricordarne le motivazioni;
  • per fini probatori, qualora siano in corso delle indagini dell’Agenzia delle Entrate.

Le finalità di uno spostamento di denaro potrebbero, invero, non essere del tutto chiare al Fisco e proprio la mancata giustificazione dell’operazione potrebbe determinare una presunzione sfavorevole per il contribuente che l’ha eseguita.

La causale, quindi, in questi casi assume un ruolo determinante. Si segnala, sul punto, anche un'ordinanza della Cassazione - la n. 16850 del 19 giugno 2024 - nel punto in cui spiega che “se il contribuente non fornisce valide giustificazioni dei prelievi e versamenti effettuati su conti correnti a lui riconducibili, è legittimo l’accertamento bancario eseguito dall’Amministrazione finanziaria ai sensi dell’art. 32 delle disp. accert. imp. redditi ”.
In pratica viene in rilievo la "presunzione di reddito”, una regola secondo cui ogni versamento su un conto corrente può essere considerato reddito, a meno che non si dimostri il contrario.

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