Secondo i dati raccolti, dunque, alcune tipologie di partita IVA risultano maggiormente soggette a verifiche sostanziali, nonostante un contesto generale in cui il numero di accertamenti rimane, comunque, limitato.
Nel 2024 l’Agenzia delle Entrate ha effettuato circa 400.000 accertamenti relativi alla riscossione di imposte dirette, Irap, IVA e imposta di registro. Numeri maggiori rispetto all’anno 2023, che fanno segnare un aumento dell’8%. Tuttavia, secondo la Corte dei Conti, si tratta comunque di un numero contenuto, tenendo conto dell’elevata diffusione dell’evasione fiscale e delle difficoltà operative del Fisco, dovute, in particolare, ad una carenza di organico e alle criticità nell’integrare i dati raccolti dalle fatture elettroniche e dai flussi finanziari.
Nonostante ciò, solo il 3,8% dei circa 2,5 milioni di titolari di partita IVA soggetti agli ISA è stato effettivamente sottoposto a verifiche approfondite. Ne consegue che la percentuale di probabilità di essere sottoposti ad accertamenti rimane limitata.
Gli ISA, in particolare, sono strumenti attraverso i quali il Fisco attribuisce al contribuente una valutazione complessiva in ordine alla sua affidabilità fiscale. Il contribuente otterrà così un punteggio da 1 a 10, che è il risultato dell’applicazione di singoli indicatori. Maggiore è il punteggio ottenuto in termini di affidabilità, maggiori sono i benefici fiscali per i contribuenti.
Per intenderci, di seguito un elenco di alcuni dei benefici premiali per contribuenti con punteggio ISA elevato:
- esonero dall’apposizione del visto di conformità per la compensazione di crediti per un importo non superiore a 50.000 euro annui relativamente all’IVA e per un importo non superiore a 20.000 euro annui relativamente alle imposte dirette e all’IRAP;
- esonero dall’apposizione del visto di conformità per i rimborsi IVA per importo non superiore a 50.000 euro annui;
- esclusione dell’applicazione della disciplina delle società non operative;
- esclusione degli accertamenti basati sulle presunzioni semplici di cui al comma 1, lett. d) dell’art. 39 delle disp. accert. imp. redditi.
A seguire, vi sono gli intermediari del commercio, con il 3,9% e i professionisti contabili (commercialisti, ragionieri, periti), sottoposti a controlli nel 3,6% dei casi.
Anche le attività della ristorazione, come bar, pasticcerie e gelaterie sono tra le più controllate, con un’incidenza del 3,1%. Appena sotto, invece, si trovano gli studi legali, al 3%.
All’estremità opposta si collocano settori come la gestione immobiliare, la compravendita di immobili e le attività sanitarie private (studi medici e laboratori), con percentuali inferiori al 2,5%.