Il fatto che in un’abitazione risiedano minori, anziani o persone affette da patologie gravi non costituisce, di per sé, un impedimento legale all’esecuzione dello sfratto.
Le forze dell’ordine, su ordine dell’autorità giudiziaria, possono procedere per allontanare l’inquilino abusivo anche in presenza di queste condizioni.
Tuttavia, dal momento che il codice di rito non prevede tempi specifici per lo sfratto, l’ufficiale giudiziario potrebbe decidere di ritardare l’intervento in casi particolari, specialmente allorquando all’interno dell’immobile risiedano soggetti affetti da malattie gravi, oppure qualora siano in corso tentativi documentati di ricerca di una nuova sistemazione.
Separazioni e diritto alla casa: quando l’assegnazione tutela i figli
Nei casi di separazione o divorzio, la legge riconosce un diritto prioritario all’abitazione per i figli minorenni o disabili gravi. L’immobile familiare, anche se intestato all’altro genitore, viene assegnato al genitore affidatario, proprio al fine di salvaguardare la continuità affettiva ed educativa. Lo stesso principio può applicarsi ai figli maggiorenni non autosufficienti, se conviventi.
Tuttavia, la permanenza in casa non è illimitata: in caso di nuovi matrimoni, nuove convivenze more uxorio o abbandono della casa da parte del genitore assegnatario, l’assegnazione dell’immobile può essere revocata. Al riguardo, alcune pronunce della Cassazione hanno precisato che l’effetto non è automatico, ma è soggetto ad una valutazione del giudice, il quale deve prendere, come parametro di riferimento, l’interesse dei figli.
Comodato d’uso gratuito: figli fragili e limiti al recupero dell’immobile
Se invece l’abitazione è occupata in forza di un comodato gratuito concesso per esigenze familiari, il proprietario non può rientrarne in possesso in qualsiasi momento. La Cassazione ha stabilito che il riottenimento dell’immobile dev’essere giustificato da una necessità sopravvenuta, urgente e imprevista. Inoltre, in presenza di figli non economicamente autonomi residenti nell’immobile, la giurisprudenza tende a privilegiare la tutela abitativa, soprattutto quando il proprietario dispone di altri alloggi.
Pignoramenti: quando si può restare in casa fino all’asta
Anche in caso di esecuzione immobiliare, la legge garantisce al debitore e alla sua famiglia il diritto a rimanere nell’immobile pignorato fino alla conclusione della procedura, salvo specifiche violazioni. L’art. 560 del c.p.c., aggiornato dalla riforma Cartabia, consente infatti la permanenza nell’abitazione sino all’emissione del decreto di trasferimento all’aggiudicatario, oppure fino al termine della vendita all’asta.
Questo diritto resta valido anche in presenza di bambini, anziani o disabili. Tuttavia, se il debitore impedisce le visite degli acquirenti, trascura la manutenzione dell’immobile o abbandona l’abitazione, il giudice può ordinare la liberazione anticipata. In assenza di tali presupposti, la permanenza è garantita per legge.
Immobili confiscati alla criminalità: prevale l’interesse pubblico
Diverso è il caso degli immobili sottratti alla criminalità organizzata. In questi casi, infatti, è preminente l’interesse pubblico al ripristino della legalità: pertanto, il rilascio è obbligatorio e prevale sulla tutela abitativa riconosciuta agli occupanti. Lo sgombero può essere disposto anche in presenza di minori o persone affette da disabilità. Tuttavia, se l’occupante è in buona fede, l’Agenzia Nazionale per i Beni Sequestrati può concedere un termine per il rilascio e il Comune può intervenire per agevolare il ricollocamento.
Niente più proroghe degli sfratti
Negli anni passati, alcune leggi avevano sospeso temporaneamente gli sfratti per categorie vulnerabili, come anziani o disabili senza reddito e casa alternativa. Questi interventi sono stati dichiarati incostituzionali e oggi non esistono proroghe automatiche: ogni situazione va valutata singolarmente.