Il tema del pensionamento anticipato resta sempre molto rilevante nel dibattito sul sistema previdenziale italiano. In alcuni casi la risposta può essere affermativa, a patto di rispettare determinati requisiti e, soprattutto, di saper dimostrare concretamente la propria situazione contributiva e lavorativa. Una delle novità più importanti è che, per alcune categorie di lavoratori, è possibile accedere alla pensione già a 61, 63 anni o anche prima; tuttavia, per farlo è indispensabile un documento specifico: il modello AP116.
Il principio alla base delle misure di pensionamento anticipato è semplice: riconoscere questo diritto a chi ha svolto attività particolarmente pesanti, usuranti per il corpo o per la salute, oppure che abbiano comportato stress rilevanti, turni, rischi, impegno fisico o psicologico. Nel sistema previdenziale italiano si parla, in questi casi, di “lavori gravosi” e “lavori usuranti”.
Tra le attività rientranti nelle categorie di lavori gravosi/usuranti si trovano ad esempio: lavori edili, facchinaggio, agricoltura, trasporti, lavori in galleria o in ambienti pericolosi, servizi di pulizia, assistenza di persone non autosufficienti, turni notturni, ma anche mansioni in contesti rischiosi o con esposizione ad agenti nocivi. È importante sottolineare che “gravoso” e “usurante” non sono sinonimi e rappresentano due distinte fattispecie normative: un lavoro può essere classificato come gravoso anche senza essere “usurante” nel senso stretto del termine, e viceversa.
Grazie a queste classificazioni, il sistema previdenziale prevede alcune strade per andare in pensione prima rispetto all’età ordinaria:
Il principio alla base delle misure di pensionamento anticipato è semplice: riconoscere questo diritto a chi ha svolto attività particolarmente pesanti, usuranti per il corpo o per la salute, oppure che abbiano comportato stress rilevanti, turni, rischi, impegno fisico o psicologico. Nel sistema previdenziale italiano si parla, in questi casi, di “lavori gravosi” e “lavori usuranti”.
Tra le attività rientranti nelle categorie di lavori gravosi/usuranti si trovano ad esempio: lavori edili, facchinaggio, agricoltura, trasporti, lavori in galleria o in ambienti pericolosi, servizi di pulizia, assistenza di persone non autosufficienti, turni notturni, ma anche mansioni in contesti rischiosi o con esposizione ad agenti nocivi. È importante sottolineare che “gravoso” e “usurante” non sono sinonimi e rappresentano due distinte fattispecie normative: un lavoro può essere classificato come gravoso anche senza essere “usurante” nel senso stretto del termine, e viceversa.
Grazie a queste classificazioni, il sistema previdenziale prevede alcune strade per andare in pensione prima rispetto all’età ordinaria:
- per coloro che hanno 41 anni di contributi e hanno iniziato a lavorare in età molto giovane (cosiddetti “precoci”), è prevista la cosiddetta “Quota 41”: questo strumento consente l’uscita a prescindere dall’età anagrafica, purché vi sia un periodo minimo di lavoro gravoso/usurante (almeno 7 degli ultimi 10 anni, o 6 degli ultimi 7);
- per chi ha svolto lavori gravosi per un lungo periodo e ha maturato almeno 36 anni di contributi, è prevista la misura di APE sociale: in questo caso l’età minima per accedere alla pensione anticipata è di 63 anni e 5 mesi. L’APE sociale rappresenta una sorta di “ponte” prima della pensione piena, fino al compimento dell’età utile per la pensione di vecchiaia;
- chi ha svolto lavoro usurante può beneficiare dello “scivolo” con 61 anni e 7 mesi di età, a condizione di aver versato almeno 35 anni di contributi e di raggiungere la cosiddetta quota 97,6 (somma di età e contributi; si tengono in considerazione anche eventuali frazioni di anno).
Tuttavia, come spesso accade nel diritto previdenziale, l’esistenza della norma non basta: è fondamentale dimostrare di avere effettivamente diritto. Ed è qui che entra in gioco il modello AP116, un documento richiesto dall’INPS per certificare che l’attività svolta rientri in una delle categorie riconosciute come gravose o usuranti.
Il modello AP116 deve essere convalidato dal datore di lavoro e deve contenere una serie di informazioni fondamentali, quali: l’attività svolta, il periodo in cui è stata svolta, il contratto collettivo applicato (CCNL), eventuali codici relativi a rischio infortuni (INAIL), livello di inquadramento, e ogni altra informazione utile a identificare con precisione la natura del lavoro.
Se il datore di lavoro non è più reperibile (per esempio per fallimento, cessazione dell’attività o decesso), il lavoratore può ricorrere a un’autocertificazione. Ma anche in questo caso l’INPS verifica i dati attraverso le proprie banche dati (UNILAV, UNIEMENS, comunicazioni obbligatorie), per controllare che vi sia corrispondenza tra le dichiarazioni e lo stato dei fatti. Questo rende il modello AP116 cruciale: senza di esso, salvo casi particolari accertabili, la domanda di pensionamento anticipato rischia di essere respinta.
Dunque, per alcune categorie di lavoratori il pensionamento anticipato è possibile, ma la procedura non è automatica: occorre prestare molta attenzione alla documentazione. Il modello AP116 deve essere compilato con cura e con tutti i dati necessari; l’omessa compilazione, una dichiarazione incompleta o imprecisa, un’anomalia nei registri contributivi rischiano di compromettere l’accesso alla pensione anticipata.