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Pensione anticipata, addio uscita a 62 anni, spariscono Quota 103 e Opzione Donna, ma rimane una possibilità: ecco quale

Pensione anticipata, addio uscita a 62 anni, spariscono Quota 103 e Opzione Donna, ma rimane una possibilità: ecco quale
La Manovra 2026 elimina le uscite anticipate per le lavoratrici e stringe ancora di più sulle pensioni. Spariscono Opzione Donna e Quota 103, mentre aumenta l'età pensionabile. Il sindacato parla di "ennesimo schiaffo" e annuncia la mobilitazione. Ecco cosa sta succedendo
L'ultima bozza della legge di Bilancio 2026 segna la fine definitiva di Opzione Donna, lo strumento che permetteva alle lavoratrici di lasciare il mondo del lavoro prima del raggiungimento dell'età pensionabile ordinaria. Questa misura consentiva alle dipendenti e alle autonome con almeno 61 anni di età e 35 anni di contributi di accedere alla pensione in anticipo, rispettando determinati requisiti. Dal prossimo anno, però, questa possibilità non sarà più disponibile.
La cancellazione rappresenta l'ultimo capitolo di una storia che aveva già visto un progressivo restringimento della platea delle beneficiarie: nelle ultime due leggi di bilancio, infatti, il Governo aveva introdotto vincoli sempre più stringenti, aumentando di un anno la soglia anagrafica e limitando l'accesso solo a specifiche categorie di donne. Potevano usufruirne soltanto le caregiver che assistono familiari con disabilità grave, le dipendenti o ex dipendenti di aziende in crisi e le lavoratrici con un'invalidità certificata pari o superiore al 74%. Nonostante queste restrizioni avessero già ridotto sensibilmente il numero delle potenziali beneficiarie, l'esecutivo ha deciso di eliminare completamente la misura dalla Manovra.
Anche Quota 103 destinata a scomparire dalla Manovra 2026
Insieme a Opzione Donna, il capitolo pensioni della legge di Bilancio vedrà sparire anche Quota 103, il meccanismo che permetteva ai lavoratori di anticipare il momento del pensionamento raggiungendo 62 anni di età e 41 anni di contributi. Questa opzione prevedeva, però, una condizione specifica: l'accettazione del ricalcolo dell'assegno pensionistico interamente con il metodo contributivo, che generalmente risulta meno vantaggioso rispetto al sistema misto o retributivo.
La scomparsa di Quota 103 si inserisce in una strategia più ampia, annunciata già nel documento programmatico di bilancio, dove si faceva esplicito riferimento alla necessità di limitare i canali di uscita anticipata dal mondo del lavoro. Questa scelta va nella direzione opposta rispetto alle aspettative di chi sperava in un allentamento delle regole per l'accesso alla pensione, e si accompagna invece a un generale inasprimento dei requisiti. Le uniche misure che, al momento, dovrebbero rimanere in piedi sono l'Ape Sociale, destinata a chi svolge lavori particolarmente gravosi e ad altre categorie specifiche, e il cosiddetto bonus Maroni, un incentivo economico riconosciuto a coloro che scelgono di continuare a lavorare anche dopo aver raggiunto i requisiti necessari per la pensione anticipata.
L'aumento dell'età pensionabile: tre mesi in più spalmati su due anni
La cancellazione delle uscite anticipate si affianca a un'altra novità contenuta nella Manovra: l'innalzamento dell'età pensionabile, determinato dalle più recenti stime sulla speranza di vita elaborate dall'Istat. Il Governo ha deciso di dilazionare in due anni l'aumento di tre mesi che, originariamente, sarebbe dovuto scattare tutto nel 2027.
Secondo il nuovo calendario, a partire dal primo gennaio 2027 l'età per accedere alla pensione di vecchiaia salirà di un mese, portandosi a 67 anni e un mese, mentre per la pensione anticipata saranno necessari 42 anni e 11 mesi di contributi (con uno sconto di un anno per le donne, quindi 41 anni e 11 mesi). Dal 2028, invece, si potrà andare in pensione di vecchiaia a 67 anni e tre mesi, mentre per quella anticipata serviranno 43 anni e un mese di contributi versati.
Questa progressione graduale rappresenta comunque un allungamento della vita lavorativa per milioni di italiani, in un contesto in cui le possibilità di lasciare prima il mondo del lavoro diventano sempre più rare e riservate a casi eccezionali. L'aumento dei requisiti anagrafici e contributivi si inserisce in un quadro previdenziale che continua a spostarsi verso un innalzamento dell'età di pensionamento, seguendo l'evoluzione demografica del Paese.
La dura reazione della Cgil: "Ennesimo schiaffo al lavoro femminile"
Le scelte del Governo in materia pensionistica hanno scatenato la ferma protesta della Cgil, che ha annunciato una mobilitazione nazionale. Lara Ghiglione, segretaria confederale del sindacato, ha definito la cancellazione di Opzione Donna come "l'ennesimo schiaffo" rivolto al lavoro femminile. Secondo la rappresentante sindacale, la Manovra non prevede alcun riconoscimento dei periodi dedicati alla cura dei familiari, nessuna misura specifica per le donne che hanno avuto carriere frammentate e discontinue, e nessuna risposta concreta alle disuguaglianze strutturali che penalizzano milioni di lavoratrici nel nostro Paese.
La Cgil ha inoltre denunciato l'assenza di una pensione contributiva di garanzia per i giovani, uno strumento che sarebbe fondamentale per chi si trova a vivere con contratti precari o lavori saltuari. Il sindacato ha convocato una grande manifestazione per il 25 ottobre a Roma, dove - oltre alle questioni previdenziali - verrà portata avanti anche la richiesta di un aumento generalizzato dei salari. Nella dichiarazione ufficiale, la Cgil ha sottolineato con toni durissimi come questo esecutivo, che aveva promesso in campagna elettorale il superamento e addirittura l'abolizione della Legge Fornero, stia di fatto rafforzandola. Si tratta della quarta Manovra consecutiva che interviene sul sistema pensionistico senza proporre una vera visione riformatrice, limitandosi a interventi che stringono sempre di più le maglie dell'accesso ai trattamenti previdenziali.


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