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Partite IVA, partono i controlli a tappeto sui forfettari, cosa sta cercando il Fisco: ecco l'anno di riferimento

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Partite IVA, partono i controlli a tappeto sui forfettari, cosa sta cercando il Fisco: ecco l'anno di riferimento
Il regime forfettario, scelto per la sua semplicità, è oggi oggetto di controlli fiscali mirati da parte dell’Agenzia delle Entrate, che verifica requisiti, incassi e documentazione, con il rischio di accertamenti retroattivi e pesanti sanzioni
Chi sceglie il regime forfettario spesso lo fa per semplificare la gestione fiscale e per ottenere un risparmio sulle imposte. Tuttavia, questa opzione agevolata può nascondere alcune insidie, soprattutto quando si passa dalla teoria alla pratica e si entra nel campo dei controlli dell’Agenzia delle Entrate.
Negli ultimi mesi, infatti, migliaia di contribuenti aderenti al forfettario si sono visti recapitare richieste di atti e documenti da parte del Fisco. Il motivo? Verificare la reale legittimità dell’accesso al regime, con conseguenze potenzialmente molto gravose sul piano tributario.

Le richieste dell’Agenzia delle Entrate: cosa sta succedendo
Di recente, il Fisco ha intensificato le attività ispettive, concentrandosi al momento sull’anno d’imposta 2021. In questo contesto, molti professionisti hanno ricevuto comunicazioni ufficiali che richiedono la trasmissione di fatture, estratti conto bancari e altri documenti utili a ricostruire la loro situazione economica.
Queste richieste si basano sugli artt. 32 (D.P.R. 600/1973) e 51 (D.P.R. 633/1972), due norme cardine in materia di accertamento. Il riferimento al Testo Unico IVA non è casuale: se l’Agenzia contesta la legittimità del regime agevolato, può ricalcolare non solo l’IRPEF, ma anche l’IVA dovuta su tutti i ricavi.

Incongruenze e anomalie: quando i dati non tornano
A far scattare l’attenzione dell’Agenzia sono, spesso, incongruenze tra i redditi dichiarati nel quadro LM e le Certificazioni Uniche ricevute dai committenti. Anche se queste CU non erano più obbligatorie per i forfettari fino a poco tempo fa, molti sostituti d’imposta hanno continuato a trasmetterle, dando luogo a fraintendimenti.
In questi casi, un’attenta verifica dei dati può evitare contestazioni: basta predisporre un riepilogo dettagliato che colleghi ogni fattura emessa con il relativo incasso, chiarendo l’eventuale differenza tra fatturazione e incasso secondo il principio di cassa.

Come documentarsi in modo corretto: il prospetto di raccordo
Nel corso delle ispezioni, l’Amministrazione spesso richiede un registro incassi-pagamenti che, però, i contribuenti in regime forfettario non sono tenuti a tenere. Ciò non toglie che sia utile fornire un quadro chiaro dei movimenti finanziari, per evitare dubbi e possibili sanzioni.

Quando il fisco non chiede spiegazioni: accertamenti automatici
Diverso, e più problematico, è il caso in cui l’Agenzia delle Entrate procede direttamente all’accertamento senza avvisi preliminari. Succede quando l’assenza dei requisiti del regime forfettario risulta evidente già dalle dichiarazioni presentate dal contribuente.
Ad esempio, è il caso di chi ha superato i 30.000 euro di reddito da lavoro dipendente o da pensione nel 2020, oppure di chi deteneva partecipazioni in società di persone al 31 dicembre dell’anno precedente. In queste ipotesi, il contribuente non poteva accedere al forfettario e il sistema informativo dell’Agenzia rileva automaticamente l’anomalia.

Regime forfettario: semplicità solo apparente
Ciò dimostra che il regime forfettario non è affatto esente da verifiche fiscali e, anzi, può rivelarsi più delicato di quanto si creda. La sua apparente semplicità può diventare un’arma a doppio taglio: basta una svista per ritrovarsi con un’imposizione ordinaria retroattiva, IVA inclusa e sanzioni molto pesanti.
Per evitare brutte sorprese, è fondamentale rispettare in modo rigoroso i requisiti previsti, monitorare costantemente la propria posizione fiscale e predisporre con cura la documentazione contabile.


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