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Partite IVA, migliaia di forfettari nel mirino del Fisco per accertamenti finanziari: ecco come funzionano i controlli

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Partite IVA, migliaia di forfettari nel mirino del Fisco per accertamenti finanziari: ecco come funzionano i controlli
Oltre 4.000 partite IVA nel mirino del Fisco per accesso irregolare al regime forfettario: accertamenti su ricavi, conti e movimenti finanziari con rischio di sanzioni e passaggio al regime ordinario
Sono oltre 4.000 i titolari di partita IVA finiti sotto la lente dell’Agenzia delle Entrate per presunte irregolarità nell’accesso al regime forfettario. Secondo quanto emerso dai controlli incrociati sui movimenti finanziari, alcuni contribuenti avrebbero superato già nel 2021 il limite di 65.000 euro di ricavi, soglia oltre la quale non è più possibile beneficiare dell’imposizione agevolata.
Il Fisco ha analizzato in dettaglio l’andamento dei conti correnti, le transazioni effettuate tramite bonifici, le spese con carte prepagate e l’effettiva disponibilità patrimoniale. Gli accertamenti hanno evidenziato casi in cui le entrate hanno raggiunto anche i 90.000 euro in un solo anno.

Al fine di evitare contestazioni infondate legate a operazioni una tantum (come, ad esempio, il riscatto di una polizza o una vincita), l'Agenzia ha accertato che nel 2022 gli stessi soggetti abbiano ricevuto almeno 80.000 euro.
In questo modo, il Fisco ha escluso casi accidentali e ha puntato sui contribuenti che abbiano realmente beneficiato in modo improprio della tassazione agevolata prevista dal regime forfettario. Chi rientra in questo scenario rischia ora di dover versare le imposte previste dal regime ordinario, con l’aggiunta di sanzioni e interessi.

Come funziona la verifica
L’intervento dell’Agenzia si concentra su chi, nonostante il superamento del limite nel 2021, ha continuato a operare in regime forfettario anche nel 2022, godendo quindi di un’imposta sostitutiva più favorevole. In realtà, la normativa stabilisce chiaramente che al superamento della soglia dei ricavi (65.000 euro) nell’anno precedente, il contribuente debba abbandonare il regime agevolato e passare a quello ordinario.
Quest’ultimo, infatti, comporta un’imposizione più articolata: obbligo di versare l’IRPEF a scaglioni (nel 2022 erano ancora in vigore cinque aliquote), oltre ad addizionali comunali e regionali, eventualmente IRES per le società e IRAP laddove applicabile.

Non solo conti correnti: il Fisco incrocia tutti i dati
I controlli, però, non si fermano ai conti bancari. L’Agenzia delle Entrate ha ampliato il perimetro dell’indagine includendo ogni fonte utile a ricostruire l’effettivo volume d’affari: carte prepagate, saldi patrimoniali, movimenti in entrata e in uscita e naturalmente le fatture emesse.
Nei casi in cui emergano anomalie, i contribuenti saranno soggetti a un ricalcolo delle imposte dovute per l’anno 2022 secondo le regole del regime ordinario, con inevitabile conseguenze sul piano sanzionatorio.

Forfettari sotto pressione: cosa succede adesso?
I soggetti a cui verrà contestata l’applicazione illegittima del regime forfettario, oltre al pagamento delle imposte secondo il regime ordinario, potrebbero essere sottoposti anche ad una serie di obblighi sospesi, come adempimenti IVA, tenuta della contabilità, liquidazioni periodiche. Inoltre, dal momento che, nel 2022, le aliquote IRPEF erano ancora elevate, l’eventuale recupero d’imposta potrebbe risultare particolarmente gravoso.


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