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Novità cassa integrazione, arriva anche per il troppo caldo, bastano 35 gradi percepiti: ecco le regole INPS aggiornate

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Novità cassa integrazione, arriva anche per il troppo caldo, bastano 35 gradi percepiti: ecco le regole INPS aggiornate
In un suo messaggio del 2024 - valido anche per il 2025 - l’INPS conferma che anche le temperature torride possono giustificare la cassa integrazione ordinaria. Ecco quali sono le regole
Nel messaggio n. 2736 pubblicato il 26 luglio 2024, l’INPS fornisce indicazioni operative valide anche per l’estate 2025. In particolare, l’Istituto chiarisce che in caso di temperature elevate tali da impedire il regolare svolgimento dell’attività lavorativa, le aziende possono fare richiesta della Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria (CIGO), ma anche di altri strumenti di integrazione salariale come il FIS (Fondo di Integrazione Salariale), i Fondi di solidarietà bilaterali o la CISOA (per i lavoratori agricoli).
L’obiettivo è duplice: proteggere la salute dei lavoratori esposti a rischi legati al caldo eccessivo, e allo stesso tempo offrire un supporto economico alle imprese che, a causa delle condizioni climatiche estreme, si trovano costrette a sospendere o ridurre la produzione. Non si tratta quindi di un privilegio, ma di una misura concreta prevista dalla normativa vigente per fronteggiare eventi transitori che non sono imputabili né all’azienda né al lavoratore.
Per fare un esempio: un’impresa edile che deve interrompere i lavori su un tetto a causa delle elevate temperature può richiedere la CIGO per il personale impiegato in quella specifica mansione, senza che ciò abbia impatti negativi sul contratto di lavoro o sul diritto allo stipendio.
Quando il caldo basta per fermare il lavoro: il limite dei 35 gradi
L’INPS ha definito una soglia di riferimento ben precisa: la temperatura percepita di 35 gradi. Ma attenzione: non serve che il termometro segni esattamente 35 gradi per attivare la cassa integrazione. L’Istituto specifica che anche con temperature reali inferiori, si può fare domanda se la temperatura percepita, calcolata tenendo conto dell’umidità, dell’esposizione solare, dei dispositivi di protezione utilizzati o della presenza di fonti di calore (come forni, macchinari industriali, tute termiche), supera tale soglia.
Inoltre, l’accesso alla CIGO non dipende solo dai dati meteo, ma anche da valutazioni tecniche sulla sicurezza. Se il responsabile della sicurezza aziendale decide di sospendere l’attività per prevenire i colpi di calore, l’azienda può chiedere la cassa integrazione anche in assenza di temperature ufficiali elevate.
Importante anche il caso delle lavorazioni svolte in ambienti chiusi, che rientrano nella tutela se privi di sistemi di raffreddamento adeguati, come ventilazione o aria condizionata. La legge riconosce, infatti, che anche lavorare in magazzini, capannoni o officine prive di ricambio d’aria può mettere in pericolo la salute dei lavoratori, soprattutto nelle ore centrali della giornata.
Chi ha diritto alla CIGO per il caldo e cosa cambia nel 2025
Non tutti i lavoratori sono coinvolti allo stesso modo. La cassa integrazione per caldo estremo può essere richiesta solo per alcune tipologie di lavorazione, quelle più esposte ai rischi dovuti alle alte temperature. Secondo l’INPS, le condizioni ammesse includono:
  • lavori svolti in luoghi non protetti dal sole, come tetti, strade, cantieri all’aperto;
  • mansioni incompatibili con il calore, che coinvolgono materiali sensibili alle alte temperature o l’utilizzo di attrezzature che aumentano il rischio di disidratazione o surriscaldamento corporeo.

Per fare un esempio pratico: un muratore che lavora su un’impalcatura sotto il sole cocente può essere sospeso dal lavoro nelle ore più calde e coperto dalla CIGO, mentre un collega che lavora all’interno di un edificio climatizzato potrebbe continuare a lavorare regolarmente.
La normativa prevede che, in condizioni normali, il lavoratore debba avere almeno 90 giorni di anzianità effettiva presso l’unità produttiva per accedere alla CIGO. Ma in caso di richiesta con causale “evento meteo” o per ordine dell’autorità pubblica, questo requisito non è richiesto, così come non è dovuto il contributo addizionale da parte dell’azienda. Un’altra semplificazione riguarda l’informativa sindacale: può avvenire anche dopo l’inizio della sospensione, tranne nei casi in cui si chiede una proroga oltre le 13 settimane previste per alcuni settori (come da art. 12 del D.Lgs. n. 148/2015).
Come si presenta la domanda e cosa deve fare l’azienda
Per richiedere la cassa integrazione per caldo l’azienda deve presentare la normale domanda di CIGO, indicando:
  • le giornate o gli orari di sospensione o riduzione dell’attività;
  • l’elenco dei lavoratori coinvolti;
  • il tipo di lavorazione prevista nei periodi interessati.

Non serve allegare bollettini meteo, perché l’INPS li acquisisce automaticamente da fonti ufficiali. Tuttavia, è necessario allegare una relazione tecnica completa, che descriva in modo dettagliato l’evento meteorologico, la lavorazione sospesa e le condizioni operative dei dipendenti.
Per rafforzare la richiesta, le aziende possono anche fare riferimento alla mappa del rischio da caldo pubblicata su Worklimate.it, uno strumento utile e riconosciuto per monitorare le condizioni ambientali nei diversi territori. Questo passaggio, sebbene non obbligatorio, può aumentare le probabilità di accoglimento della domanda, dimostrando che la sospensione è stata una misura necessaria per tutelare la salute dei dipendenti.


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