Il Bonus anziani è già operativo da giugno dello scorso anno ed è rivolto agli anziani ultraottantenni che necessitano di assistenza continua ventiquattr'ore su ventiquattro e che si trovano in condizioni economiche particolarmente disagiate. La somma di 850 euro mensili si aggiunge all'indennità di accompagnamento ordinaria, che attualmente ammonta a 531,76 euro, creando così un pacchetto di supporto economico complessivo di oltre 1.380 euro al mese. Chi ha fatto domanda a giugno ha ricevuto anche gli arretrati, con decorrenza retroattiva dal mese di gennaio.
Tuttavia, i numeri della spesa effettiva raccontano una storia diversa dalle aspettative: nonostante lo stanziamento governativo di 250 milioni di euro, la cifra utilizzata è ben inferiore. Il motivo?
I requisiti attuali sono troppo stringenti e scoraggiano molte famiglie dall'avanzare la richiesta. Al momento, infatti, per accedere al bonus è necessario possedere un
ISEE sociosanitario non superiore a 6.000 euro, una soglia così bassa che esclude automaticamente tantissimi nuclei familiari che - pur vivendo situazioni di difficoltà - non rientrano in questo limite. Inoltre, l'ISEE sociosanitario
include nel calcolo anche il valore della prima casa di proprietà, penalizzando proprio quelle famiglie che hanno investito una vita nel proprio immobile, ma che oggi non dispongono di liquidità sufficiente per pagare l'assistenza necessaria ai propri cari anziani.
Chi può accedere oggi e cosa potrebbe cambiare domani
Attualmente possono beneficiare del sostegno economico soltanto gli anziani che si trovano in condizioni sanitarie estremamente gravi e certificate. Si parla di persone in stato di coma, che necessitano di autorespiratori per la sopravvivenza, affette da demenza profonda, con gravi disabilità permanenti, invalidità totale o lesioni spinali che impediscono qualsiasi autonomia di movimento e decisione.
Dal punto di vista normativo, è indispensabile possedere un grado di disabilità riconosciuto ai sensi dell'art.
3, comma 3 della Legge 104, che identifica le condizioni di
disabilità grave con necessità di assistenza permanente. La procedura prevede la compilazione di un modulo di autodichiarazione, nel quale il richiedente deve indicare con precisione la composizione del nucleo familiare e l'eventuale presenza di altri componenti disabili o anziani non autosufficienti.
La complessità burocratica e la rigidità dei parametri economici rappresentano un ostacolo significativo per molte famiglie che avrebbero diritto all'aiuto, ma che rinunciano di fronte alla montagna di documentazione richiesta. La riforma allo studio per il 2026 prevede proprio
l'esclusione della prima casa dal calcolo dell'ISEE, una modifica apparentemente tecnica ma che avrebbe un impatto sociale enorme. Eliminando dal conteggio il valore dell'immobile di
residenza,
migliaia di famiglie potrebbero finalmente rientrare nella soglia dei 6.000 euro e accedere a un sostegno economico che, oggi, viene loro negato nonostante le evidenti necessità assistenziali.
Come si utilizza il contributo e quali sono gli obblighi
Per ricevere il bonus è necessario soddisfare due requisiti fondamentali:
essere non autosufficienti e risultare già titolari dell'indennità di accompagnamento ordinaria. La prestazione economica complessiva si articola in due componenti distinte: da un lato la
quota fissa rappresentata dall'indennità di accompagnamento che l'anziano già percepisce mensilmente, dall'altro la
quota integrativa di 850 euro che viene erogata specificamente per coprire le spese di assistenza domiciliare. Quest'ultima somma non può essere utilizzata liberamente, ma deve essere destinata esclusivamente a due finalità ben precise: la
retribuzione di assistenti familiari assunti con regolare contratto di
lavoro domestico, oppure l'
acquisto di servizi di assistenza non sanitaria forniti da imprese qualificate e autorizzate nel settore socio-assistenziale.
Il governo ha previsto un sistema di controlli rigorosi sull'effettivo utilizzo della quota integrativa: i beneficiari sono tenuti a conservare e presentare la documentazione che comprova le spese sostenute, come buste paga delle badanti o fatture delle cooperative di assistenza. Chi non è in grado di dimostrare che il denaro ricevuto è stato effettivamente impiegato per le finalità previste va incontro alla decadenza immediata dal beneficio, con possibile richiesta di restituzione delle somme indebitamente percepite. Questa rigidità nei controlli mira a garantire che le risorse pubbliche raggiungano davvero l'obiettivo di migliorare la qualità di vita degli anziani non autosufficienti, evitando usi impropri del sostegno economico e assicurando che ogni euro stanziato si traduca in assistenza concreta e qualificata.
L'assistenza agli over 80: più badanti per chi ne ha bisogno
Ricordiamo, infine, che il governo ha già dato il via a un provvedimento concreto per rispondere all'emergenza assistenziale degli anziani più fragili. Si tratta dell'autorizzazione ad assumere personale di cura per i disabili ultra ottantenni attraverso un canale privilegiato, completamente "fuori quota" rispetto al tradizionale decreto flussi. Questa misura permetterà l'ingresso di circa diecimila lavoratori stranieri destinati esclusivamente all'assistenza domiciliare degli anziani con gravi disabilità.
L'assunzione potrà avvenire tramite agenzie per il lavoro specializzate, oppure attraverso associazioni datoriali che abbiano sottoscritto il
contratto collettivo del settore domestico, garantendo così tutele e regolarità sia per i lavoratori che per le famiglie che ne usufruiscono. Questa iniziativa rappresenta un primo tassello di un piano più ampio, che mira a costruire una rete di protezione sociale più efficace per chi non può più gestire autonomamente la propria quotidianità.