L’
Assegno di Inclusione (ADI), introdotto dal
decreto-legge n. 48 del 4 maggio 2023 (Decreto lavoro 2023), nasce con una finalità ben precisa: non limitarsi a garantire un sostegno al reddito, ma favorire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone più fragili. A differenza di altre misure del passato, l’ADI è costruito come un percorso, che accompagna il beneficiario verso l’autonomia economica. In questo contesto, il lavoro non è visto come un evento futuro e incerto, ma come un obiettivo concreto da stimolare fin dai primi mesi di fruizione del beneficio. Proprio per questo motivo, il
legislatore ha previsto
strumenti aggiuntivi che premiano l’iniziativa personale e la volontà di rimettersi in gioco, anche attraverso il
lavoro autonomo.
Il beneficio addizionale: un aiuto economico pensato per chi sceglie di mettersi in proprio
Tra questi strumenti spicca il cosiddetto beneficio addizionale, una misura spesso poco conosciuta ma di grande impatto. Si tratta di un contributo economico una tantum, destinato ai beneficiari dell’Assegno di Inclusione che avviano un’attività di lavoro autonomo, un’impresa individuale oppure partecipano a una società cooperativa. Non è una semplice integrazione mensile dell’assegno, ma un sostegno mirato, pensato per coprire le spese iniziali che ogni nuova attività comporta: apertura della Partita IVA, adempimenti amministrativi, primi investimenti e costi fissi. L’idea alla base della norma è quella di ridurre il rischio economico dell’avvio e rendere più sostenibile una scelta che, senza un aiuto iniziale, potrebbe essere rimandata o abbandonata.
Il vincolo dei 12 mesi
Il beneficio addizionale non è però automatico né illimitato nel tempo. La normativa stabilisce che l’attività lavorativa debba essere avviata entro i primi 12 mesi di fruizione dell’Assegno di Inclusione. Questo requisito temporale mira a intervenire nella fase iniziale del percorso di inclusione, quando il sostegno pubblico può davvero incidere sulle scelte economiche e professionali del nucleo familiare. Avviare un’attività dopo questo periodo non consente più di accedere all’incentivo, anche se si resta beneficiari dell’ADI. Lo Stato, quindi, sostiene chi coglie subito l’opportunità e decide di investire attivamente nel proprio futuro lavorativo.
Fino a 3.000 euro subito, più sconti fiscali e contributivi
Dal punto di vista economico, l’importo del beneficio addizionale corrisponde a sei mensilità dell’Assegno di Inclusione, con un limite massimo di 500 euro per ciascuna mensilità. In concreto,
il contributo può arrivare fino a 3.000 euro, erogati in un’unica soluzione, una volta verificato il rispetto di tutti i requisiti previsti dalla legge. Ma non finisce qui. Chi apre una Partita IVA può inoltre beneficiare della
riduzione del 50% dei contributi INPS, prevista dalla
Legge di Bilancio 2024, alleggerendo in modo significativo il peso dei versamenti previdenziali nei primi anni di attività. A questo si aggiunge il
regime forfettario al 5% per i primi cinque anni, introdotto dalla
Legge n. 190/2014, che consente una tassazione estremamente agevolata. Sommando queste misure, l’Assegno di Inclusione smette di essere solo un paracadute sociale e diventa un vero strumento di partenza per costruire un lavoro stabile e autonomo.