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Agenzia delle Entrate, arriva lo stop alle ispezioni di Fisco e Guardia di Finanza se non giustificate: nuova sentenza

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Agenzia delle Entrate, arriva lo stop alle ispezioni di Fisco e Guardia di Finanza se non giustificate: nuova sentenza
Per il futuro, nei verbali della Guardia di Finanza dovranno essere indicate, espressamente e in modo inequivocabile, le circostanze e le condizioni che giustificano l'accesso
Gli accertamenti tributari rappresentano l'insieme delle attività svolte dall'Amministrazione finanziaria, principalmente attraverso l'Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza, volte a garantire il corretto adempimento degli obblighi fiscali da parte dei contribuenti. Queste attività prevedono accessi, ispezioni e verifiche fiscali, strumenti fondamentali per prevenire, individuare e reprimere eventuali violazioni delle normative tributarie.

La Guardia di Finanza, in qualità di organo di polizia economico-finanziaria, svolge un ruolo cruciale in queste attività. Essa ha il compito di inibire le violazioni delle normative fiscali e tributarie, valutando la capacità contributiva del soggetto verificato e raccogliendo elementi per determinare le basi imponibili.

Al termine delle operazioni di verifica, viene redatto un Processo Verbale di Constatazione (PVC), documento che riassume le attività svolte, le eventuali violazioni riscontrate e le osservazioni del contribuente. Questo verbale costituisce la base per eventuali, successivi atti impositivi da parte dell'Amministrazione finanziaria.

È importante sottolineare che tali attività devono essere condotte nel rispetto dei diritti del contribuente e del principio di trasparenza, seguendo le procedure previste dalla normativa vigente. In materia si richiamano l'art. 12 dello Statuto dei diritti del contribuente e la circolare n. 98000/2002, con cui la stessa Guardia di Finanza ha precisato che la presenza dei verificatori presso i locali dell'impresa deve essere discreta, e il controllo deve avvenire nel luogo più adatto per ottenere la collaborazione del contribuente.

La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo
Al riguardo, con sentenza del 6 febbraio 2025, la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha condannato l'Italia per violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, in particolare dell'articolo 8, che tutela il diritto al rispetto della vita privata e del domicilio. La disposizione prevede, in particolare, che “ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza. Non può esservi ingerenza di una autorità pubblica nell’esercizio di tale diritto a meno che tale ingerenza sia prevista dalla legge e costituisca una misura che, in una società democratica, è necessaria alla sicurezza nazionale, alla pubblica sicurezza, al benessere economico del paese, alla difesa dell’ordine e alla prevenzione dei reati, alla protezione della salute o della morale, o alla protezione dei diritti e delle libertà altrui”.

Il provvedimento della Corte Europea riguarda le modalità con cui, fino a oggi, sono stati condotti i controlli fiscali - da parte dell'Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza - nei locali delle imprese e negli studi professionali. La Corte ha rilevato gravi carenze nel sistema normativo italiano, sottolineando l'assenza di sufficienti garanzie a tutela dei diritti delle persone sottoposte a ispezioni. Secondo i giudici di Strasburgo, la normativa vigente non prevede criteri chiari e controllabili che legittimino l'accesso dei verificatori fiscali nei luoghi di lavoro, lasciando spazio a potenziali abusi di potere.
In particolare, viene stigmatizzata la mancanza di un controllo giurisdizionale, preventivo o successivo, sull'operato degli ispettori, e la totale discrezionalità con cui possono essere disposti accessi e perquisizioni fiscali. La Corte ha ribadito che, anche nei confronti di soggetti considerati a rischio evasione, deve essere sempre garantito il diritto alla difesa e alla tutela della sfera privata.

L'adeguamento del legislatore nazionale
A seguito della sentenza, l'Italia è stata, di fatto, obbligata a riformare l'intero impianto normativo che regola le ispezioni tributarie, introducendo maggiori garanzie per imprese e professionisti. Il legislatore ha quindi presentato un emendamento che, pur non avendo effetto retroattivo, modificherà le regole per il futuro, puntando a limitare l'arbitrarietà dei controlli e a rafforzare la trasparenza e la tutela dei diritti fondamentali.
Di qui il via libera della commissione Finanze della Camera all'emendamento apposto al decreto fiscale n. 84 del 2025: per il futuro - in caso di accesso, ispezione e verifiche fiscali nei locali destinati all'esercizio di attività commerciali, industriali, agricole, artistiche o professionali - le circostanze e le condizioni che hanno giustificato l'accesso dovranno essere «espressamente ed adeguatamente indicate e motivate» negli atti di autorizzazione e nei verbali.

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