Tutto, però, dipenderà dalle scelte delle amministrazioni locali. Da qui si dipanano tre direttrici fondamentali per capire come potrà cambiare il prelievo sugli immobili.
Imu seconde case non affittate: cosa cambia
Il decreto aggiorna i criteri con cui i Comuni possono differenziare le aliquote e introduce un elemento determinante: l’uso effettivo dell’immobile. Le seconde case non affittate, non concesse in comodato e utilizzate solo in alcuni periodi dell’anno entrano nella categoria degli immobili “a disposizione”. È un concetto già presente nelle norme che ora acquista maggiore rilevanza fiscale.
Una casa al mare lasciata chiusa per dieci mesi o uno chalet usato solo durante la stagione invernale incidono meno sui servizi comunali rispetto a un immobile sfruttato tutto l’anno. Il legislatore riconosce questa differenza e consente ai Comuni di modulare l’aliquota in modo più aderente alla realtà.
La norma esclude, invece, gli immobili destinati ad affitti brevi o ad attività turistiche. La logica alla base è abbastanza semplice: uno sgravio può valere per chi non genera reddito dalla seconda casa, non per chi la utilizza a fini commerciali.
Sgravi Imu 2026: decisione ai Comuni e differenze tra località
Il vero potere di scelta sugli sgravi Imu è, però, nelle mani dei sindaci. La nuova griglia ministeriale indica cosa è possibile fare, ma non obbliga ad applicare riduzioni. Ne deriva che gli sconti Imu sulle seconde case non saranno automatici. Ogni Comune deciderà in base al proprio equilibrio finanziario e alle specificità del territorio.
Nelle località balneari, dove il numero di seconde case è elevato, molte amministrazioni potrebbero non essere inclini a ridurre l’imposta, dato che rappresenta una voce importante del bilancio. Al contrario, piccoli Comuni montani o centri costieri che cercano di preservare il patrimonio immobiliare potrebbero cogliere l’occasione per favorire i proprietari non residenti e contrastare il rischio di abbandono.
Il risultato saranno differenze marcate tra territori. Una casa sul litorale ligure, per esempio, potrebbe essere tassata in modo diverso rispetto a una simile in Puglia o in un paese dell’Appennino. Per chi possiede una seconda casa o valuta un acquisto, diventerà essenziale monitorare le scelte dei singoli Comuni.
Imu immobili inagibili: nuove riduzioni e regole per ottenere l’agevolazione
Il decreto amplia anche le condizioni per applicare aliquote Imu ridotte agli immobili inagibili. Non si parla più soltanto di case danneggiate da calamità naturali. Rientrano nel perimetro anche abitazioni colpite da gravi problemi strutturali, infiltrazioni, cedimenti o situazioni che richiedono interventi edilizi importanti e che ne impediscono l’utilizzo.
Sarà comunque il Comune a valutare caso per caso. La riduzione può arrivare fino all’azzeramento dell’imposta, ma servono perizie e verifiche che attestino la reale impossibilità di utilizzare l’immobile.
Sul fronte delle scadenze, le nuove aliquote diventeranno operative dal 2026. I Comuni devono caricare i prospetti aggiornati sul portale del dipartimento delle Finanze. In assenza di aggiornamento resteranno valide le aliquote del 2025. Un’ulteriore omissione comporterà l’applicazione dell’aliquota base, con perdita totale di discrezionalità.