Il pagamento dello stipendio è uno degli obblighi fondamentali del datore di lavoro. La retribuzione deve essere versata puntualmente. In caso di ritardo o mancato pagamento, il lavoratore ha diversi strumenti a disposizione per tutelare i propri diritti, fino a poter chiedere un decreto ingiuntivo o rassegnare le dimissioni per giusta causa. Vediamoli di seguito.
1. Richiesta informale di chiarimenti
Se lo stipendio non viene corrisposto entro i termini previsti, il primo passo può essere una richiesta informale al datore di lavoro, al proprio responsabile o all'ufficio del personale.
Se il problema persiste, si consiglia di inviare una richiesta formale tramite raccomandata A/R o PEC, indicando un termine per ricevere una risposta o il pagamento dovuto.
2. Coinvolgimento di un intermediario
Se il datore di lavoro non risponde o non paga, il lavoratore può rivolgersi a:
1. Richiesta informale di chiarimenti
Se lo stipendio non viene corrisposto entro i termini previsti, il primo passo può essere una richiesta informale al datore di lavoro, al proprio responsabile o all'ufficio del personale.
Se il problema persiste, si consiglia di inviare una richiesta formale tramite raccomandata A/R o PEC, indicando un termine per ricevere una risposta o il pagamento dovuto.
2. Coinvolgimento di un intermediario
Se il datore di lavoro non risponde o non paga, il lavoratore può rivolgersi a:
- un sindacato;
- un avvocato o consulente del lavoro.
Questi soggetti potranno tentare una bonaria risoluzione della controversia.
3. Conciliazione monocratica presso l'Ispettorato del Lavoro (ITL)
Su iniziativa del lavoratore (anche tramite sindacato), l'ITL può avviare una procedura per cercare un accordo tra le parti.
In caso di accordo: il procedimento si conclude con il pagamento delle somme dovute e dei relativi contributi.
In caso di mancato accordo: l'ITL può avviare un'ispezione. Se accerta la presenza di crediti retributivi, intima al datore di lavoro il pagamento. In caso di inadempimento, questa diffida può diventare titolo esecutivo, con cui il lavoratore può agire legalmente.
4. Decreto ingiuntivo
Il lavoratore può anche agire direttamente in Tribunale, presentando un ricorso per decreto ingiuntivo, basato sulle buste paga o altri documenti.
Se il giudice accoglie il ricorso, l'azienda ha 40 giorni per pagare. In mancanza di pagamento o di opposizione, il decreto diventa esecutivo e si potrà procedere al pignoramento dei beni dell'azienda.
5. Dimissioni per giusta causa
Ai sensi dell'art. 2119 c.c., il mancato pagamento dello stipendio può giustificare le dimissioni per giusta causa, senza obbligo di preavviso.
Tale decisione deve essere una reazione immediata all'inadempimento, altrimenti si rischia che venga interpretata come una tacita accettazione della condotta del datore.
La comunicazione delle dimissioni deve avvenire esclusivamente tramite la procedura telematica sul sito del Ministero del Lavoro (http://cliclavoro.gov.it), accedendo con SPID o CIE.
6. Fondo di garanzia INPS
Se l'azienda è inadempiente e coinvolta in una procedura concorsuale (es. fallimento), il lavoratore può chiedere l'intervento del Fondo di garanzia INPS per ricevere:
3. Conciliazione monocratica presso l'Ispettorato del Lavoro (ITL)
Su iniziativa del lavoratore (anche tramite sindacato), l'ITL può avviare una procedura per cercare un accordo tra le parti.
In caso di accordo: il procedimento si conclude con il pagamento delle somme dovute e dei relativi contributi.
In caso di mancato accordo: l'ITL può avviare un'ispezione. Se accerta la presenza di crediti retributivi, intima al datore di lavoro il pagamento. In caso di inadempimento, questa diffida può diventare titolo esecutivo, con cui il lavoratore può agire legalmente.
4. Decreto ingiuntivo
Il lavoratore può anche agire direttamente in Tribunale, presentando un ricorso per decreto ingiuntivo, basato sulle buste paga o altri documenti.
Se il giudice accoglie il ricorso, l'azienda ha 40 giorni per pagare. In mancanza di pagamento o di opposizione, il decreto diventa esecutivo e si potrà procedere al pignoramento dei beni dell'azienda.
5. Dimissioni per giusta causa
Ai sensi dell'art. 2119 c.c., il mancato pagamento dello stipendio può giustificare le dimissioni per giusta causa, senza obbligo di preavviso.
Tale decisione deve essere una reazione immediata all'inadempimento, altrimenti si rischia che venga interpretata come una tacita accettazione della condotta del datore.
La comunicazione delle dimissioni deve avvenire esclusivamente tramite la procedura telematica sul sito del Ministero del Lavoro (http://cliclavoro.gov.it), accedendo con SPID o CIE.
6. Fondo di garanzia INPS
Se l'azienda è inadempiente e coinvolta in una procedura concorsuale (es. fallimento), il lavoratore può chiedere l'intervento del Fondo di garanzia INPS per ricevere:
- TFR;
- ultime tre mensilità.
Nel caso di aziende non fallite, l'accesso al Fondo è possibile solo dopo un tentativo di esecuzione forzata infruttuoso, a seguito di una sentenza o decreto del tribunale.