Agevolare e potenziare il rinnovo dei contratti collettivi tramite la detassazione degli incrementi di salario, con apposito emendamento. È questa la volontà politica, che - rispondendo alle richieste dei sindacati - sta emergendo nell'ambito dei lavori in Parlamento sul testo della legge di Bilancio 2026, da approvare entro il 31 dicembre per evitare il temuto esercizio provvisorio. Tra incontri bilaterali tra Governo e gruppi parlamentari, riunioni in commissione e votazioni, questi sono giorni caldi per il testo normativo che, annualmente, definisce entrate, uscite e obiettivi di spesa pubblica per l'anno successivo.
In particolare, le ultime indiscrezioni, che arrivano da ambienti governativi, suggeriscono una possibile - se non probabile - estensione della platea dei lavoratori subordinati aventi diritto a una detassazione, che si applicherebbe sulla quota dell'aumento di retribuzione, ottenuta con i rinnovi dei contratti. La novità, a diretto beneficio dei dipendenti, sarebbe introdotta con uno specifico emendamento al testo della manovra 2026, mirato a impedire l'erosione dell'aumento contrattuale tramite Irpef.
Al momento, il testo base prevede un'imposta agevolata e sostitutiva pari al 5%, ma esclusivamente per i dipendenti del settore privato e con redditi fino a 28mila euro. Come accennato, la proposta in oggetto concretizza una volontà politica, perché alla base c'è una precisa scelta discrezionale su chi potrà sfruttare la riduzione fiscale. Ampliare la platea, e valutare - in primis - chi potrà beneficiare dello sconto fiscale, non è una necessità tecnica o automatica del sistema fiscale, bensì il frutto di una valutazione su come distribuire le risorse pubbliche, che avrà indubbi impatti economici e sociali.
Da un lato, emerge la necessità di supportare i consumi interni e il potere d'acquisto dei lavoratori con redditi medio-bassi, alle prese con il carovita e l'aumento dei prezzi nei negozi e supermercati. Dall'altro, si fa largo l'opportunità politica di favorire le proficue trattative di rinnovo dei contratti collettivi, creando maggior consenso almeno in una parte dei cittadini occupati.
Secondo l'emendamento alla manovra, la tassazione agevolata resterebbe confermata per i redditi più bassi. La vera novità riguarderebbe una distinta imposta sostitutiva, fissata al 10%. Tale tributo agevolato sarebbe espressamente rivolto ai lavoratori subordinati con stipendi lordi annui fino all'importo di 35mila euro. Ambo le imposte sostitutive si applicherebbero ai rinnovi dei Ccnl sottoscritti entro il 2026, compresi anche quelli sottoscritti quest'anno.
La modifica alla manovra, tramite i citati sconti fiscali, tiene conto della necessità di mantenere invariati i saldi di bilancio. Il Paese mira, infatti, a ricondurre il deficit entro il parametro europeo del 3%, al fine di uscire dalla procedura per disavanzo eccessivo aperta l'anno scorso dalle istituzioni UE. Secondo fonti governative, per modificare la legge di Bilancio sul piano della detassazione degli aumenti salariali, la copertura finanziaria richiesta è di circa 167 milioni di euro per l'anno prossimo e quasi 27 milioni di euro per l'anno 2027. Infatti, la regola generale vuole che ogni misura fiscale debba essere coperta e finanziata da risorse pubbliche e, per questo, bisogna preventivamene stimare quanto costerà allo Stato applicarla. Ecco perché questi giorni sono decisivi anche al fine di questa novità normativa per i lavoratori.
In particolare, le ultime indiscrezioni, che arrivano da ambienti governativi, suggeriscono una possibile - se non probabile - estensione della platea dei lavoratori subordinati aventi diritto a una detassazione, che si applicherebbe sulla quota dell'aumento di retribuzione, ottenuta con i rinnovi dei contratti. La novità, a diretto beneficio dei dipendenti, sarebbe introdotta con uno specifico emendamento al testo della manovra 2026, mirato a impedire l'erosione dell'aumento contrattuale tramite Irpef.
Al momento, il testo base prevede un'imposta agevolata e sostitutiva pari al 5%, ma esclusivamente per i dipendenti del settore privato e con redditi fino a 28mila euro. Come accennato, la proposta in oggetto concretizza una volontà politica, perché alla base c'è una precisa scelta discrezionale su chi potrà sfruttare la riduzione fiscale. Ampliare la platea, e valutare - in primis - chi potrà beneficiare dello sconto fiscale, non è una necessità tecnica o automatica del sistema fiscale, bensì il frutto di una valutazione su come distribuire le risorse pubbliche, che avrà indubbi impatti economici e sociali.
Da un lato, emerge la necessità di supportare i consumi interni e il potere d'acquisto dei lavoratori con redditi medio-bassi, alle prese con il carovita e l'aumento dei prezzi nei negozi e supermercati. Dall'altro, si fa largo l'opportunità politica di favorire le proficue trattative di rinnovo dei contratti collettivi, creando maggior consenso almeno in una parte dei cittadini occupati.
Secondo l'emendamento alla manovra, la tassazione agevolata resterebbe confermata per i redditi più bassi. La vera novità riguarderebbe una distinta imposta sostitutiva, fissata al 10%. Tale tributo agevolato sarebbe espressamente rivolto ai lavoratori subordinati con stipendi lordi annui fino all'importo di 35mila euro. Ambo le imposte sostitutive si applicherebbero ai rinnovi dei Ccnl sottoscritti entro il 2026, compresi anche quelli sottoscritti quest'anno.
La modifica alla manovra, tramite i citati sconti fiscali, tiene conto della necessità di mantenere invariati i saldi di bilancio. Il Paese mira, infatti, a ricondurre il deficit entro il parametro europeo del 3%, al fine di uscire dalla procedura per disavanzo eccessivo aperta l'anno scorso dalle istituzioni UE. Secondo fonti governative, per modificare la legge di Bilancio sul piano della detassazione degli aumenti salariali, la copertura finanziaria richiesta è di circa 167 milioni di euro per l'anno prossimo e quasi 27 milioni di euro per l'anno 2027. Infatti, la regola generale vuole che ogni misura fiscale debba essere coperta e finanziata da risorse pubbliche e, per questo, bisogna preventivamene stimare quanto costerà allo Stato applicarla. Ecco perché questi giorni sono decisivi anche al fine di questa novità normativa per i lavoratori.