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Servizio militare, torna la leva obbligatoria o servizio civile per i giovani, 6 mesi di naia: ecco la nuova proposta

Servizio militare, torna la leva obbligatoria o servizio civile per i giovani, 6 mesi di naia: ecco la nuova proposta
Sei mesi di leva per tutti i ragazzi e le ragazze tra 18 e 26 anni: la proposta della Lega accende il dibattito politico e riapre una questione chiusa da vent'anni. Ma cosa prevede davvero il progetto Zoffili e quali sono le reazioni? Scopriamolo insieme
Il 15 maggio 2024 il deputato leghista Eugenio Zoffili ha depositato alla Camera una proposta di legge, che potrebbe cambiare radicalmente il futuro dei giovani italiani. Il testo, intitolato "Istituzione del servizio militare e civile universale territoriale e delega al Governo per la sua disciplina", prevede il ritorno della leva obbligatoria dopo vent'anni dalla sua sospensione. La proposta è arrivata a pochi giorni dalle dichiarazioni di Matteo Salvini al raduno degli Alpini di Vicenza del 12 maggio dello scorso anno, dove il leader della Lega aveva definito il servizio militare "una grande forma di educazione civica da impartire ai ragazzi".
Il progetto di legge firmato dal fedelissimo di Salvini prevede due opzioni per tutti i cittadini italiani tra i 18 e i 26 anni: formazione militare oppure impiego di tipo civile, entrambi della durata di sei mesi. Una caratteristica distintiva della proposta riguarda il vincolo territoriale: il servizio dovrebbe essere svolto esclusivamente sul territorio nazionale e nella propria regione di residenza o domicilio, con priorità alla provincia di appartenenza. Solo su espressa richiesta del cittadino - e previa autorizzazione dell'autorità competente - sarebbe possibile prestare servizio in altri ambiti territoriali nazionali. Il testo è attualmente in fase di assegnazione alle commissioni parlamentari competenti per materia e rappresenta un tentativo concreto di rimettere in discussione la legge Martino del governo Berlusconi, che ha tecnicamente sospeso il servizio di leva obbligatorio in Italia dal primo gennaio 2005.
Le reazioni politiche e le posizioni contrarie
La proposta leghista non ha trovato consenso unanime nemmeno all'interno della maggioranza di governo. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha bocciato di fatto l'iniziativa di Salvini con una dichiarazione netta: "Le forze armate non possono essere pensate come un luogo per educare i giovani, cosa che deve essere fatta dalla famiglia e dalla scuola". Una posizione che sottolinea come l'esercito debba mantenere una funzione prettamente difensiva e professionale, senza trasformarsi in uno strumento di educazione civica.
Anche il presidente del Senato Ignazio La Russa si è espresso in termini critici, ribadendo la sua contrarietà a un servizio militare obbligatorio. Le perplessità riguardano sia l'efficacia operativa di un sistema basato sulla leva obbligatoria rispetto a forze armate professionali, sia i costi organizzativi e logistici che comporterebbe la reintroduzione della naia. Il dibattito ha riacceso discussioni che erano rimaste sopite per due decenni, con posizioni fortemente contrapposte tra chi vede nel servizio militare un'opportunità formativa e chi lo considera un passo indietro rispetto alla professionalizzazione delle forze armate.
Le altre proposte in Parlamento: dal volontariato ai riservisti
La proposta di Zoffili non è l'unica iniziativa parlamentare sul tema. Dal Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia è arrivato in Senato lo scorso marzo un disegno di legge per l'istituzione del servizio civile o militare obbligatorio, articolato sulla falsariga della proposta leghista ma non ancora assegnato in Commissione. Alla Camera, invece, il deputato di Fratelli d'Italia Edmondo Cirielli ha presentato una proposta completamente diversa, che punta sul principio della volontarietà: una delega al Governo per l'istituzione di un Servizio nazionale militare di volontari per la mobilitazione.
Il testo di Cirielli, in fase di assegnazione, prevede la creazione di un sistema aperto ai cittadini che intendono concorrere alla difesa delle istituzioni, della collettività e dei beni della Patria, nel territorio nazionale e all'estero, in linea con l'art. 52 Cost. che sancisce il dovere di difesa della Patria. Questa iniziativa richiama un'altra proposta, depositata a febbraio dal presidente della Commissione Difesa della Camera, Nino Minardo, che riguarda la costituzione di un bacino di riservisti sul modello israeliano. Si tratterebbe di una forza supplementare da mobilitare rapidamente in caso di grave minaccia per la sicurezza del Paese, di stato d'emergenza o per la difesa dei confini nazionali. Anche questa proposta ha suscitato polemiche per la catena di comando dei riservisti che porterebbe direttamente a Palazzo Chigi, con un'autorizzazione delle Camere in tempi brevi.
Il contesto europeo e le prospettive future
Il ritorno del dibattito sul servizio militare in Italia si inserisce in un contesto europeo più ampio, dove anche Francia e Germania stanno valutando la possibilità di reintrodurre forme di leva obbligatoria. Il ministro Crosetto, pur bocciando l'approccio educativo della proposta Salvini, ha comunque lanciato l'idea di una riflessione sul tema, segnalando come le mutate condizioni geopolitiche internazionali richiedano un ripensamento delle politiche di difesa.
Dopo vent'anni senza naia, il tema torna prepotentemente al centro del dibattito pubblico con posizioni ancora molto distanti tra loro. Da un lato c'è chi sostiene che il servizio militare obbligatorio possa rappresentare un momento di crescita personale e di educazione civica per i giovani, oltre che rafforzare il legame tra cittadini e istituzioni. Dall'altro lato, i critici evidenziano che le moderne esigenze di difesa richiedono forze armate altamente specializzate e professionali, incompatibili con un sistema di reclutamento obbligatorio a rotazione. Le proposte attualmente in Parlamento dovranno ora affrontare l'iter legislativo nelle commissioni competenti, dove il confronto tra le diverse visioni determinerà se e come l'Italia deciderà di modificare il sistema attuale, chiuso definitivamente nel 2005 con la sospensione della legge sulla leva obbligatoria.


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