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Regime forfettario, cosa succede se si superano i limiti? Ecco le novità della Legge di Bilancio 2023

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Regime forfettario, cosa succede se si superano i limiti? Ecco le novità della Legge di Bilancio 2023
Il superamento del limite di ricavi annuali ha notevoli conseguenze. Cosa può accadere? Ci sono rimedi? Cosa è cambiato con la Legge di Bilancio 2023?
Se hai una partita Iva ed hai il calendario sottomano, certamente avrai visto che il 30 novembre è vicino. È un giorno da cerchiare in rosso perché è la data entro cui deve essere presentato il modello Redditi precompilato.

Questo significa che è arrivato il momento di capire a quanto ammontano le tasse da versare. Inoltre, se aderisci al regime forfettario, devi anche controllare se hai rispettato i limiti dei ricavi previsti per questo particolare regime fiscale.

È un controllo fondamentale perché il rispetto di tali limiti è uno dei requisiti per mantenere e rimanere con questo regime.

Infatti, il forfettario è un particolare regime fiscale agevolato usato da chi lavora con partita IVA, che permette di avere (e di pagare) un’aliquota di tassazione molto bassa: il 5% sull’imponibile nei primi cinque anni di attività, poi il 15%. E, tra i requisiti necessari per aderire a questo regime fiscale, c’è proprio quello del limite dei ricavi.

A questo proposito, devi sapere che l’ultima Legge di Bilancio 2023 ha cambiato il limite di ricavi annuali, che è passato da 65.000 euro ad 85.000 euro.

Ma perché è così importante capire se hai superato questo limite di 85.000 euro? Perché da questo può dipendere la permanenza o l’uscita dal regime fiscale forfettario.

Infatti, il superamento del limite di ricavi ha delle conseguenze. Se superi gli 85.000 euro ma rimani comunque sotto i 100.000 euro di ricavi, l’anno successivo a quello corrente passerai al regime ordinario. Invece, se addirittura hai superato il limite dei 100.000 euro di ricavi, dovrai immediatamente uscire dal forfettario e passare al regime ordinario.

E che significa “passare al regime ordinario”? Tra le altre cose, vuol dire perdere l’agevolazione dell’aliquota di tassazione al 5% o al 15% e non godere più delle semplificazioni ai fini IVA e ai fini contabili: cioè, il titolare della partita Iva dovrà iniziare a tenere la contabilità, ordinaria o semplificata, e dovrà applicare l’Iva (imposta sul valore aggiunto) a partire dalle fatture successive. In parole povere, c’è un notevole aumento di spese e di adempimenti da sostenere.

Ma che succede se sei poco attento e non ti accorgi di aver superato il limite di 85.000 euro di ricavi? E se hai continuato ad emettere fatture esenti Iva, come se fossi ancora in regime forfettario? L’unica cosa da fare è regolarizzare le fatture già emesse con delle note di credito (cioè, una correzione di una fattura già emessa e registrata) per rettificare il compenso del 22% di Iva ed emettere poi una nota di debito per l’Iva in precedenza non addebitata.

Però, niente paura. Non si tratta di un viaggio solo andata. Può esserci anche il ritorno. Infatti, dopo il passaggio al regime ordinario, puoi rientrare nuovamente nel regime agevolato. Come? Dopo due anni, è possibile comunque rientrare nel regime forfettario se torni a rispettare i requisiti prescritti.


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