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Pronto soccorso, spetta all'infermiere la prima valutazione, se sbaglia deve risarcire i danni: nuova sentenza Cassazione

Sanità - -
Pronto soccorso, spetta all'infermiere la prima valutazione, se sbaglia deve risarcire i danni: nuova sentenza Cassazione
Un triage efficace, condotto da professionisti preparati e consapevoli del proprio ruolo, è un elemento imprescindibile per garantire la sicurezza dei pazienti e l’efficienza del sistema sanitario. La Cassazione, con la pronuncia oggetto di commento, ha messo in luce un profilo di responsabilità spesso sottovalutato, ricordando a tutti che la prima valutazione in Pronto Soccorso può davvero fare la differenza tra la vita e la morte
Il termine triage deriva dal verbo francese “trier” e significa scegliere, classificare: indica, quindi, il metodo di valutazione e selezione immediata usato per assegnare il grado di priorità per il trattamento, quando si è in presenza di molti pazienti.
Il triage, secondo le linee guida elaborate dalla Conferenza Stato - Regioni nel 2021, deve essere svolto da un infermiere esperto e specificatamente formato, sempre presente nella zona di accoglienza del pronto soccorso, in grado di considerare i segni e sintomi del paziente per identificare condizioni potenzialmente pericolose per la vita nonché determinare un codice di gravità per ciascun paziente, al fine di stabilire le priorità di accesso alla visita medica.

L’infermiere di triage, quindi, non è un mero esecutore di protocolli o un semplice compilatore di schede anagrafiche e parametri vitali. Al contrario, "riveste un ruolo attivo e cruciale nella valutazione della gravità delle condizioni del paziente fin dal suo ingresso, con la responsabilità di attribuire un codice di priorità che possa fare la differenza tra la vita e la morte".
Queste le conclusioni cui è pervenuta la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15076/2025 della IV Sezione penale. Per effetto di tale decisione è stato respinto il ricorso di un’infermiera, confermandosi la decisione di non procedere penalmente per prescrizione nel caso di un decesso per omicidio colposo, ma condannandola al risarcimento dei danni.

Quali i fatti di causa?
La vicenda ha riguardato una paziente asmatica, giunta in Pronto Soccorso e classificata con un codice verde, una valutazione ritenuta erronea che avrebbe determinato un fatale ritardo nell’intervento medico, culminando in un arresto cardiaco.
Decisiva - nella disamina della Cassazione - è stata la rilettura delle Linee Guida 2021 sul triage: un documento strategico per definire le responsabilità e le azioni richieste agli infermieri in prima linea nell’accoglienza e nella valutazione dei pazienti urgenti. Secondo queste linee guida, il triage non è una semplice formalità burocratica, ma un processo dinamico e complesso che deve essere affidato a infermieri esperti e specificamente formati. Questi professionisti devono essere in grado di andare oltre la mera registrazione dei dati, analizzando attivamente i segni e i sintomi presentati dal paziente per individuare immediatamente quelle condizioni che possono rappresentare un pericolo imminente per la vita.

Di certo non compete loro profilare la diagnosi medica, quanto piuttosto il monitoraggio e la sorveglianza dei possibili "eventi sentinella", ovvero quegli eventi avversi di particolare gravità, che potrebbero causare morte o gravi danni al paziente e che determinano una perdita di fiducia dei cittadini nei confronti del Servizio Sanitario.

La sorveglianza degli eventi sentinella costituisce, invero, un’importante azione di sanità pubblica, rappresentando uno strumento indispensabile per la prevenzione di tali evenienze e per la promozione della sicurezza dei pazienti.

La Cassazione ha, pertanto, chiarito in modo inequivocabile che l’intervento dell’infermiere di triage non può - né deve - limitarsi alla rilevazione meccanica dei parametri vitali e alla compilazione di moduli. Al contrario, è tenuto ad una valutazione clinica attenta e proattiva dei sintomi riferiti e osservati: l'infermiere deve compiere tutte quelle azioni necessarie a contribuire attivamente a evitare il precipitare di situazioni cliniche critiche.

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