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Pensione anticipata, ecco come recuperare i contributi silenti per raggiungere prima la pensione: la guida completa

Pensione anticipata, ecco come recuperare i contributi silenti per raggiungere  prima la pensione: la guida completa
Hai versato contributi all’INPS ma rischi di perderli? Potresti essere vittima dei contributi silenti, un problema poco conosciuto ma molto comune. La buona notizia è che, con le giuste strategie, puoi recuperare quei soldi e usarli per anticipare la pensione. Scopri come trasformare il silenzio in pensione
Nel linguaggio dell’INPS, si definiscono “contributi silenti” quei contributi che non danno diritto ad alcuna prestazione pensionistica. In pratica, anche se hai lavorato e pagato regolarmente, quei soldi non serviranno a nulla, se non hai raggiunto il minimo previsto per ottenere una pensione.
Il caso più comune riguarda chi ha meno di 20 anni di contributi, limite necessario per accedere alla pensione di vecchiaia ordinaria. Se per esempio hai versato 10 o 15 anni, ma poi per qualsiasi motivo hai smesso di lavorare (carriera interrotta, disoccupazione, maternità, malattia, ecc.), rischi che tutti quei contributi restino congelati a vita. E, come se non bastasse, non ti verranno mai restituiti, né trasformati in pensione automaticamente.
Questa situazione colpisce milioni di persone: lavoratori con carriere discontinue, giovani che hanno fatto solo qualche anno di lavoro precario, donne che hanno lasciato il lavoro per motivi familiari, ex partite IVA che hanno cambiato attività. E il problema è ancora più grave per chi ha iniziato a lavorare prima del 1996. Tutto quello che hai versato, rischia di diventare un regalo all’INPS, se non intervieni in tempo.
Quando si formano i contributi silenti e perché è così facile non accorgersene
I contributi silenti non si formano solo perché non si raggiunge il numero minimo di anni. Spesso nascono anche da carriere spezzettate in gestioni diverse, ovvero in enti previdenziali differenti. Questo succede, ad esempio, se in passato hai lavorato come dipendente e poi come autonomo, o se sei passato da una gestione INPS a una gestione separata o a una cassa professionale.
Questa frammentazione porta a un effetto paradossale: hai versato abbastanza contributi in totale, ma sono distribuiti in troppe “casse” diverse, e non possono essere usati insieme, a meno che tu non faccia richiesta di ricongiungimento, cumulo o totalizzazione.
Altri casi tipici in cui si formano contributi silenti:
  • chi ha lavorato a intermittenza, con lunghi periodi scoperti;
  • chi ha lavorato all’estero, ma non ha chiesto il riconoscimento dei contributi;
  • chi ha cambiato settore o professione nel corso della vita lavorativa;
  • chi ha avuto contratti brevi, stagionali o a progetto;
  • chi ha abbandonato la carriera lavorativa per motivi personali.

Come recuperare i contributi silenti e farli valere per la pensione
Recuperare i contributi silenti non è sempre semplice, ma è possibile. Esistono tre strumenti principali per “riattivarli” e farli contare per la pensione: ricongiunzione, totalizzazione e cumulo. Ognuno ha vantaggi e svantaggi, ed è importante conoscere le differenze.
La ricongiunzione ti permette di trasferire i contributi da una gestione all’altra, unificandoli in una sola. Ad esempio, puoi portare i contributi versati nella gestione separata nella gestione ordinaria dell’INPS. Il problema? È quasi sempre a pagamento, e l’importo richiesto può essere molto alto, rendendola una scelta poco conveniente per chi ha poche risorse.
La totalizzazione è gratuita, ma prevede che la pensione venga calcolata interamente con il metodo contributivo, che in genere porta a un assegno più basso. È utile per chi ha versamenti in diverse casse (INPS, gestione separata, casse professionali), ma bisogna accettare il compromesso economico.
Il cumulo gratuito è la soluzione più interessante per chi vuole unificare i contributi sparsi in diverse gestioni dell’INPS (come gestione ordinaria, separata, ex INPDAP), senza pagare nulla e senza penalizzazioni sull’assegno finale.
E per chi ha almeno 5 anni di contributi e ha iniziato a versare dopo il 31 dicembre 1995, c’è una strada alternativa: la pensione di vecchiaia contributiva a 71 anni. Ma attenzione: l’assegno può essere più basso dell’assegno sociale, e in molti casi non conviene nemmeno fare domanda.
Pace contributiva e versamenti volontari: le soluzioni per chi rischia di perdere tutto
Se ti mancano pochi anni per raggiungere i fatidici 20 anni di contributi, esistono due soluzioni molto interessanti: la Pace Contributiva e i versamenti volontari. Entrambe consentono di completare la carriera contributiva, evitando che i tuoi versamenti vadano sprecati.
La Pace Contributiva è una misura introdotta dal governo Meloni, in vigore fino al 31 dicembre 2026, pensata per chi ha periodi scoperti da contributi. Consente di recuperare fino a 5 anni di “vuoto contributivo” - cioè anni in cui non hai versato nulla - pagando un importo all’INPS. È rivolta solo ai contributivi puri, cioè chi ha versato il primo contributo dopo il 31 dicembre 1995.
Se rientri in questa categoria, puoi usare la Pace Contributiva per arrivare al minimo dei 20 anni, sommando i contributi silenti e quelli recuperati. È un’opzione da valutare con attenzione: anche se ha un costo, può salvarti una pensione che altrimenti non riceveresti mai.
L’altra opzione è chiedere all’INPS l’autorizzazione alla prosecuzione volontaria, per continuare a versare i contributi anche se non lavori più. In questo modo puoi completare il tuo percorso previdenziale e far valere anche i contributi silenti, trasformandoli in pensione vera e propria.


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