Da tempo la controversa figura dell'ormai ex generale, e oggi eurodeputato, Roberto Vannacci divide l'opinione pubblica. Dopo la carriera nel mondo militare, con incarichi di grande responsabilità, per il nativo della Spezia si sono aperte le porte della politica ma - in questo periodo - non sono tanto le sue esternazioni e invettive a destare curiosità, quanto il già raggiunto traguardo della pensione.
Ebbene sì, dallo scorso febbraio - otto mesi dopo l'elezione al Parlamento UE - il 56enne esponente della Lega ha concluso il suo percorso nelle forze armate, con netto anticipo rispetto a tantissimi altri lavoratori. Ci è riuscito perché ha versato ben 44 anni di contributi previdenziali. La domanda sorge spontanea: come ha fatto? Come è stato possibile maturare una copertura contributiva così consistente e in tempi così "rapidi", da poter conseguire il diritto al trattamento previdenziale post ingresso in quiescenza, con ben undici anni di anticipo rispetto all'età della pensione di vecchiaia? La risposta sta, appunto, nei 44 anni di contributi, che gli hanno consentito di scavalcare molti dei suoi colleghi dell'esercito (solitamente in pensione non prima dei 61 anni di età).
Per conseguire il requisito contributivo utile a maturare il diritto alla pensione, l'ex generale ha iniziato prestissimo il percorso nel mondo militare, un arruolamento precoce a soli 17 anni. Ma non solo. In quanto ex membro dei corpi speciali (di ruolo paracadutista incursore), e con grandi responsabilità in missioni in Iraq o Afghanistan, ha beneficiato di quelli che la legge definisce coefficienti maggiorati, ossia agevolazioni contributive specifiche che - in ragione dell'ingente e usurante impegno richiesto - comportano, in sostanza, il calcolo di una quota di contributi supplementare, rispetto a quella convenzionale e ordinaria.
Le regole previdenziali dei militari non coincidono con quelle dei civili e - nei corpi speciali - ogni anno di lavoro può valere 1,2 anni di contributi (la maggiorazione varia in base a ruolo, missioni o incarichi). Si noti che questa maggiorazione del 20%, valsa per l'ex generale, è rimasta intatta anche a seguito della riforma Fornero del 2012, che - pur avendo irrigidito le condizioni di pensionamento per moltissimi lavoratori - non ha modificato direttamente le regole del comparto Difesa e Sicurezza. In questi ambiti, il pensionamento avviene in tempi meno lunghi rispetto alla generalità dei lavoratori: l'ingresso in quiescenza si compie spesso intorno ai 60 anni, in ragione di alcuni fattori oggettivi e specifici che caratterizzano le professioni militari (ad esempio la disponibilità permanente, l'esposizione a rischi operativi, la neutralizzazione di obiettivi strategici, la gestione di situazioni estreme ecc.).
Si noti, infine, che Roberto Vannacci è stato al comando della Brigata Folgore e del 9° Reggimento d'Assalto Paracadutisti "Col Moschin" dell'Esercito Italiano, tra i più élitari e selettivi dell'intero comparto militare nazionale. I suoi membri sono addestrati in tecniche di guerriglia, sabotaggio, combattimento corpo a corpo, infiltrazione dietro le linee nemiche, paracadutismo, operazioni subacquee e non solo. Ben si comprende, quindi, la specificità delle norme previdenziali previste per queste categorie di lavoratori dello Stato.
Ebbene sì, dallo scorso febbraio - otto mesi dopo l'elezione al Parlamento UE - il 56enne esponente della Lega ha concluso il suo percorso nelle forze armate, con netto anticipo rispetto a tantissimi altri lavoratori. Ci è riuscito perché ha versato ben 44 anni di contributi previdenziali. La domanda sorge spontanea: come ha fatto? Come è stato possibile maturare una copertura contributiva così consistente e in tempi così "rapidi", da poter conseguire il diritto al trattamento previdenziale post ingresso in quiescenza, con ben undici anni di anticipo rispetto all'età della pensione di vecchiaia? La risposta sta, appunto, nei 44 anni di contributi, che gli hanno consentito di scavalcare molti dei suoi colleghi dell'esercito (solitamente in pensione non prima dei 61 anni di età).
Per conseguire il requisito contributivo utile a maturare il diritto alla pensione, l'ex generale ha iniziato prestissimo il percorso nel mondo militare, un arruolamento precoce a soli 17 anni. Ma non solo. In quanto ex membro dei corpi speciali (di ruolo paracadutista incursore), e con grandi responsabilità in missioni in Iraq o Afghanistan, ha beneficiato di quelli che la legge definisce coefficienti maggiorati, ossia agevolazioni contributive specifiche che - in ragione dell'ingente e usurante impegno richiesto - comportano, in sostanza, il calcolo di una quota di contributi supplementare, rispetto a quella convenzionale e ordinaria.
Le regole previdenziali dei militari non coincidono con quelle dei civili e - nei corpi speciali - ogni anno di lavoro può valere 1,2 anni di contributi (la maggiorazione varia in base a ruolo, missioni o incarichi). Si noti che questa maggiorazione del 20%, valsa per l'ex generale, è rimasta intatta anche a seguito della riforma Fornero del 2012, che - pur avendo irrigidito le condizioni di pensionamento per moltissimi lavoratori - non ha modificato direttamente le regole del comparto Difesa e Sicurezza. In questi ambiti, il pensionamento avviene in tempi meno lunghi rispetto alla generalità dei lavoratori: l'ingresso in quiescenza si compie spesso intorno ai 60 anni, in ragione di alcuni fattori oggettivi e specifici che caratterizzano le professioni militari (ad esempio la disponibilità permanente, l'esposizione a rischi operativi, la neutralizzazione di obiettivi strategici, la gestione di situazioni estreme ecc.).
Si noti, infine, che Roberto Vannacci è stato al comando della Brigata Folgore e del 9° Reggimento d'Assalto Paracadutisti "Col Moschin" dell'Esercito Italiano, tra i più élitari e selettivi dell'intero comparto militare nazionale. I suoi membri sono addestrati in tecniche di guerriglia, sabotaggio, combattimento corpo a corpo, infiltrazione dietro le linee nemiche, paracadutismo, operazioni subacquee e non solo. Ben si comprende, quindi, la specificità delle norme previdenziali previste per queste categorie di lavoratori dello Stato.