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Offerte di lavoro, in arrivo 3,5 milioni di assunzioni entro il 2029 in tutta Italia: ecco i lavori richiesti

Offerte di lavoro, in arrivo 3,5 milioni di assunzioni entro il 2029 in tutta Italia: ecco i lavori richiesti
Il mercato del lavoro italiano è in espansione, ma procede su binari squilibrati
Entro il 2029 l’Italia dovrà far fronte a un fabbisogno occupazionale stimato in circa 3,5 milioni di nuovi lavoratori, valore che si colloca tra uno scenario più favorevole, con 3,7 milioni di occupati aggiuntivi, e uno meno dinamico, pari a 3,3 milioni.
Questa domanda complessiva nasce dalla combinazione di due fattori distinti ma complementari: da un lato vi è l’expansion demand, legata alla creazione di nuovi posti di lavoro generata dalla crescita economica e dall’evoluzione dei settori produttivi; dall’altro incide in modo rilevante il replacement demand, ovvero la necessità di sostituire i lavoratori che escono dal mercato del lavoro, in larga parte per effetto dei pensionamenti, ma anche per cambi di carriera e dinamiche demografiche.

Tuttavia, quasi la metà dei profili richiesti risulta già oggi difficile da reperire. È quanto emerge dal primo Report sul mismatch tra domanda e offerta di lavoro in Italia, realizzato da Cnel e Unioncamere, che fotografa una crescita quantitativa dell’occupazione accompagnata da una persistente carenza di competenze.
Nel solo primo semestre del 2025, le imprese hanno programmato quasi 3 milioni di ingressi (+2,4% rispetto al 2024), trainati soprattutto dal settore dei servizi, che concentra oltre il 70% delle assunzioni previste. Turismo, ristorazione e commercio mostrano un dinamismo marcato, mentre arretrano proprio i comparti più innovativi e strategici, come l’Ict e i servizi avanzati alle imprese.

Anche l’industria registra segnali di rallentamento, in particolare nella metalmeccanica e nell’elettronica.
Il vero nodo resta, però, il disallineamento strutturale tra ciò che le imprese cercano e le competenze disponibili. Quasi un’assunzione su due è considerata difficile, con punte molto elevate nei settori tecnici e produttivi: costruzioni, industria manifatturiera, professioni scientifiche e specializzate. Mancano ingegneri, informatici, operai qualificati, ma anche figure essenziali come saldatori, elettricisti e autisti.

Secondo il presidente del Cnel, Renato Brunetta, senza una svolta sugli investimenti nei servizi ad alta intensità di conoscenza e sulla formazione tecnico-scientifica, l’Italia rischia di perdere competitività a livello globale. Una posizione condivisa anche da Unioncamere, che sottolinea l’urgenza di rafforzare l’orientamento scolastico, valorizzare l’istruzione tecnica e migliorare il collegamento tra sistema formativo e mondo produttivo.

Le difficoltà di reperimento si riflettono anche sui tempi di ricerca, che superano in media i quattro mesi, arrivando a sei nei settori tradizionali. Cresce intanto il ricorso a manodopera straniera, che nel primo semestre 2025 ha coperto circa il 19% delle assunzioni previste, soprattutto nei servizi e nel turismo.
Guardando al medio termine, il fabbisogno occupazionale si concentrerà ancora nei servizi (circa il 74% delle assunzioni), ma con una forte domanda di profili qualificati: oltre il 46% delle posizioni richiederà una formazione tecnica secondaria, mentre più di un terzo sarà destinato a laureati e diplomati ITS.
I lavoratori con bassa scolarizzazione copriranno solo una quota residuale.

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