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Naspi, stretta sui disoccupati, ora se rifiuti un'offerta di lavoro perdi l'assegno: ecco le nuove regole e cosa fare

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Naspi, stretta sui disoccupati, ora se rifiuti un'offerta di lavoro perdi l'assegno: ecco le nuove regole e cosa fare
Il Governo stringe la morsa sui disoccupati: con il nuovo decreto sulla sicurezza sul lavoro, rifiutare anche una sola offerta considerata idonea significa dire addio all'assegno di disoccupazione. Non solo Naspi, ma anche Dis-Coll e Iscro nel mirino delle nuove disposizioni che rivoluzioneranno il sistema degli ammortizzatori sociali. Ecco i dettagli
Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera a un decreto-legge che trasforma radicalmente le regole per chi percepisce sostegni alla disoccupazione. La piattaforma Siisl, inizialmente concepita per i beneficiari dell'Assegno di inclusione e del Supporto formazione e lavoro, diventa ora il fulcro delle politiche attive del lavoro per tutti i disoccupati. L'esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha deciso di rendere questo strumento digitale il punto di riferimento obbligatorio per chi cerca un impiego e, nel frattempo, riceve un sussidio statale.
La prima grande novità riguarda proprio l'iscrizione alla piattaforma. Chi percepisce Naspi, Dis-Coll o Iscro dovrà necessariamente registrarsi sul portale Siisl, caricare il proprio curriculum vitae e sottoscrivere il Patto di attivazione digitale. Questo passaggio non è facoltativo: chi sceglie di non adempiere a questo obbligo si vedrà automaticamente decurtare un quarto della prima mensilità dell'assegno. Si tratta di una penalizzazione immediata e consistente, che colpisce direttamente il portafoglio del disoccupato. Ma la situazione può peggiorare ulteriormente: se la mancata registrazione persiste nel tempo, si rischia la decadenza completa dalla prestazione, con la conseguente interruzione definitiva del sostegno economico.
Dopo l'iscrizione alla piattaforma, il percorso prosegue con un secondo adempimento fondamentale: la firma del Patto di servizio personalizzato. Questa disposizione riguarda in particolare i beneficiari di Naspi e Dis-Coll, mentre è esclusa per chi riceve l'Iscro. Il termine per sottoscrivere questo patto è di quarantacinque giorni dalla registrazione iniziale. Chi non rispetta questa scadenza viene convocato presso il Centro per l'impiego territorialmente competente. L'assenza a questo appuntamento, se non giustificata da motivi validi, comporta la perdita immediata dell'indennità di disoccupazione. Il decreto non lascia spazio a interpretazioni ambigue: la presenza fisica al Centro per l'impiego diventa un passaggio imprescindibile per mantenere il diritto all'assegno.
Quando un'offerta di lavoro diventa irrinunciabile
Il cuore della riforma riguarda le offerte di lavoro che arrivano attraverso la piattaforma Siisl. Il decreto stabilisce criteri molto precisi per definire quando un'offerta è considerata "idonea" e, quindi, non può essere rifiutata. Tutti i percettori di assegni di disoccupazione devono manifestare interesse per le proposte lavorative presenti sulla piattaforma, candidandosi attivamente alle posizioni disponibili. Ma l'aspetto più rilevante è l'obbligo di accettazione quando si verificano determinate condizioni.
Un'offerta diventa vincolante quando rispetta contemporaneamente quattro requisiti fondamentali. Il primo criterio riguarda il settore: l'azienda che propone il lavoro deve operare nello stesso ambito del precedente impiego del disoccupato, oppure in settori considerati affini. Il secondo parametro concerne le mansioni: il ruolo offerto deve riguardare aree di attività equivalenti a quelle svolte in passato. Il terzo elemento è di natura economica: la retribuzione proposta non può essere inferiore a quella percepita nell'ultimo rapporto di lavoro. Infine, il quarto criterio è di tipo geografico: la sede lavorativa deve trovarsi nello stesso Comune dell'impiego precedente, oppure entro un raggio massimo di venti chilometri.
Quando tutte queste caratteristiche sono presenti insieme, il margine di scelta del disoccupato si azzera completamente. Un solo rifiuto a un'offerta che rispetta questi parametri comporta la perdita automatica e immediata del diritto all'assegno, sia che si tratti di Naspi, Dis-Coll o Iscro. Non esistono possibilità di replica o di seconda chance: la decadenza scatta immediatamente dopo il primo no. Questa disposizione rappresenta un inasprimento significativo rispetto alla normativa precedente e mira, evidentemente, a incentivare il reinserimento lavorativo nel minor tempo possibile.
Le offerte meno vantaggiose: due rifiuti possibili, poi l'obbligo
Il decreto prevede una disciplina leggermente diversa per le offerte di lavoro che non rispettano completamente i parametri ideali, ma che comunque mantengono un certo grado di coerenza con il profilo del disoccupato. In questi casi, il legislatore ha previsto un minimo margine di flessibilità, pur mantenendo ferma la logica dell'obbligatorietà dell'accettazione dopo un numero limitato di rifiuti.
Un'offerta viene considerata accettabile anche quando la retribuzione proposta è inferiore fino al dieci per cento rispetto all'ultimo stipendio percepito, a condizione che il ruolo sia coerente con il titolo di studio posseduto dal disoccupato e che la sede di lavoro si trovi entro un raggio di cinquanta chilometri dall'ultimo luogo di impiego. In questa situazione, la normativa concede la possibilità di rifiutare fino a due volte. Tuttavia, alla terza proposta lavorativa che presenta queste caratteristiche, l'accettazione diventa obbligatoria. Non esistono ulteriori margini di scelta: dire no per la terza volta significa perdere automaticamente l'assegno di disoccupazione.
Questa gradualità nell'applicazione delle sanzioni riflette l'intento del Governo di bilanciare due esigenze contrapposte: da un lato incentivare l'inserimento lavorativo, anche attraverso proposte non perfettamente allineate alle aspettative del disoccupato, dall'altro evitare che si accettino indiscriminatamente posizioni eccessivamente svantaggiose rispetto alle competenze e all'esperienza professionale acquisita. Il limite del dieci per cento sulla retribuzione e quello dei cinquanta chilometri sulla distanza rappresentano i confini entro cui si muove questa flessibilità controllata.
Ricorsi possibili ma senza garanzie: cosa succede dopo la decadenza
Il decreto non elimina completamente la possibilità di contestare le decisioni che portano alla decadenza dall'assegno o alla sua riduzione. Chi subisce il taglio della prestazione o la sua interruzione può presentare ricorso, spiegando le ragioni per cui, nel proprio caso specifico, non è stato possibile rispettare gli obblighi previsti o accettare l'offerta di lavoro in questione. Potrebbero esistere circostanze personali, familiari o di salute che rendono oggettivamente impossibile o estremamente gravoso accettare determinate proposte lavorative.
Tuttavia, la normativa non fornisce garanzie sull'esito di questi ricorsi. La decisione di decadenza potrebbe essere confermata anche dopo l'impugnazione, lasciando il disoccupato senza sostegno economico. In caso di conferma della perdita del diritto all'assegno, il decreto prevede un ulteriore periodo di attesa: devono trascorrere due mesi prima di poter presentare una nuova domanda per ottenere nuovamente la prestazione di disoccupazione. Questo intervallo temporale rappresenta un deterrente aggiuntivo, configurandosi come una sorta di periodo di sospensione forzata, durante il quale il cittadino si trova privo di qualsiasi sostegno pubblico al reddito.
La riforma segna, dunque, un cambio di paradigma nelle politiche del lavoro italiane, spostando l'equilibrio verso un sistema più stringente di condizionalità, dove il mantenimento dei sussidi è legato in modo sempre più rigido all'accettazione delle opportunità lavorative proposte attraverso i canali istituzionali. L'efficacia di questo approccio nel favorire un reale reinserimento professionale o nel garantire condizioni lavorative dignitose resta tutta da verificare nella pratica applicativa delle nuove disposizioni.


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