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Dipendenti pubblici, da oggi i certificati medici potranno essere rilasciati anche a distanza, senza visita in presenza

Dipendenti pubblici, da oggi i certificati medici potranno essere rilasciati anche a distanza, senza visita in presenza
Con la nuova Legge Semplificazioni approvata al Senato, i dipendenti pubblici potranno ottenere il certificato di malattia anche senza recarsi fisicamente dal medico. Una svolta che sfrutta la telemedicina per rendere più snella la burocrazia sanitaria, mantenendo però rigidi controlli sulla correttezza delle certificazioni. Ecco tutti i dettagli
Fino a oggi, i medici erano obbligati a effettuare accertamenti clinici diretti per certificare l'assenza per malattia dei dipendenti pubblici, pena sanzioni disciplinari estremamente severe. Questa rigidità, prevista dall'art. 55 quinquies del T.U.P.I. (Testo Unico sul Pubblico Impiego), non lasciava spazio ad alternative, nemmeno in presenza di tecnologie digitali ormai consolidate. Con la riforma appena approvata, il legislatore ha deciso di adeguare la normativa alla realtà della pratica medica moderna, riconoscendo che gli strumenti di telemedicina possono garantire valutazioni cliniche affidabili quanto quelle effettuate in presenza. I criteri operativi precisi per l'utilizzo di questi strumenti saranno definiti dalla Conferenza Stato-Regioni, su proposta del Ministero della Salute, assicurando uniformità di applicazione su tutto il territorio nazionale e tracciabilità di ogni procedura.
Maggiore libertà operativa senza rinunciare alla responsabilità professionale
Il nuovo impianto normativo non elimina affatto il principio di responsabilità, che deve guidare ogni medico nell'esercizio della propria professione. Ciò che cambia è la possibilità di utilizzare modalità alternative per l'osservazione clinica, sfruttando tecnologie che l'emergenza pandemica ha contribuito a sdoganare definitivamente. Durante il COVID-19, infatti, milioni di cittadini hanno sperimentato consulti medici da remoto, scoprendo che videochiamate, app dedicate e dispositivi di monitoraggio possono fornire ai professionisti sanitari dati sufficienti per formulare diagnosi accurate.
La riforma riconosce ufficialmente questa evoluzione, ampliando i margini operativi dei medici senza compromettere le tutele per i lavoratori e per le amministrazioni pubbliche. Il certificato rilasciato a distanza avrà la stessa validità di quello tradizionale, a condizione che sia fondato su dati clinici acquisiti in modo conforme e che rispetti i protocolli di telemedicina ufficialmente approvati. In questo modo si valorizza la tecnologia come strumento integrante della cura, senza trasformarla in una scorciatoia per aggirare le regole.
Le sanzioni restano per chi viola le regole fondamentali
La nuova normativa non apre la strada a certificazioni generiche o prive di fondamento medico. Le sanzioni previste attualmente - che includono la radiazione dall'albo professionale, il licenziamento per i medici dipendenti o la decadenza dalla convenzione con il servizio sanitario - restano in vigore per tutti quei casi in cui la certificazione risulti ingiustificata o non supportata da un'adeguata valutazione clinica.
Ciò che cambia è che il medico non sarà più automaticamente sanzionabile solo perché non ha effettuato una visita "fisica", purché abbia utilizzato strumenti di telemedicina conformi e abbia raccolto dati clinici oggettivi. La differenza sostanziale riguarda, quindi, la modalità di acquisizione delle informazioni, non la loro qualità o necessità. Un certificato rilasciato dopo una videoconsulenza, durante la quale il medico ha osservato i sintomi del paziente, valutato i parametri vitali attraverso dispositivi connessi e analizzato eventuali referti precedenti avrà la stessa dignità di uno rilasciato dopo una visita ambulatoriale tradizionale. Solo le violazioni gravi - come l'assenza totale di riscontro medico o certificazioni palesemente false - comporteranno le pesanti sanzioni disciplinari previste dalla legge.
Un passo verso una sanità più moderna ed efficiente
La modifica introdotta dalla Legge Semplificazioni si inserisce in un percorso più ampio di digitalizzazione della sanità pubblica italiana. Riconoscere la validità degli strumenti digitali nella pratica medica quotidiana significa non solo semplificare la vita di cittadini e professionisti, ma anche migliorare l'efficienza complessiva del sistema.
I lavoratori non dovranno più necessariamente assentarsi per recarsi dal medico quando sono malati, evitando così spostamenti che - in certi casi - potrebbero peggiorare le loro condizioni. I medici, dal canto loro, potranno gestire con maggiore flessibilità il proprio tempo e le proprie risorse, concentrandosi sui casi che realmente richiedono un intervento diretto.
L'introduzione della certificazione a distanza alleggerisce la burocrazia senza ridurre le garanzie di correttezza e trasparenza, valorizzando l'esperienza maturata durante la pandemia e trasformandola in una conquista permanente. La tecnologia diventa così parte integrante non solo della cura, ma anche della prevenzione e della gestione amministrativa della salute pubblica, aprendo la strada a ulteriori innovazioni nel rapporto tra cittadini, professionisti sanitari e istituzioni.


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