La legge di bilancio 2025 ha introdotto diverse novità per le famiglie in merito alle spese scolastiche detraibili. Si tratta di quelle spese sostenute per l'istruzione dei figli, che possono essere detratte dalla dichiarazione dei redditi. Esse comprendono le spese per scuole dell'infanzia, scuole elementari, medie, superiori, università e corsi di specializzazione.
Ebbene, con la nuova manovra finanziaria è stato previsto un innalzamento della soglia di detrazione per alcune di queste spese. In particolare, la legge di bilancio 2025 ha aumentato il limite massimo detraibile per ogni alunno, portandolo da 800 euro a 1.000 euro per la frequenza delle scuole dell'infanzia, del primo ciclo d'istruzione e della scuola secondaria di secondo grado, anche per gli istituti paritari. In sostanza, dal punto di vista del risparmio fiscale, significa che, per ogni figlio, si possono ottenere fino a 190 euro di detrazione (19% di 1.000), anziché 152 euro (19% di 800), contandosi così per ogni studente 38 euro in più di detrazione fiscale rispetto all'anno passato.
L’impatto - si fa notare - non sarà immediato: queste spese, infatti, potranno essere detratte dalla dichiarazione dei redditi 2026, ma riguardano le spese sostenute nel 2025.
Come funziona?
Innanzitutto occorre chiarire che le spese detraibili includono:
Ebbene, con la nuova manovra finanziaria è stato previsto un innalzamento della soglia di detrazione per alcune di queste spese. In particolare, la legge di bilancio 2025 ha aumentato il limite massimo detraibile per ogni alunno, portandolo da 800 euro a 1.000 euro per la frequenza delle scuole dell'infanzia, del primo ciclo d'istruzione e della scuola secondaria di secondo grado, anche per gli istituti paritari. In sostanza, dal punto di vista del risparmio fiscale, significa che, per ogni figlio, si possono ottenere fino a 190 euro di detrazione (19% di 1.000), anziché 152 euro (19% di 800), contandosi così per ogni studente 38 euro in più di detrazione fiscale rispetto all'anno passato.
L’impatto - si fa notare - non sarà immediato: queste spese, infatti, potranno essere detratte dalla dichiarazione dei redditi 2026, ma riguardano le spese sostenute nel 2025.
Come funziona?
Innanzitutto occorre chiarire che le spese detraibili includono:
- tasse d'iscrizione e frequenza e contributi obbligatori e volontari decisi dalla scuola;
- servizi scolastici integrativi, come mensa e pre/post scuola, anche se forniti da enti esterni;
- gite scolastiche, assicurazioni e attività extracurricolari organizzate dalla scuola.
Inoltre, a partire dal 1° gennaio 2018, rientrano tra le spese detraibili anche quelle per il trasporto scolastico, purché tracciabili, anche quando il servizio è gestito dal Comune o da soggetti esterni. Questa voce può essere cumulata con quella relativa agli abbonamenti al trasporto pubblico locale, regionale o interregionale.
Le spese per l'acquisto di materiale scolastico (come libri e cancelleria) non sono detraibili.
Le spese elencate possono essere detratte al 19% della spesa totale sostenuta durante l'anno fiscale. Tuttavia, il limite massimo di spesa detraibile varia in base al tipo di istituto frequentato:
Le spese per l'acquisto di materiale scolastico (come libri e cancelleria) non sono detraibili.
Le spese elencate possono essere detratte al 19% della spesa totale sostenuta durante l'anno fiscale. Tuttavia, il limite massimo di spesa detraibile varia in base al tipo di istituto frequentato:
- asili nido: 632 euro (detrazione massima di 120 euro);
- scuole materne, elementari, medie e superiori: 800 euro (detrazione massima di 152 euro);
- università pubbliche: nessun limite massimo, detrazione del 19% sull'intero importo;
- università non statali: detrazione limitata a quanto previsto dal Ministero dell'Università e della Ricerca;
- affitto per studenti fuori sede: detrazione per un massimo di 2.633 euro.
Inoltre, per i bambini e ragazzi con disturbi specifici dell'apprendimento (DSA), è prevista una detrazione del 19% - senza limite di spesa - per l'acquisto di strumenti e supporti didattici o informatici compensativi.
Le famiglie che hanno figli iscritti a licei musicali o conservatori possono beneficiare, inoltre, di un bonus del 65% sull'acquisto di strumenti musicali, con un massimale di 2.500 euro.
Le spese scolastiche vanno indicate nella dichiarazione dei redditi, ma devono essere pagate tramite metodi tracciabili (come bonifici bancari o PagoPA).
In alcuni casi il datore di lavoro, tra i diversi benefit riconosciuti, potrebbe rimborsare (totalmente o parzialmente) le spese sostenute per l’istruzione dei figli. In questo caso, la spesa sostenuta nel 2024 e rimborsata dal datore di lavoro non può essere inserita in dichiarazione dei redditi, ma l’eventuale agevolazione fiscale può essere fruita sulla parte di spesa che il datore di lavoro non ha rimborsato.
Ad esempio: un dipendente con due figli nel 2024 ha speso 850 euro per la frequenza della scuola dei figli. Il datore di lavoro, a titolo di benefit, ne rimborsa 600. Nel 730 il lavoratore non potrà inserire la spesa complessiva, perché una parte è stata rimborsata dal datore di lavoro ed è indicata nella CU 2025 tra le retribuzioni premiali. Nella dichiarazione dei redditi, però, come spesa scolastica detraibile potrà inserire l’importo non rimborsato, ovvero 250 euro.
Nella guida dell’Agenzia delle Entrate un capitolo specifico è dedicato all’eventuale detrazione spettante per le spese sostenute per l’asilo nido dei figli. In questo caso bisogna rispettare un doppio vincolo per avere diritto alla detrazione in sede di dichiarazione dei redditi, con un tetto massimo fissato a 632 euro.
Le spese rimborsate dal datore di lavoro non possono essere indicate in dichiarazione dei redditi per avere diritto alla detrazione al 19%; per la parte non rimborsata, invece, la spesa può essere indicata solo se non si è richiesto il bonus asilo nido che è un’alternativa alla detrazione.
Un esempio può aiutare a comprendere. Una lavoratrice dipendente paga la retta dell’asilo nido - 300 euro al mese - per 10 mesi l’anno, spendendo 3.000 euro. Se il datore di lavoro ha rimborsato 1.000 euro il lavoratore può indicare solo la parte eccedente non rimborsata, entro il limite massimo di 632 euro, nella dichiarazione dei redditi, solo se non ha richiesto il bonus asilo nido.