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Condominio, è obbligatorio il TFR per il portiere e gli altri dipendenti: ecco i rischi se non viene costituito il fondo

Condominio, è obbligatorio il TFR per il portiere e gli altri dipendenti: ecco i rischi se non viene costituito il fondo
Il TFR dei dipendenti condominiali è un obbligo a carico del condominio, che deve accantonare annualmente le somme in un fondo cassa dedicato, per evitare sanzioni e responsabilità dell’amministratore
Immagina il portiere del tuo condominio che, dopo anni di servizio, decide di andare in pensione. Tutto bene, finché l’amministratore si accorge che manca una somma non da poco, ossia il TFR, il Trattamento di Fine Rapporto. Ma chi deve pagarlo? E, soprattutto, come deve essere gestito il fondo cassa condominiale destinato a coprire questa spesa obbligatoria?

Quando il condominio diventa un datore di lavoro
Anche se il condominio non ha una personalità giuridica propria, la legge lo qualifica come un soggetto autonomo in grado di stipulare contratti di lavoro. L’assunzione di personale deve sempre essere autorizzata dall’assemblea condominiale, con una delibera approvata a maggioranza qualificata. Solo dopo questo passaggio, l’amministratore può firmare il contratto di lavoro e adempiere agli obblighi previsti per ogni datore.
Una volta assunto, il dipendente gode di tutti i diritti previsti dal Codice civile e dalla normativa sul lavoro, come ferie, contributi, assicurazioni e, naturalmente, il TFR.

Cos’è il TFR e perché il condominio deve versarlo
Il Trattamento di Fine Rapporto, disciplinato dall’art. 2120 del c.c. e dalla legge n. 297/1982, è un diritto riconosciuto a ogni lavoratore. Si tratta di una somma che si accumula nel tempo e che il datore di lavoro deve liquidare al termine del rapporto.
Più nel dettaglio, il calcolo del TFR viene effettuato sommando per ciascun anno di servizio una quota pari, e comunque non superiore, all’importo della retribuzione dovuta per l’anno stesso (RAL, retribuzione annua lorda) divisa per 13,5. La quota di TFR accantonata, ad eccezione di quella maturata nell’anno in corso, deve essere incrementata al 31 dicembre di ogni anno, con l’applicazione di un tasso costituito dall’1,5% in misura fissa e dal 75% dell’aumento dell’indice dei prezzi al consumo accertato dall’Istat.
Ai sensi del comma 6 dell’art. 2120 c.c., il dipendente può anche chiedere un’anticipazione del TFR, fino al 70% della somma maturata, purché abbia almeno 8 anni di servizio continuativo con lo stesso datore.

Cosa rischia il condominio se non accantona il TFR
Per garantire la liquidazione ai dipendenti, il condominio deve costituire un fondo cassa TFR, ossia una riserva economica separata dalle spese ordinarie. Ciò significa che, anno dopo anno, l’amministratore deve assicurarsi che esista una riserva economica destinata al pagamento delle quote maturate.

Questo aspetto è particolarmente importante, in quanto, se il fondo non viene costituito e, al termine del rapporto di lavoro, non ci sono soldi sufficienti a coprire la liquidazione, il dipendente può rivolgersi al giudice per ottenere quanto gli spetta. In tal caso, l’intero condominio risponde in solido e i proprietari potrebbero a loro volta agire contro l’amministratore responsabile di non aver costituito il fondo.

Per questo motivo, la delibera di assunzione del lavoratore dovrebbe sempre prevedere anche la creazione del fondo e il versamento annuale delle relative quote. Tuttavia, poiché l’assemblea non può vincolare i condòmini per più anni, è consigliabile rinnovare la decisione a ogni esercizio.


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