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Caso La Russa: è vero che la denuncia di stupro è stata fatta dalla ragazza fuori tempo massimo?

Caso La Russa: è vero che la denuncia di stupro è stata fatta dalla ragazza fuori tempo massimo?
Secondo Ignazio La Russa è tardiva la denuncia di stupro presentata dopo 40 giorni. Ma è vero? Cosa rischia adesso il figlio di La Russa?
L’episodio che sta scuotendo l’Italia in questi giorni è l’accusa di violenza sessuale a carico del diciannovenne Leonardo Apache La Russa, figlio del Presidente del Senato, Ignazio La Russa.

Il giovane è stato denunciato da una ventiduenne che accusa di essere stata stuprata dal giovane la notte del 18 maggio a casa La Russa, dopo una serata passata in discoteca.

La ragazza sostiene di non ricordare più nulla a seguito di due drink presi nel locale e di essersi svegliata la mattina successiva, nuda e in stato confusionale, nel letto del ragazzo. Solo lì avrebbe appreso dal La Russa stesso di aver avuto rapporti sessuali sia con lui che con un altro ragazzo, un Dj del club.

Il ragazzo ha, invece, raccontato una versione diversa, affermando di avere avuto un rapporto consenziente con la ragazza.

In tutta questa vicenda, da molti non sono state giudicate appropriate le parole di Ignazio La Russa, che nel tentativo di difendere il figlio ha affermato: «di sicuro lascia molti interrogativi una denuncia presentata dopo quaranta giorni dall’avvocato estensore che occupa questo tempo per rimettere insieme i fatti».
Il presidente del Senato con queste parole ha voluto suggerire che fosse passato un notevole lasso di tempo, forse troppo, tra il fatto e la denuncia.

Ma ha ragione?

L’art. 609 septies c.p. sancisce che, nel caso di reati contro la libertà sessuale (violenza sessuale o atti sessuali con minorenne), la querela può essere presentata, solo su istanza di parte, entro 12 mesi dalla commissione del fatto.

Per la maggior parte dei reati, il termine previsto per proporre la querela è di tre mesi dal momento in cui la vittima ha conoscenza del fatto.
Tuttavia, è stato lo stesso legislatore, non molto tempo fa, nei casi di reati contro la libertà sessuale, ad aver voluto ampliare il tempo utile per querelare. Infatti, proprio in virtù della gravità di questi reati, si è preferito dare alla vittima il giusto tempo per riflettere sull’accaduto e per trovare la forza di denunciare.

Inoltre, sempre per la particolare tipologia di reato, la violenza sessuale è procedibile solamente a querela di parte. Questo significa che solo la vittima del reato (o il suo avvocato) può presentare la querela e invitare le autorità a procedere nei confronti del responsabile per ottenere una giusta punizione. La querela è infatti una condizione di procedibilità, senza la quale non può cominciare il procedimento penale a carico del presunto responsabile.

La violenza sessuale è un reato posto a tutela della libertà sessuale della vittima. È un reato molto grave, in quanto comporta delle ripercussioni fisiche e psicologiche devastanti per la vittima.
L’art 609 bis c.p. punisce con la reclusione dai sei ai dodici anni chi, con violenza o minaccia o con abuso di autorità, costringe qualcuno a compiere o subire atti sessuali.

Affinché si realizzi il delitto di stupro occorrono 2 elementi fondamentali:
  • la presenza di atti sessuali e
  • l’assenza di consenso della vittima.
Gli atti sessuali sono tutti quegli atti che prevedono il contatto fisico con le zone erogene del corpo (seni, organi genitali, cosce, collo ecc..) e sono invasivi della sfera sessuale della vittima.

Mentre assenza del consenso significa che la vittima si è trovata costretta, mediante violenza o minaccia, a compiere o subire gli atti sessuali. Pertanto, anche un bacio sulle labbra estorto senza il consenso della vittima può diventare oggetto di violenza.
Dunque, bisogna sempre fare molta attenzione ai propri gesti, altrimenti le conseguenze potrebbero essere irreparabili.


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