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Bonifico al figlio per acquisto casa o auto, ecco cosa scrivere nella causale per non avere problemi col Fisco

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Bonifico al figlio per acquisto casa o auto, ecco cosa scrivere nella causale per non avere problemi col Fisco
I bonifici dei genitori ai figli per l’acquisto di casa o auto non hanno limiti di importo, non richiedono notaio né sono tassati sotto il milione, ma serve una causale chiara per evitare controlli del Fisco
Sostenere economicamente i figli nell'acquisto della prima casa o di un'automobile rappresenta, per molti genitori, un atto naturale di vicinanza in momenti decisivi della loro vita. Spesso i genitori si fanno carico di coprire parte o l’intero costo del bene da acquistare, ricorrendo a bonifici di importi anche piuttosto elevati.
Ecco che, a fronte di cifre importanti, emergono perplessità: esistono tetti massimi da rispettare? È necessario frazionare i versamenti per evitare accertamenti? Serve il notaio? E cosa prevede il Fisco in termini di tassazione?

Nessun limite legale agli importi
La legge italiana non impone alcun tetto massimo ai bonifici effettuati da un genitore al figlio per l’acquisto di un bene, che si tratti di un’auto o di un immobile. Non è, quindi, necessario suddividere il versamento in più tranches per timore di controlli fiscali: al contrario, è preferibile effettuare un bonifico unico, chiaro e tracciabile. È bene precisare, infatti, che la convinzione secondo cui esisterebbero soglie, oltre le quali si rischia di attirare l’attenzione dell’Agenzia delle Entrate, è totalmente infondata: si tratta di pura disinformazione, spesso alimentata da false credenze.

Una donazione “indiretta”: cos’è e quando si configura
L’operazione si configura, sotto il profilo giuridico, come una donazione indiretta. Questa fattispecie si verifica quando l’arricchimento del beneficiario non è il frutto di un trasferimento diretto del bene - ad esempio, la casa: in questo caso si parla invece di donazione diretta - bensì del conferimento dei mezzi economici utili a consentirne l’acquisto. È il caso del genitore che versa la somma necessaria al figlio per acquistare il bene in proprio nome.
Si tratta, quindi, di un gesto liberale riconosciuto dalla legge, ma privo della necessità di un atto pubblico se associato a uno scopo definito e documentato.

Bonifico tracciabile: quale causale indicare?
Utilizzare strumenti di pagamento tracciabili (come bonifici o assegni circolari) è fondamentale per due motivi:
  • è conforme alla normativa antiriciclaggio in caso di importi elevati;
  • offre una prova documentale inequivocabile sull’origine e la destinazione delle somme trasferite.
Per quanto riguarda la causale, è sufficiente indicare in maniera semplice e trasparente la finalità dell’operazione. La chiarezza della causale rafforza la qualificazione giuridica dell’operazione e ne garantisce la coerenza ai fini fiscali. Ad esempio:
  • Donazione per acquisto prima casa Nome Cognome
  • Regalo per acquisto auto Nome Cognome
  • Liberalità finalizzata all’acquisto abitazione”.
Donazione indiretta: non serve il notaio
La particolarità della donazione indiretta è che, nonostante l'importo possa essere rilevante, non richiede la forma solenne dell'atto pubblico notarile, a differenza delle donazioni dirette di non modico valore. Ciò significa che il passaggio di denaro, se tracciato e destinato a uno scopo esplicito come l'acquisto di un bene, può essere effettuato senza ulteriori adempimenti formali.
Ovviamente, l’atto di compravendita del bene immobile richiederà comunque l’intervento del notaio e l’assolvimento delle imposte correlate (registro, ipotecaria, catastale o IVA), ma la donazione del denaro in sé non necessita di rogito notarile.

Il bonifico può far scattare controlli?
Un bonifico di importo rilevante, effettuato da un genitore in favore del figlio con causale chiara e tracciabile, non costituisce di per sé un’operazione sospetta per il Fisco. Non trattandosi di un reddito occulto, ma di una liberalità tra familiari, è pienamente giustificabile e non dà origine ad accertamenti automatici.
Tuttavia, in presenza di operazioni anomale, frequenti o di importo eccezionalmente elevato, l’Agenzia delle Entrate o le autorità antiriciclaggio potrebbero comunque procedere a verifiche incrociate, volte più che altro ad accertare la liceità dell’operazione o la corretta applicazione dell’imposta sulle donazioni, laddove dovuta.
Il denaro ricevuto a titolo di liberalità non rientra tra i redditi imponibili e non deve essere dichiarato nel Modello 730 o Redditi Persone Fisiche. Non è soggetto ad IRPEF in quanto non costituisce reddito, ma una donazione familiare.

E l’imposta sulle donazioni? Solo oltre 1 milione di euro
Sebbene non sia previsto un obbligo di dichiarazione ai fini IRPEF, l’imposta sulle donazioni potrebbe essere applicata, ma solo in casi specifici. Per i trasferimenti tra genitori e figli (o tra altri parenti in linea retta), vige una franchigia di 1.000.000 di euro per ciascun beneficiario. Superata tale soglia, si applica un’aliquota del 4% sulla parte eccedente.
Esempio: su una donazione di 1.200.000 euro, l’imposta sarà dovuta solo sui 200.000 euro che eccedono il milione, per un totale di 8.000 euro.
Franchigie inferiori o inesistenti si applicano in caso di:
  • fratelli e sorelle: franchigia 100.000 euro, aliquota 6%;
  • parenti fino al quarto grado e affini entro il terzo: nessuna franchigia, aliquota 6%;
  • altri soggetti (inclusi conviventi non legati da parentela): nessuna franchigia, aliquota 8%;
  • donazioni a soggetti con disabilità grave: franchigia di 1.500.000 di euro.
È vincolante l’utilizzo del denaro per lo scopo dichiarato?
In presenza di una causale specifica che fa riferimento a un obiettivo preciso, è fortemente raccomandato impiegare le somme per la finalità indicata, in quanto ciò rafforza la qualificazione della donazione come “indiretta”.


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