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Agenzia delle Entrate, stop ai pagamenti dalla Pubblica Amministrazione se non sei in regola: ecco come funziona

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Agenzia delle Entrate, stop ai pagamenti dalla Pubblica Amministrazione se non sei in regola: ecco come funziona
Con l’impostazione prevista dalla manovra finanziaria per il 2026, i professionisti che non risultano in regola con gli obblighi fiscali rischiano di non ricevere alcun pagamento dalla pubblica amministrazione
Dal 1° gennaio 2026 la Pubblica Amministrazione (P.A.) potrà verificare la regolarità fiscale dei professionisti che hanno svolto incarichi e che, per questi, attendono il saldo della parcella e potrà bloccare o decurtare automaticamente i compensi ai liberi professionisti che presentano debiti iscritti a ruolo, eliminando la soglia di 5.000 euro finora prevista.

In concreto, ciò sta a significare che, anche per irregolarità di modesto importo (come una semplice sanzione amministrativa non saldata), un professionista potrebbe vedersi non corrispondere l'emolumento per prestazioni regolarmente svolte.

La previsione, inserita nella manovra finanziaria per il 2026, ha immediatamente sollevato forti reazioni nel mondo delle professioni: il Consiglio nazionale forense l'ha definita «vessatoria e discriminatoria», sottolineando il rischio di effetti paralizzanti sull’esercizio dell’attività professionale.

Sotto il profilo costituzionale, la norma presenta evidenti criticità in relazione all’art. 3 della Costituzione:
  • in primo luogo, emerge una disparità di trattamento rispetto ai lavoratori dipendenti, inclusi i dipendenti pubblici. Questi ultimi, anche in presenza di inadempimenti fiscali o contributivi di importo rilevante, continuano legittimamente a percepire la retribuzione, ferma restando l’ordinaria azione di recupero da parte dell’amministrazione finanziaria. Diversamente, il professionista vede sospeso il pagamento del proprio compenso, che costituisce il corrispettivo diretto dell’attività lavorativa svolta;
  • in secondo luogo, si configura una discriminazione tra professionisti che operano prevalentemente o esclusivamente con la P.A. e professionisti che svolgono la propria attività nei confronti di clienti privati. Solo i primi sono esposti al rischio del blocco integrale dei compensi, pur a parità di situazione fiscale. Tale disparità appare priva di una giustificazione ragionevole.


Come spiegato da Francesco Greco, presidente del Consiglio Nazionale Forense, il meccanismo rischia di bloccare i pagamenti anche in presenza di irregolarità minime o puramente formali, come il mancato versamento di una tassa automobilistica, di un contributo previdenziale o persino di una semplice multa.
Le professioni hanno, quindi, chiesto a gran voce la cancellazione della misura. Alcuni emendamenti sono stati presentati, ma difficilmente porteranno alla sua eliminazione. Tra questi, quello proposto da Nicola Calandrini (FdI), presidente della Commissione Bilancio del Senato, che in una prima versione prevedeva la soppressione della norma. Il testo è stato però riformulato e sarà sottoposto al voto nei prossimi giorni.

La nuova formulazione punta a una mediazione tra la linea del governo e le richieste di abrogazione. In concreto, si stabilisce che la P.A. effettui le dovute verifiche e, qualora il professionista abbia cartelle esattoriali inferiori a 5mila euro, proceda al pagamento del compenso decurtando l’importo corrispondente al debito. A tal fine, il professionista dovrà allegare alla fattura elettronica l’estratto di ruolo dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione (AdER).

Ma cosa prevede la disciplina attuale?
Va ricordato che, allo stato attuale, la disciplina prevede il pagamento integrale dei compensi in presenza di debiti inferiori a 5mila euro, mentre oltre tale soglia scatta il blocco dei pagamenti.

La soluzione prospettata rappresenterebbe dunque un correttivo, volto a evitare effetti sproporzionati e a garantire un equilibrio tra le esigenze dell’erario e la continuità dell’attività professionale.

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