Come sappiamo, l'IMU non è dovuta per l'abitazione principale. Questa è definita come l'unità immobiliare in cui il soggetto passivo e i componenti del suo nucleo familiare risiedono anagraficamente e dimorano abitualmente (art. 1, comma 741, lett. b), primo e secondo periodo, L. 160/2019).
Uno dei profili più controversi, nella disciplina dell'IMU, era quello concernente la definizione di abitazione principale e i requisiti per l'esenzione. In precedenza, per beneficiare dell'agevolazione, la normativa e la giurisprudenza richiedevano che l'intero nucleo familiare del proprietario avesse sia la residenza anagrafica che la dimora abituale nello stesso immobile.
Ad esempio, se i coniugi avevano residenze e dimore separate in due immobili diversi, situati nello stesso Comune, l'esenzione IMU poteva applicarsi solo a una delle due abitazioni.
Successivamente, in materia è intervenuta la Corte Costituzionale che, con la sentenza n. 209 depositata il 13 ottobre 2022, ha cambiato le regole dell'esenzione IMU per l'abitazione principale. La Consulta ha infatti stabilito che, ai fini dell'esenzione, per “abitazione principale deve intendersi l'immobile, iscritto o iscrivibile nel catasto edilizio urbano come unica unità immobiliare, nel quale il possessore dimora abitualmente e risiede anagraficamente”.
La Corte Costituzionale ha, quindi, contestato l'assunto che prevedeva l'agevolazione IMU solo nel caso in cui l'immobile posseduto venisse utilizzato come abitazione principale di tutto il nucleo familiare. Dopo la sentenza, pertanto, i coniugi che risiedono e hanno dimora abituale in due differenti immobili hanno diritto entrambi all'esenzione IMU, e questo a prescindere dal Comune in cui detti immobili si trovano.
La decisione della Corte Costituzionale di qualche anno fa è stata confermata anche dai giudici della Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 4292/2025. La Cassazione ha consolidato i criteri interpretativi elaborati in precedenza dalla Consulta, chiarendo come non sia più richiesto che il nucleo familiare viva nello stesso immobile perché si possano garantire, a entrambi i coniugi, gli stessi benefici fiscali. In questo modo si consente alle coppie che vivono in abitazioni diverse, per esigenze personali o di lavoro, di richiedere l'esenzione per ognuna delle due abitazioni. Al contempo si evitano anche eventuali contenziosi con i Comuni che, in precedenza, potevano contestare la richiesta di esonero dal pagamento ritenendo “seconda casa” l'immobile in cui non viveva il nucleo familiare.
Come dimostrare di avere diritto all’esenzione?
Al fine del riconoscimento della dimora abituale, un parametro ritenuto utile dalla consolidata giurisprudenza è quello costituito dai consumi delle utenze a rete (Cass. n. 8627/2019). Tuttavia, sul punto la Corte di Giustizia tributaria di secondo grado della Lombardia, con sentenza n. 432 del 10 febbraio 2025, ha stabilito che gli scarsi consumi delle utenze domestiche, comunque, non giustificano la revoca dell'agevolazione IMU prima casa per il venir meno del requisito della dimora abituale. La Corte fa presente che gli scarsi consumi vanno contestualizzati rispetto al caso specifico.
Invero, nella fattispecie sottoposta al suo esame, il contribuente viveva in un alloggio condominiale privo dell'utenza del gas e gli scarsi consumi elettrici erano giustificati dal tipo di lavoro svolto, che lo portava a essere presente in casa solo nelle giornate di sabato e domenica. Inoltre veniva appurato che il fabbricato condominiale assicurava la distribuzione dell'acqua calda e del riscaldamento con l'impianto comune, permettendo al contribuente di omettere la conclusione di un contratto di utenza del gas, mentre in cucina utilizzava piani di cottura a induzione.
In definitiva, non è sufficiente dichiarare di abitare nella seconda casa per ottenere l’esenzione dall’IMU: è necessario provare che la residenza sia effettiva e non solo formale.
Per questo motivo, oltre all’iscrizione all’anagrafe della popolazione residente, il Comune richiede documenti che confermino la presenza stabile del nucleo familiare nell’abitazione.
Tra le principali prove che possono essere presentate figurano:
Uno dei profili più controversi, nella disciplina dell'IMU, era quello concernente la definizione di abitazione principale e i requisiti per l'esenzione. In precedenza, per beneficiare dell'agevolazione, la normativa e la giurisprudenza richiedevano che l'intero nucleo familiare del proprietario avesse sia la residenza anagrafica che la dimora abituale nello stesso immobile.
Ad esempio, se i coniugi avevano residenze e dimore separate in due immobili diversi, situati nello stesso Comune, l'esenzione IMU poteva applicarsi solo a una delle due abitazioni.
Successivamente, in materia è intervenuta la Corte Costituzionale che, con la sentenza n. 209 depositata il 13 ottobre 2022, ha cambiato le regole dell'esenzione IMU per l'abitazione principale. La Consulta ha infatti stabilito che, ai fini dell'esenzione, per “abitazione principale deve intendersi l'immobile, iscritto o iscrivibile nel catasto edilizio urbano come unica unità immobiliare, nel quale il possessore dimora abitualmente e risiede anagraficamente”.
La Corte Costituzionale ha, quindi, contestato l'assunto che prevedeva l'agevolazione IMU solo nel caso in cui l'immobile posseduto venisse utilizzato come abitazione principale di tutto il nucleo familiare. Dopo la sentenza, pertanto, i coniugi che risiedono e hanno dimora abituale in due differenti immobili hanno diritto entrambi all'esenzione IMU, e questo a prescindere dal Comune in cui detti immobili si trovano.
La decisione della Corte Costituzionale di qualche anno fa è stata confermata anche dai giudici della Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 4292/2025. La Cassazione ha consolidato i criteri interpretativi elaborati in precedenza dalla Consulta, chiarendo come non sia più richiesto che il nucleo familiare viva nello stesso immobile perché si possano garantire, a entrambi i coniugi, gli stessi benefici fiscali. In questo modo si consente alle coppie che vivono in abitazioni diverse, per esigenze personali o di lavoro, di richiedere l'esenzione per ognuna delle due abitazioni. Al contempo si evitano anche eventuali contenziosi con i Comuni che, in precedenza, potevano contestare la richiesta di esonero dal pagamento ritenendo “seconda casa” l'immobile in cui non viveva il nucleo familiare.
Come dimostrare di avere diritto all’esenzione?
Al fine del riconoscimento della dimora abituale, un parametro ritenuto utile dalla consolidata giurisprudenza è quello costituito dai consumi delle utenze a rete (Cass. n. 8627/2019). Tuttavia, sul punto la Corte di Giustizia tributaria di secondo grado della Lombardia, con sentenza n. 432 del 10 febbraio 2025, ha stabilito che gli scarsi consumi delle utenze domestiche, comunque, non giustificano la revoca dell'agevolazione IMU prima casa per il venir meno del requisito della dimora abituale. La Corte fa presente che gli scarsi consumi vanno contestualizzati rispetto al caso specifico.
Invero, nella fattispecie sottoposta al suo esame, il contribuente viveva in un alloggio condominiale privo dell'utenza del gas e gli scarsi consumi elettrici erano giustificati dal tipo di lavoro svolto, che lo portava a essere presente in casa solo nelle giornate di sabato e domenica. Inoltre veniva appurato che il fabbricato condominiale assicurava la distribuzione dell'acqua calda e del riscaldamento con l'impianto comune, permettendo al contribuente di omettere la conclusione di un contratto di utenza del gas, mentre in cucina utilizzava piani di cottura a induzione.
In definitiva, non è sufficiente dichiarare di abitare nella seconda casa per ottenere l’esenzione dall’IMU: è necessario provare che la residenza sia effettiva e non solo formale.
Per questo motivo, oltre all’iscrizione all’anagrafe della popolazione residente, il Comune richiede documenti che confermino la presenza stabile del nucleo familiare nell’abitazione.
Tra le principali prove che possono essere presentate figurano:
- la scelta del medico di base effettuata con l’indirizzo della casa in cui si dichiara di risiedere;
- le bollette delle utenze domestiche (luce, gas, acqua) che attestino consumi regolari e costanti durante tutto l’anno, non solo nei mesi estivi o in brevi periodi.
Se, attraverso la documentazione delle utenze, si dimostra che l’immobile è abitato in modo continuativo, si può avere diritto all’esenzione IMU sulla seconda casa.
La richiesta di esenzione dovrà essere presentata direttamente al Comune competente, che verificherà i dati e la documentazione fornita. In alcuni casi, l’amministrazione può effettuare ulteriori controlli, ad esempio sui consumi idrici ed elettrici, per accertare la veridicità della residenza dichiarata.