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WhatsApp, offese all'amministratore di condominio: è diffamazione?

WhatsApp, offese all'amministratore di condominio: è diffamazione?
Offendere l’amministratore di condominio, in sua assenza, nel gruppo WhatsApp cosa comporta? Limite tra critica e diffamazione
Hai un gruppo WhatsApp con tutti i condomini e nel quale manca l’amministratore.
Se in questa chat tendi a criticare l’operato del tuo amministratore, devi fare attenzione: il passo da critica (che è legittima) ad offesa (che, invece, è illegittima) è molto breve e il rischio di essere querelato per diffamazione c’è.
Facciamo un po' di chiarezza.


“Criticare” non significa sempre e comunque “commettere un reato”.
Infatti, il nostro sistema riconosce il diritto di critica: cioè, il diritto di dissentire, con motivazione, valutando un fatto nella sua oggettività.


Però, c’è un limite da rispettare, che è quello della "continenza": cioè la correttezza del linguaggio utilizzato.
Quindi, se nel gruppo WhatsApp ti limiti a criticare l’operato del tuo amministratore senza offendere il suo onore, allora non stai commettendo alcun reato.


Al contrario, se in chat vai volontariamente a parlare male dell’amministratore offendendo la sua dignità morale e professionale, allora stai commettendo il reato di diffamazione e ti esponi al pericolo di una querela.


La diffamazione è il reato previsto dall’art. 595 c.p. La norma punisce chi, comunicando con più persone, offende la reputazione di un’altra persona non presente.


Il reato si configura quando c'è l’offesa alla reputazione della persona assente e tale offesa è comunicata a più persone.


Il primo elemento, dunque, è l’offesa alla reputazione della persona assente: nel nostro caso, l’amministratore che non è compreso nel gruppo WhatsApp.


Cosa si intende per offesa alla reputazione?
Prendendo come esempio alcune sentenze della Cassazione, c’è diffamazione quando, senza avere alcuna prova, si accusa l’amministratore di aver utilizzato il denaro condominiale per pagare i propri debiti personali (sent. n. 11913 del 2019) o quando si dice che l’amministratore ha redatto un bilancio consuntivo condominiale falso (sent. n. 2627 del 2017).


Peraltro, c’è diffamazione sia quando l’offesa è diretta a un soggetto determinato (cioè esattamente individuato), sia quando è diretta ad un soggetto facilmente identificabile.


L’offesa può avvenire con qualsiasi mezzo, compreso l’uso dei nuovi mezzi di comunicazione tecnologici.
Quindi, l’offesa all’amministratore può avvenire certamente anche mediante l’utilizzo di una chat WhatsApp del condominio.


Altro elemento necessario per la diffamazione è la comunicazione con almeno due persone: nella nostra vicenda, i membri della chat WhatsApp.
Essi possono essere informati contemporaneamente o in tempi diversi (ad esempio, a seconda dell’efficienza del collegamento ad internet).


Però devi sapere che la diffamazione è un reato procedibile a querela della persona offesa: cioè, il procedimento penale non avrà inizio se l’offeso (nel nostro caso, l’amministratore) non presenta una querela.


Quindi, è chiaro che, solo quando l’amministratore viene a conoscenza delle tue frasi offensive, rischi davvero di essere sottoposto a procedimento penale.
Fai attenzione: l’amministratore, con la querela, potrà depositare anche gli screenshot della chat con le offese.


E se l’amministratore viene avvisato da uno dei membri della chat WhatsApp, il quale non solo gli mostra i messaggi offensivi a lui rivolti, ma gli fa anche il nome del responsabile? Puoi rivalerti sulla persona che ha "fatto la spia"?
In realtà, questo tipo di comportamento non si traduce in un “fatto ingiusto” poiché non è una violazione del principio della segretezza della corrispondenza: infatti, la chat aperta a più persone non può essere equiparata a uno scambio di lettere.
Quindi, in tal caso, non potrai richiedere il risarcimento del danno.


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