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Quando due marchi sono confondibili?

Quando due marchi sono confondibili?
L'esame va condotto anche sulla base della loro affinità.
La confondibilità tra marchi può essere un aspetto difficile da determinare. Esiste un'identità e una confusione tra i prodotti o servizi sulla base della loro somiglianza? Questo è ciò che deve chiedersi il tribunale per accertare l'esistenza o meno di un illecito di contraffazione, nel caso di specie tra due marchi relativi al commercio di olio (quindi prodotto agro-alimentare).
Nell'ordinanza 23 marzo 2022, n. 20227, la Cassazione civile ha stabilito che non è sufficiente guardare due segni e decidere se sono identici, ma bisogna guardarli in relazione l'uno all'altro e anche ai rispettivi prodotti e servizi.
Si è ribadito un orientamento già consolidato secondo il quale "l'apprezzamento sulla confondibilità (tra prodotti o servizi) va effettuato dal giudice di merito accertando non solo l'identità o quantomeno la confondibilità dei due segni, ma anche l'identità e la confondibilità tra i prodotti (o servizi), in base almeno alla loro somiglianza; tali giudizi non possono essere considerati indipendenti l'uno dall'altro, ma sono entrambi strumenti per accertare la cosiddetta 'confondibilità tra imprese'".
Oltre al principio di confondibilità, nella pronuncia in esame è stato applicato un principio di diritto già affermato e consolidato negli orientamenti giurisprudenziali che definiscono l'ambito di applicazione del principio di "affinità funzionale".
Due prodotti si definiscono "affini", nel momento in cui "per loro natura, per la loro destinazione alla stessa clientela o al soddisfacimento dello stesso bisogno risultano in misura rilevante fungibili e, quindi, in concorrenza tra loro, cosicché la mancanza di una precisa distinzione tra i segni che li identificano sul mercato comporta il rischio di confusione e quindi di illecita aggressione dell'avviamento e della clientela altrui".
Il concetto di "affinità merceologica", invece, è un termine giuridico che si riferisce alla relazione tra due beni o servizi che vengono acquistati dai consumatori in base al loro scopo funzionale condiviso. L'affinità merceologica può essere determinata dal bisogno del consumatore-utente di una particolare funzione, e quindi dal fatto che due prodotti forniscano o meno la stessa funzione.
Quindi, in sostanza, si sta dicendo che se si cerca di decidere se due cose sono abbastanza simili da poter confondere le persone facendogli credere che sono collegate quando non lo sono, bisogna guardare sia alle loro somiglianze che alle loro differenze. E se le somiglianze sono più numerose delle differenze, è probabile che quella cosa confonda le persone inducendole a pensare che sia imparentata con un'altra cosa che non esiste.
L’ordinanza in commento ribadisce, altresì, che l'affinità tra i beni o i servizi richiede che i beni o i prodotti siano ricercati e acquistati dal consumatore-utente sulla base di "motivazioni identiche o strettamente correlate, tali che l'affinità funzionale tra di essi induca il consumatore a ritenere che provengano dalla stessa fonte di produzione, indipendentemente da qualsiasi uniformità dei canali di commercializzazione".
La Corte di Cassazione ha, poi, stabilito che il giudice deve verificare "non solo l'identità o almeno la confondibilità dei due segni, ma anche l'identità e la confondibilità tra i prodotti, in base almeno alla loro somiglianza; questi giudizi non possono essere considerati indipendenti l'uno dall'altro, ma sono entrambi strumenti per accertare la cosiddetta 'confondibilità interaziendale'".
Oltre a ciò, il giudice deve anche valutare l'"identità dei bisogni che spingono all'acquisto dei prodotti di cui si rivendica l'affinità merceologica", affermando che essa "non può tuttavia essere ancorata a criteri eccessivamente generici (come il bisogno di vestirsi, di nutrirsi, di dissetarsi, di leggere, ecc.)
In conclusione, la Suprema Corte di Cassazione ha ritenuto che la Corte d'Appello dell'Aquila si fosse pronunciata in conformità ai principi di diritto formulati negli anni dalla Corte di legittimità, e per questo motivo ha dichiarato inammissibile il ricorso.

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