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Pensioni e stipendi, in arrivo aumenti fino a 640 euro con il nuovo taglio dell'Irpef: ecco tutte le novità

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Pensioni e stipendi, in arrivo aumenti fino a 640 euro con il nuovo taglio dell'Irpef: ecco tutte le novità
In vista un taglio Irpef, con 640 euro in più in busta paga e pensione. Ecco chi ne beneficerà e come funzionerà, le prime anticipazioni
In tempi di carovita e indebolimento del potere d'acquisto, con riflessi sulle spese quotidiane per servizi e beni di prima necessità, una buona notizia è in arrivo. Infatti, a favore di pensionati e lavoratori subordinati, all'orizzonte si prefigura un taglio Irpef, a cui corrisponderà - per il 2026 - un aumento del reddito netto di varie centinaia di euro. Voluto dal Ministero dell'Economia, l'intervento sul sistema di funzionamento dell'imposta sui redditi delle persone fisiche sarebbe inserito nel testo della legge di Bilancio, attraverso la decurtazione del secondo scaglione Irpef dal 35% al 33%.

Vero è che, nonostante gli interventi degli ultimi anni - tra cui il taglio del cuneo fiscale e le precedenti riduzioni dell'imposta sul reddito delle persone fisiche - gli incrementi non sono riusciti a compensare la variabile inflazione. Dal 2021, indica Istat, i salari reali sono diminuiti complessivamente dell'8,8%.

Gli effetti della citata e nuova modifica allo scaglione Irpef si rifletterebbero, direttamente, su busta paga e assegno pensionistico e avrebbero come bersaglio proprio quell'imposta che costituisce oggi la maggior voce fiscale, per lavoro subordinato e trattamenti previdenziali. L'Irpef, infatti, colpisce in maniera progressiva redditi che - tipicamente - non hanno significativi margini di deduzione o agevolazione.

Al momento, secondo le stime più recenti, la riduzione in oggetto produrrebbe vantaggi economici fino a circa 440 euro annui. Ma il Governo sta valutando un ulteriore potenziamento della misura, che potrebbe portare a un allargamento della platea dei beneficiari e, quindi, all'incremento della soglia dei risparmi fiscali di circa duecento euro. Infatti, l'ipotesi in discussione in questi giorni è quella dell'estensione del taglio Irpef fino a 60mila euro di reddito, al fine di completare una ulteriore tappa nel percorso di riduzione graduale delle imposte.

Peraltro, il beneficio ulteriore, corrispondente a circa 640 euro in totale, potrebbe potenzialmente conservarsi anche per redditi molto alti, entro i 200mila euro lordi annui. Oltre questo livello, però, il vantaggio potrebbe calare o essere controbilanciato e azzerato da altri interventi fiscali, come ad esempio una rimodulazione delle detrazioni.

In verità, la novità in oggetto non è una sorta di fulmine a ciel sereno. In base alle analisi svolte dal Ministero dell'Economia, la condizioni macroeconomiche del Paese danno oggi segnali positivi: oltre all'uscita dalla procedura europea per deficit eccessivo, prevista per il prossimo anno, lo spread è sceso intorno ai 70 punti e lo Stato potrà finanziarsi a costi più bassi sui mercati e verserà meno interessi sul debito. Le risorse così risparmiate potranno essere utilizzate per arginare il fenomeno del fiscal drag - un meccanismo che, secondo i sindacati, finisce per erodere gli aumenti retributivi conseguiti con i rinnovi dei Ccnl - per introdurre nuove riduzioni fiscali e disporre investimenti mirati nella programmazione economica (infrastrutture, sanità, scuola, famiglia e welfare ecc.).

Concludendo, il taglio dell'Irpef previsto per il 2026 è certamente un passo importante, ma non risolutivo o definitivo, nel più ampio dibattito su una riforma strutturale del sistema fiscale, capace di tutelare il potere d'acquisto e rendere la tassazione più coerente con l'andamento reale dei redditi.

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