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Nuovo Decreto Superbonus 2024, in arrivo sanzioni e la restituzione delle somme ricevute: ecco in quali casi

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Nuovo Decreto Superbonus 2024, in arrivo sanzioni e la restituzione delle somme ricevute: ecco in quali casi
Decreto Superbonus in dirittura d'arrivo: in quale caso si rischia di dover restituire le somme?
La saga del Superbonus sembra finalmente giungere al termine, anche se per alcuni contribuenti potrebbero arrivare brutte notizie. Scopriamo insieme cosa è stato deciso.

Nei giorni scorsi, infatti, il D.L. n. 212/2023, ossia il Decreto Superbonus, ha ricevuto l'approvazione alla Camera; adesso non resta che attendere l'ok del Senato, dove il provvedimento dovrebbe arrivare dal 20 febbraio.

In sede di conversione non sono state apportate modifiche al testo approvato dal Consiglio dei Ministri, e anche l'ultimo passaggio in Senato dovrebbe costituire solo una formalità.

Una vittoria per il centrodestra, mentre non sono mancate critiche da parte dei deputati del centrosinistra. Sotto accusa, in particolare, il non aver recepito le richieste di proroga dell'agevolazione fiscale per i casi di reale fragilità, ossia tutti i casi di immobili danneggiati da incendi, alluvioni, catastrofi.

Ma l'aspetto più atteso del Decreto è quello della sanatoria per i lavori non ultimati.

Tuttavia il cosiddetto "scudo" dagli accertamenti fiscali non andrà a beneficiare tutti.

La misura mette al riparo i soggetti che hanno iniziato ma non ultimato i lavori entro il 31 dicembre 2023, non raggiungendo il miglioramento di due classi energetiche.

Tali soggetti non dovranno restituire le somme all'Agenzia delle Entrate, e non rischieranno di ricevere sanzioni. Però, questo non vale per tutti.

Infatti, lo "scudo" andrà a beneficiare unicamente i contribuenti che hanno effettuato i lavori optando per la cessione del credito d'imposta o per lo sconto in fattura.

Beffati, di conseguenza, coloro che hanno effettuato i lavori per poi portare in detrazione le spese. In questi casi, la non ultimazione dei lavori comporterà la restituzione delle somme ricevute.

La disposizione ha quindi la finalità di tutelare chi si è incolpevolmente ritrovato con i lavori bloccati, per le difficoltà delle imprese nell’ultimarli, evitando che tali soggetti subiscano, oltre al danno dei cantieri ancora in piedi, anche quello di dover rimborsare somme all’Agenzia delle Entrate.

Ma, naturalmente, il fatto che lo "scudo" vada a tutelare esclusivamente chi ha optato per sconto in fattura e cessione del credito di imposta ha suscitato dubbi e malumori. C'è chi ha parlato di "falla" nel testo del decreto, ma sembra invece trattarsi, a tutti gli effetti, di una decisione consapevole, dal momento che il fine del decreto è quello di salvaguardare l'equilibrio dei conti pubblici, come affermato anche dal Ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti.

Per quanto riguarda, invece, i lavori ancora da effettuare, la detrazione scenderà al 70%, a partire dal 1° gennaio 2024.

Nel decreto, però, è stato previsto anche un fondo per tutelare i cittadini meno abbienti.

In particolare, questo "fondo povertà" servirà a consentire ai cittadini che abbiano un reddito inferiore ai 15.000 euro la conclusione dei lavori, a condizione che sia stato raggiunto uno stato di avanzamento dei lavori non inferiore al 60% al 31 dicembre 2023.

Tale contributo sarà erogato dall'Agenzia delle entrate, ma i criteri e le modalità saranno determinati con successivo decreto del MEF, da adottarsi entro il 28 febbraio 2024. Il contributo in questione non concorrerà alla formazione della base imponibile delle imposte sui redditi.


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