Fino alla data della sua approvazione definitiva - che deve avvenire entro e non oltre il 31 dicembre di ogni anno, per evitare il temuto esercizio provvisorio - la bozza della legge di bilancio è quotidianamente oggetto di indiscrezioni e anticipazioni, spesso in grado di suscitare curiosità nell'opinione pubblica. Un esempio riguarda quanto previsto in tema di interventi di ricerca, soccorso e salvataggio di chi - inavvertitamente o con leggerezza - si avventura in montagna, o lungo percorsi immersi nella natura, senza l'attrezzatura e l'abbigliamento adeguati ad affrontare attività che comportano un rischio per la propria incolumità. Zone impervie, vette innevate, sentieri ripidi o costeggiati da burroni sono soltanto alcune delle insidie, che la natura può opporre a chi decide di fare un'escursione in modo imprudente, negligente e senza la dovuta preparazione.
Ecco perché la prossima manovra, secondo le ultime indiscrezioni provenienti da Palazzo Chigi, prevede una sanzione per chi chiederà un intervento di recupero della Guardia di Finanza dopo essersi "bloccato" - per propria colpa - nel bel mezzo delle asperità naturali.
La "stretta" è significativa e rappresenta una concreta risposta alle non poche notizie di cronaca, che informano dell'irresponsabilità di chi non valuta adeguatamente i pericoli connessi al trekking, alpinismo e arrampicata. Il legislatore, per questa via, intende sollecitare il senso di responsabilità dei cittadini e - quindi - scoraggiare gesti che mettono a rischio non solo la vita di chi li compie, ma anche quella dei soccorritori.
La bozza di legge di bilancio parla espressamente di multa per i casi in cui:
Ecco perché la prossima manovra, secondo le ultime indiscrezioni provenienti da Palazzo Chigi, prevede una sanzione per chi chiederà un intervento di recupero della Guardia di Finanza dopo essersi "bloccato" - per propria colpa - nel bel mezzo delle asperità naturali.
La "stretta" è significativa e rappresenta una concreta risposta alle non poche notizie di cronaca, che informano dell'irresponsabilità di chi non valuta adeguatamente i pericoli connessi al trekking, alpinismo e arrampicata. Il legislatore, per questa via, intende sollecitare il senso di responsabilità dei cittadini e - quindi - scoraggiare gesti che mettono a rischio non solo la vita di chi li compie, ma anche quella dei soccorritori.
La bozza di legge di bilancio parla espressamente di multa per i casi in cui:
- emerga un dolo o una colpa grave della persona o delle persone soccorse, con elicottero e altri mezzi di recupero. In breve, chi di propria volontà sceglie di mettersi in pericolo per il gusto di provare emozioni forti - ad esempio scalando una parete ghiacciata vietata e chiusa al pubblico - oppure chi si avventura in camminate nella natura con palese imprudenza, ad esempio indossando sì calzature idonee, ma ignorando le condizioni meteo in forte peggioramento, potrà essere chiamato a rimborsare i costi sostenuti dallo Stato;
- la richiesta di intervento si rivelerà immotivata, un ingiustificato allarme dato senza una concreta situazione di emergenza. Si pensi a chi, trovandosi temporaneamente disorientato in un'escursione - ma in una zona priva di reali pericoli e perfettamente raggiungibile - chiama i soccorsi senza attendere o tentare di ristabilire l'orientamento con una mappa o un’applicazione GPS.
L'ammontare delle spese sarà determinato a parte, con decreto del Ministero dell'Economia e delle Finanze, testo che stabilirà quindi il metodo di calcolo del contributo economico, tenendo conto del numero di persone utilizzate per le attività di emergenza e i costi per attrezzature, mezzi e carburante. Inoltre, nella bozza della manovra, si specifica che le spese a carico dei cittadini imprudenti saranno stabilite su base oraria forfettaria, e aggiornate periodicamente in base agli indici Istat individuati al 31 dicembre dell'anno anteriore.
Interessante notare altresì che la nuova norma non si applicherà - però - alle operazioni di salvataggio di cui agli artt. 489 e 490 del Codice della navigazione, relativi agli obblighi di assistenza e salvataggio a navi e aeromobili in stato di pericolo. Infatti, sono situazioni in cui continua ad applicarsi un principio di diritto internazionale, che impone di dare assistenza a chi si trova in mare o in volo in situazioni di emergenza, senza oneri economici a carico dei soccorsi da parte dello Stato.
Al momento la disposizione si applicherebbe esclusivamente ai servizi di soccorso effettuati dalla Guardia di Finanza, ma non è escluso che in futuro la misura possa essere estesa anche ad altri Corpi dello Stato - come il Soccorso alpino o i Vigili del Fuoco - in modo da uniformare la disciplina degli interventi di emergenza sul territorio nazionale e potenziare l'apparato sanzionatorio.
Concludendo, dal 2026 chi chiede aiuto in montagna o in zone impervie potrebbe essere costretto a dimostrare di non aver agito con negligenza o imprudenza. Altrimenti, dovrà rimborsare allo Stato le spese dei servizi di soccorso obbligatorio, comprese quelle per mezzi, carburante e personale. Il messaggio di questa novità è - quindi - chiaro: il diritto al soccorso resta garantito, ma la collettività non dovrà più farsi carico dei costi derivanti da leggerezze e comportamenti sconsiderati.
Interessante notare altresì che la nuova norma non si applicherà - però - alle operazioni di salvataggio di cui agli artt. 489 e 490 del Codice della navigazione, relativi agli obblighi di assistenza e salvataggio a navi e aeromobili in stato di pericolo. Infatti, sono situazioni in cui continua ad applicarsi un principio di diritto internazionale, che impone di dare assistenza a chi si trova in mare o in volo in situazioni di emergenza, senza oneri economici a carico dei soccorsi da parte dello Stato.
Al momento la disposizione si applicherebbe esclusivamente ai servizi di soccorso effettuati dalla Guardia di Finanza, ma non è escluso che in futuro la misura possa essere estesa anche ad altri Corpi dello Stato - come il Soccorso alpino o i Vigili del Fuoco - in modo da uniformare la disciplina degli interventi di emergenza sul territorio nazionale e potenziare l'apparato sanzionatorio.
Concludendo, dal 2026 chi chiede aiuto in montagna o in zone impervie potrebbe essere costretto a dimostrare di non aver agito con negligenza o imprudenza. Altrimenti, dovrà rimborsare allo Stato le spese dei servizi di soccorso obbligatorio, comprese quelle per mezzi, carburante e personale. Il messaggio di questa novità è - quindi - chiaro: il diritto al soccorso resta garantito, ma la collettività non dovrà più farsi carico dei costi derivanti da leggerezze e comportamenti sconsiderati.