Accedere a servizi e prestazioni di welfare non può e non deve ostacolare l'accesso ad altri benefici; eppure, fino ad oggi è successo esattamente questo. Il sistema ISEE, pensato per garantire equità nella distribuzione delle risorse pubbliche, crea invece un effetto perverso, che penalizza proprio chi più ha bisogno di sostegno.
La questione è particolarmente evidente per le
madri lavoratrici con almeno tre figli, che si trovano in una situazione assurda.
Da una parte possono accedere al Bonus Mamme, l'esonero della contribuzione previdenziale (9,19% della
retribuzione), fino a un massimo di 3.000 euro annui;
dall'altra rischiano di veder diminuire l'importo dell'Assegno Unico a causa dell'innalzamento del proprio reddito lordo e, conseguentemente, dell'ISEE. Un meccanismo che trasforma un aiuto in una penalizzazione, costringendo le famiglie a scegliere tra un beneficio e l'altro.
La riforma in arrivo promette di spezzare questa logica autolesionista. Il principio guida è chiaro: ogni misura di sostegno deve rafforzare le altre, non indebolirle. Questo cambio di paradigma rappresenta un passo fondamentale verso un welfare più coerente e davvero orientato al sostegno delle famiglie, soprattutto quelle numerose che affrontano maggiori difficoltà economiche.
Come funziona la nuova compatibilità
Il
Bonus Mamme, introdotto dalla
Legge di Bilancio 2024, è stato fin da subito oggetto di critiche per i suoi effetti collaterali indesiderati. La misura è riservata a chi ha un reddito da lavoro inferiore a 40.000 euro annui e prevede uno sconto sui contributi previdenziali che, paradossalmente, aumentando il reddito netto delle beneficiarie, finiva per far crescere anche il valore ISEE familiare.
Questo incremento dell'indicatore economico ha conseguenze dirette su tutte le altre prestazioni legate all'ISEE, in primis l'Assegno Unico Universale. Le famiglie si trovano nella situazione assurda di ricevere con una mano e perdere con l'altra, vedendo ridursi l'assegno mensile per ogni figlio proprio nel momento in cui dovrebbero essere premiate per la loro condizione di
famiglia numerosa.
La riforma prevede, ora, che il contributo riconosciuto non rileva ai fini del calcolo dell'ISEE. Questo significa che il Bonus Mamme diventa finalmente neutro rispetto agli altri benefici familiari, permettendo alle madri lavoratrici di godere appieno del sostegno senza temere ripercussioni negative su altre misure. Il principio è semplice ma rivoluzionario: un aiuto dello Stato non può diventare il motivo per perdere un altro aiuto dello Stato.
La nuova impostazione estende il beneficio anche alle lavoratrici con tre o più figli con contratto a tempo determinato, autonome e professioniste, ampliando significativamente la platea delle beneficiarie e garantendo una maggiore equità tra diverse tipologie di lavoro femminile.
L'Assegno Unico rafforzato
L'Assegno Unico e Universale per i figli a carico rappresenta il pilastro del sostegno alle famiglie italiane. È universale, perché garantito in misura minima a tutte le famiglie con figli a carico, anche in assenza di ISEE o con ISEE superiore alla soglia di 45.939,56 euro. Tuttavia, per ottenere gli importi più consistenti, le famiglie devono dimostrare una situazione economica che giustifichi il maggior sostegno pubblico.
Il problema dell’attuale sistema è che ogni miglioramento delle condizioni economiche, anche derivante da altri benefici statali, finisce per ridurre l'importo dell'assegno. Un meccanismo che crea una vera e propria trappola della povertà: conviene rimanere in condizioni economiche precarie piuttosto che migliorare la propria situazione attraverso gli aiuti pubblici.
Con le nuove regole, questo circolo vizioso viene spezzato. Le famiglie potranno beneficiare contemporaneamente del Bonus Mamme e dell'Assegno Unico senza che il primo vada a penalizzare il secondo. Per una famiglia-tipo con tre figli e reddito intorno ai 30.000 euro, questo potrebbe significare un incremento netto del sostegno pubblico di diverse centinaia di euro l'anno.
La riforma si inserisce in un quadro più ampio di potenziamento delle misure per la natalità. Dal 2025 è attivo anche il
Bonus nuovi nati, riconosciuto a favore del genitore di un
minore nato, in affido preadottivo o adottato dal 1° gennaio 2025, con un valore ISEE per prestazioni ai minorenni non superiore ai 40mila euro. Anche in questo caso, nel calcolo del valore ISEE non si tiene conto degli importi erogati per l'Assegno Unico, garantendo la piena compatibilità tra le diverse misure.
Roccella: "Una spinta decisiva per figli e famiglia"
La Ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Roccella ha definito questa riforma una "spinta su figli e famiglia" che va nella direzione di un welfare più intelligente e coerente. L'obiettivo dichiarato è quello di superare la logica dei compartimenti stagni che ha caratterizzato, fino ad oggi, il sistema dei benefici sociali.
La filosofia che ispira la riforma è chiara: invece di costringere le famiglie a navigare in un labirinto di regole contraddittorie, lo Stato deve offrire un sistema di sostegno coordinato e sinergico. Ogni misura deve rafforzare le altre, creando un effetto moltiplicatore che massimizzi l'impatto degli investimenti pubblici sul benessere delle famiglie.
Questa impostazione rappresenta un cambio di passo significativo rispetto al passato. Non si tratta più di distribuire aiuti a pioggia senza una strategia complessiva, ma di costruire un ecosistema di welfare in cui ogni elemento contribuisce a sostenere la natalità e il benessere familiare. Le famiglie numerose, che rappresentano una risorsa demografica ed economica fondamentale per il futuro del Paese, potranno finalmente contare su un sostegno pubblico coerente e potenziato.
La riforma delle regole ISEE per garantire la compatibilità tra Bonus Mamme e Assegno Unico rappresenta, quindi, molto più di un semplice aggiustamento tecnico. È il segnale di una nuova stagione delle politiche familiari che mette al centro le esigenze concrete delle famiglie, superando le logiche burocratiche che troppo spesso hanno trasformato gli aiuti pubblici in ostacoli anziché in opportunità di crescita e sviluppo.