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Commette evasione chi č agli arresti domiciliari e non risponde al citofono

Commette evasione chi č agli arresti domiciliari e non risponde al citofono
L’allontanamento dell’arrestato può essere desunto anche dalla sua mancata risposta al suono del citofono nel corso di un controllo notturno da parte dei carabinieri.
Se chi si trova agli arresti domiciliari non risponde al citofono, cosa succede?

Questa condotta può integrare il reato di “evasione”, di cui all’art. 385 cod. pen.?

La Corte d’appello di Cagliari, con la sentenza n. 72 del 01 febbraio 2017, si è occupata proprio di un caso di questo tipo.

Nello caso esaminato dalla Corte, in particolare, un imputato era stato condannato a otto mesi di reclusione per il reato di evasione, di cui era stato ritenuto colpevole per essersi allontanato dalla propria abitazione, senza legittimo motivo, nonostante si trovasse agli arresti domiciliari.

Dalle indagini effettuate, infatti, era emerso che i carabinieri si erano recati presso l’abitazione dell’imputato – sottoposto alla misura degli arresti domiciliari - per controllare se questi era presente ma, dopo aver suonato il citofono più volte nel giro di dieci minuti, gli stessi non avevano ricevuto alcuna risposta.

L’imputato, inoltre, non aveva fatto pervenire ai carabinieri, né prima né dopo il controllo, alcuna giustificazione della mancata risposta.

Ritenendo la decisione ingiusta, l’imputato aveva impugnato la sentenza dinanzi alla Corte d’appello, evidenziando che, la circostanza secondo cui i carabinieri avrebbero più volte suonato il citofono nell’arco di dieci minuti, non era un fatto di per sé sufficiente a dimostrare l’allontanamento dell’imputato dalla propria abitazione. L’imputato, infatti, avrebbe potuto essere semplicemente addormentato e non aver sentito suonare il campanello.

La Corte d’appello, tuttavia, non riteneva di poter dar ragione all’appellante, rigettando la relativa impugnazione, in quanto infondata.

Osservava la Cassazione, infatti, ai fini della configurabilità del reato di evasione da parte di un soggetto sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, è sufficiente un “qualsiasi allontanamento dal luogo degli arresti domiciliari senza autorizzazione”, essendo del tutto irrilevante la durata, la distanza o i motivi dello spostamento.

Inoltre, il giudice di secondo grado evidenziava anche che la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1071 dell’8 gennaio 2016, ha precisato che l’allontanamento dell’arrestato può essere desunto anche “dalla sua mancata risposta al suono del citofono”, che sia stato insistentemente attivato dalla Polizia Giudiziaria nel corso di un controllo notturno.

Nel caso di specie, dunque, secondo la Corte d’appello, poteva dirsi pienamente dimostrata l’assenza da casa dell’imputato, dal momento che il campanello funzionava perfettamente, tanto che il suo suono si sentiva anche dalla strada.

Di conseguenza, secondo la Corte, appariva “assolutamente inverosimile ed indimostrata” la ricostruzione dei fatti effettuata dall’imputato, secondo cui egli non aveva sentito il citofono in quanto addormentato.

Alla luce di tali considerazioni, la Corte d’appello rigettava l’appello proposto dall’imputato, confermando integralmente la sentenza di primo grado e condannando l’appellante anche al pagamento delle spese processuali.


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